giovedì 11 settembre 2008

Migliorati sul pestaggio di Cristian e Federico

Pubblichiamo questo bell'intervento di Riccardo Migliorati, iscritto per tanti anni ai Radicali di Perugia
Se per sicurezza s’intende blindare la vita della maggioranza dei conformi (l’appellativo più comune di "normali" seppelliamolo una buona volta sotto il caos tutt’altro che calmo del genio creatore, qualunque esso sia), chiudendo la porta a qualsiasi ipotesi d’integrazione delle minoranze a mezzo del riconoscimento di diritti di cittadinanza che si vorrebbero naturali in qualsiasi paese che solo si proclamasse meno liberale e lo fosse di più nei fatti, può starci che qualche miserevole ragazzotto di bella vita (così forse lo avrebbe apostrofato oggi Pasolini), purtroppo sempre più in folta compagnia, si senta autorizzato a dare una lettura brutale dello spirito del tempo. (...) I fatti ai più li hanno raccontati i quotidiani, a noi il dono dell’amicizia ha permesso di conoscere da una viva voce l’esperienza di un pestaggio fascista nell’anno domini 2008; Cristian e Federico,entrambi bolognesi, erano usciti da poco da uno dei più frequentati locali di quella che la sindacatura veltroniana volle come la gay street romana, la splendida zona che da via di san Giovanni in Laterano curva la prospettiva verso il Colosseo. Fede vive a lavora a Terni, Cristian è un’assistante ai disabili nella sua città natale, forse anche perché chi vive in minoranza ha una corda più sensibile degli altri verso la minorità; la gita a Roma era un’occasione per un weekend insieme, che fossero gay forse era scritto solo negli occhi che s’incrociavano agli sguardi, l’ottimo "Coming Out" dal quale uscivano è ormai un punto di ritrovo in cui la comunità omosex si spalanca alla Roma città aperta, di chi, come noi, vive la propria affettività liberamente senza paura di contaminarsi e d’infrangere le clausole del conformismo benpensante. Pochi passi all’ombra ed ecco comparire una squadraccia di dieci nazistelli ben camuffati in griffe alla moda e tagli di capelli ben più creativi delle più conformi alla matrice teste rasate; dieci contro due al grido di :"Froci di merda, è cambiato il tempo per voi". Poi bottigliate, pugni e calci, con quel classico repertorio vigliacco ed infame che in cinque mesi si è ripetuto già tre volte. Per fortuna si sono fermati al pestaggio, forse ancora non è tempo di soluzioni finali, il morto può aspettare. Puntuali le rituali parole di condanna; il neosindaco Alemanno (quello che le leggi del ’38 erano il male ma il fascismo che le generò non del tutto) ha condannato senza riserve, altri compagni di squadra sono seguiti a ruota. L’ideologia della destra compassionevole planetaria, dal governatore Palin (eretto a mito esemplare dal Foglio ferrariano, collezionista di figurine reazionarie) ai nostrani populisti immuni alle acque di Fiuggi prevede per le minoranze un’unica soluzione; pregare per guarire, per diventare "normali" o se proprio si vuole, rimanere nello stereotipo gay parruccone ed ancheggiante che tante fortune porta alle casse delle radio e delle tv private nazionali. Ma di diritti non si parli; nella nuova Italia come nella Russia sanguinaria dell’amico Putin e nell’Iran di quell’ Ahmadinejad che i gay l’impicca direttamente, è un problema fare anche un Pride. Per il prossimo Genova non lo vuole, la giunta è compatta, la chiesa un po’ meno; il cardinale Bagnasco ha aperto una porta ma da Roma pare sia stata subito richiusa col chiavistello. Di Pacs o Dico nemmeno si parli; l’ottimo ministro Brunetta, socialista liberale per eterogenesi dei fini finito alla corte di Berlusconi e Fini, ha annunciato che qualcosa si può fare, ma prima ancora che spiegasse cosa è stato tacitato da una bordata di fuoco amico che ha messo subito ordine al tutto. Che dietro il pareo della sicurezza si muovano intenti se non fascisti (come dice Famiglia Cristiana), di certo oscurantisti, ci vuole coraggio per non vederlo. Torna alla mente un apologo di Brecht che pare perfetto per dare voce all’aria che tira:

"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare." Venga dall’Umbria allora un segnale orgogliosamente diverso: sindaco Raffaelli, si faccia sentire lei, come e quando preferisca, ma che sia Terni almeno a non far sentire il cittadino Federico ed il suo compagno Cristian soli tra gli ipocriti. C’è ancora un’Italia di "apoti", come li chiamava il maestro Prezzolini, italiani che non se la bevono e non si conformano, pronti a far loro ancora compagnia.

4 commenti:

  1. Carlo Ruggeri12/09/08, 12:55

    Caro Riccardo,
    questo paese ha sposato l'ipocrisia. Tutto è vietato, tutto si può fare, di nascosto.
    Ci sarà sempre un bar pronto all'in fondo, se la son cercata, sempre un bulletto impaurito a menar botte sulla minoranza, non importa quale.
    Il grave, come dici tu, è quando un governo avvalla silenziosamente l'intolleranza. Nelle chiese della Palin i gay li vogliono curare, ma è sempre stato così, si guarda altrove per non vedere il dolore di casa, nella fattispescie il suo.
    In fondo va bene a tutti, agli ignavi e ai violenti, agli accidiosi come ai vigliacchi, finchè un giorno non ti vengono a prendere.

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  2. Andrea Maori14/09/08, 18:48

    Carlo,
    ma la Palin non era quella che tu prendevi come esempio di come dal nulla (un paesino dell'Alaska), negli USA si può diventare candidati alla vicepresidenza dell'Unione?

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  3. Carlo Ruggeri16/09/08, 12:01

    Carto, ma ad esempio di un sistema politico, non di un candidato esemplare... ;)

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  4. Andrea Maori16/09/08, 16:53

    Capisco quello che vuoi dire, Carlo, ma contano anche le scelte culturali di fondo. Dio - Patria - Famiglia è una trinità che porta voti a destra o a sinistra (con le differenti sfumature passando dall'uno all'altro schieramento). Una cultura libertaria - a parte SINGOLE battaglie o iniziative che possono essere vincenti - di per sè non porta voti di massa. Ci si muove sempre nell'ambito di una nicchia, ahimè, sia che sei negli USA che in Europa.
    Pensa a Nader, inchiodato al palo dal 2% al 3% da dieci elezioni a questa parte.

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