domenica 6 luglio 2008

Testimonianza sulla situazione degli omosessuali in Russia

pride
Si è svolto a Mosca, lo scorso 1 giugno, il terzo Gay Pride russo. Sin dalla sua prima edizione, nel 2006, a detta degli stessi organizzatori il Pride è stato e continua ad essere più una Stonewall locale che una festa. La sua organizzazione è segreta, e i leader del movimento GLBT, primo tra tutti Nikolai Alexeyev, sono pedinati dai servizi segreti e giocano un perenne gatto-e-topo con la polizia. Nell’ultima edizione, è stato organizzato un picchetto di 10 minuti e 35 persone davanti alla statua dedicata a Tchaikovsky, con striscioni e slogan “anche Tchaikovsky era gay”, “No agli omofobi”, “Eguali diritti per le persone GLBT” . Durante questa fase nessuno è stato arrestato, anche grazie alla posizione difficile da raggiungere in macchina, nonostante la polizia avesse già informato la OMON (polizia anti sommossa). La seconda azione, pianificata con minuzia, è quella che ha portato all’arresto di 4 attivisti e al loro trattenimento presso la stazione della polizia per una notte, dopodiché sono stati rilasciati e multati. Dalle finestre del secondo piano del palazzo di fronte al Municipio di Mosca, è stato esposto uno striscione di sei metri con la scritta: “Diritti per i gay e le lesbiche- l’omofobia del sindaco Luzhkov deve essere perseguita”. Quest’ultimo aveva proibito la manifestazione per motivi di ordine pubblico, non potendola proibire direttamente, poiché l’omosessualità non è più reato dal 1993, anno in cui fu decriminalizzata dall’allora presidente Boris Yeltsin. Fin dal 1919, Lenin aveva anch’egli decriminalizzato le relazioni omosessuali tra uomini (tra le donne, come nell’Inghilterra vittoriana, non erano nemmeno contemplate), ma la legge fu inasprita nel 1934 da Stalin, mandando milioni di omosessuali nei gulag.
Secondo Alekseev, oggi “le autorità di Mosca contrastano e impediscono qualsiasi evento e manifestazione pubblica di gay e lesbiche, in aperto contrasto con la legislazione russa e con la Convenzione europea sui diritti Umani”. Anche gli eventi legati al Moscow Pride del 2006 e del 2007, in cui i manifestanti, tra cui anche deputati del parlamento europeo e la nostra Vladimir Luxuria furono assaliti e brutalmente picchiati dalla polizia, sono già stati esposti alla Corte Europea. Ma qualcosa si muove, lenta ma inesorabile. Di fatto, la polizia, seppure nel gioco delle parti, non sempre ha atteggiamenti aggressivi, e nei ripetuti attacchi di skinheads e gruppi religiosi ultraortodossi, con tanto di beghine armate di immagini della madonna sciorinate davanti alla porta dei locali gay, gli stessi trattenuti gay hanno riportato di poliziotti che li hanno difesi da insulti e percosse dei manifestanti. In attesa degli eventi del pride 2008, una folla di persone desiderose di vedere da vicino gli eventi, aveva fatto la fila al mc donald antistante la piazza del municipio. Anche i mezzi di comunicazione hanno cominciato a considerare le questioni legate ai diritti degli omosessuali come notizie finalmente neutre, se non positive. In tutto questo grande fermento, occorre ricordare che Mosca non è la Russia, e che la vita per le persone GLBT in una piccola città di provincia può essere ancora più dura. L’omofobia è grandemente diffusa, la paura di parlare d’amore è capillare, gli assalti violenti dei vari gruppi di skinheads sono quotidiani e passano sotto il silenzio-assenso delle autorità anche nelle grandi città. Ma sappiamo anche che tutti questi sono passi necessari, e che il cambiamento politico spesso segue con ritardo quello sociale. Sicuramente il sostegno internazionale, da parte di organizzazioni europee come ILGA Europe, e la valenza simbolica delle dimostrazioni, stanno aprendo una breccia nel cuore della grande Russia che, con la sua vasta ricchezza, ha prodotto una delle sensibilità umane e culturali più sfaccettate e varie di tutti i tempi. Passando infatti al microcosmo delle singole persone, gay e lesbiche in Russia frequentano i locali, festeggiano, vivono, si innamorano, stanno in coppia, si separano, o si sposano in tentativi di matrimoni etero, poi hanno bambini e divorziano, vanno in chiesa, fanno i digiuni quaresimali e poi si ubriacano, sono fedeli o cambiano partner ogni notte, e come tutti i gay e le lesbiche del mondo, affrontando tutti i problemi, i dolori e le piccole vittorie che fanno la storia personale di tutti noi. Anche grazie a personaggi spettacolo come la brava cantante Zemfira, (che pur non essendosi mai pubblicamente dichiarata, convive con la sua compagna, una nota attrice) gli uomini e le donne di Russia ora parlano dei gay e delle lesbiche, li vedono in tv, ne leggono sui giornali, in un processo di naturalizzazione che richiede tempo, ma che una volta innescato, non è possibile fermare. I fattori sono arcinoti anche a noi italiani: la chiesa, lo stigma sociale, l’applicazione delle leggi contraria alle leggi stesse non aiutano a migliorare la vita, eppure la vita va avanti. Il Pride di Mosca, nelle sue difficoltà, ci riporta a una dimensione di lotta politica e sociale per i diritti fondamentali della persona che in Italia, tra i coriandoli e la musica dei carri, tendiamo forse a dimenticare.

Nessun commento:

Posta un commento