sabato 13 settembre 2008

L'avvocato Fonzo sul progetto di riforma delle giurie popolari

Carissimi,
sul progetto dell´attuale governo Berlusconi per il "modello liberale di giustizia" che mira ad inserire "la giuria  popolare" secondo un modello contenuto nel progetto di legge presentato in parlamento nel 2001 dall´On. Gaetano Pecorella, svolgo qui alcune
brevissime osservazioni che traggo dalla consultazione dei documenti.  (...)
E´ da premettere che la raccolta di atti su cui ho svolto la mia ricognizione non è, purtroppo, completa. In particolare, non ho potuto avere il testo della proposta presentata, con altre, l´8/05/2008, rubricata con il numero C. 873, mentre ho potuto consultare le seguenti
proposte dell´On. Pecorella: I. C. 3649 del 5/02/2003 per l´istituzione
della giuria popolare presso il giudice unico di primo grado; II. C. 1598 del 4/08/2008 - circa modifiche alla Costituzione per la piena attuazione del giusto processo; III. C. 1004 del 15/05/2008 per la riforma dell´ordinamento della professione di avvocato.
Gli aspetti buoni.
E´ condivisibile che le proposte ruotino intorno alla valorizzazione e se possibile al rafforzamento di quanto è previsto nel terzo comma dell´articolo 102 della Costituzione.
La formula che propone l´On. Pecorella per il 3° comma dell´articolo 102 Cost. è la
seguente: "La legge regola i casi e le forme della diretta
amministrazione della giustizia da parte del popolo".
Così sensibilmente rafforzando l´attuale tenore del medesimo 3° comma 102
Cost.: "La legge regola i casi e le forme della partecipazione diretta del popolo all´amministrazione della giustizia" E´ condivisibile anche il collegamento che è fatto nel commento alla proposta di modifica della Costituzione.
Gli aspetti negativi.
Non è condivisibile che le proposte mantengano il connubio tra giudici popolari e magistrato (laico!?) provvisto di specifica qualifica giuridico professionale incaricato di partecipare (senza
diritto di voto!?) alla decisione della giuria popolare. Tutto ciò apparendomi, all´evidenza cagionato dall´equivoco di voler salvare a tutti i costi l´idolo della "motivazione della sentenza" facendola perciò redigere dal predetto magistrato laico presente in camera di consiglio.
Sono contrarissimo ad una simile impostazione che perpetuerebbe tutte le
manovre e gli artifici che l´attuale sistema consente ai giudici c.d. togati aggiungendovi la beffa che il probabile "manovratore" della giuria sarebbe, con tale riforma, esentato persino dall´incomodo di doversi esprimere ufficialmente con il suo voto circa la posizione
assunta!

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