martedì 17 luglio 2007

Lettera aperta, di Tommaso Ciacca

Perugia 17/07/2007

Al Presidente della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri
Dott. Amedeo Bianco


Ai Presidenti degli Ordini Provincial dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri

Illustrissimi Presidenti,

vi chiedo in qualità di medico italiano e dell’Unione Europea, iscritto all’Ordine dei Medici della Provincia di Perugia, di intervenire urgentemente in relazione al caso del paziente Giovanni Nuvoli di Alghero, affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica in stadio molto avanzato.

Martedì 10 Luglio 2007 non ho potuto dar seguito a quanto il paziente aveva richiesto reiteratamente da mesi, cioè l’interruzione della terapia di supporto respiratorio con contestuale sedazione, in quanto impedito in questo dalla forza pubblica e dopo aver ricevuto notifica dall'autorità giudiziaria, alle quali avevo ritenuto opportuno comunicare preventivamente, per motivi di prudenza e trasparenza (72 ore prima) il mio atto e le sue motivazioni con allegata documentazione sanitaria.

Analizzando la situazione clinica ed umana di Giovanni Nuvoli, a mio avviso, nessun medico che ispiri il proprio comportamento oltre che alla conoscenza tecnico scientifica, anche al rispetto dei diritti della persona, fondamento dell’esercizio della medicina,  può rimanere indifferente a tre chiari e inequivocabili elementi  in essa presenti:

1) il rifiuto di una terapia da parte del paziente, il suo diritto cioè a non essere obbligato ad un qualsiasi tipo di trattamento sanitario

2) la assoluta consapevolezza con la quale il paziente esprime questa volontà. La sua lucidità e determinazione nella richiesta di interrompere la terapia respiratoria meccanica, manifestata in maniera ripetuta e costante nel tempo

3) le “indicibili sofferenze” che tale terapia gli procura ogni giorno

Questi elementi  comportano una progressiva urgenza ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa,
e mi spingono come medico ad appellarmi a voi perché possiate contribuire ad interrompere immediatamente quella che nei fatti è una “tortura psicofisica”, una violenza costante contro un uomo gravemente ammalato. In questo caso, oltre all’articolo 32, comma 2 della Costituzione, all’articolo 5 della Convenzione di Oviedo,  è  possibile chiamare in causa tra gli altri, l’articolo 52 del Codice Deontologico del 2006, che riguarda “la tortura e i trattamenti disumani”.

Mi appello a voi Presidenti, quindi, perchè mettiate in atto ogni strumento in vostro possesso per dare nei tempi più brevi (mi riferisco a minuti, ore e giorni)  un aiuto concreto per avere una quanto più rapida soluzione per Giovanni Nuvoli, aiutando così anche i medici che lo stanno seguendo. 

Vi chiedo quindi, Presidenti, di adoperarvi per convocare assemblee straordinarie urgenti della Federazione Nazionale e degli Ordini Provinciali, che dicano chiaramente un NO alla violenza che un paziente può essere costretto a subire oggi nel nostro Paese, sopratutto se sceglie di non rendere clandestina la sua condizione per affermare per sé e per gli altri il diritto all'autodeterminazione ed al rifiuto di terapie causa di terribili sofferenze.

Giovanni Nuvoli ci chiede con il suo agire, tramite l'unico movimento che ancora possiede, quello degli occhi, di dare corpo al senso più profondo della nostra professione, ed offre ai medici di questo Paese la possibilità di una crescita straordinaria in termini umani, etici, professionali.

Illustrissimi Presidenti, vi ringrazio fin da ora nella speranza che siano prese in considerazione queste richieste.

Breve riepilogo vicenda
 
Ho conosciuto Giovanni Nuvoli nello scorso Febbraio quando era ricoverato in Rianimazione presso l’Ospedale di Sassari; ho mantenuto da allora un quotidiano contatto con lui tramite la moglie Maddalena.

Dopo il suo ritorno a casa ad Alghero (avvenuto nei primi giorni di Aprile), dove è impeccabilmente e amorevolmente assistito, sentendomi in modo costante con il suo medico di famiglia, ho lavorato per la costituzione di un collegio medico interdisciplinare che potesse dare una risposta globale al caso in questione. In particolare ritenevo importante vi partecipassero un neurologo come specialista della malattia da cui Giovanni è affetto, uno psichiatra per avere tutti gli elementi utili circa lo stato psichico del paziente e le sue relazioni con i familiari e l’ambiente circostante, un palliativista in quanto in questa fase così avanzata, la sua condizione patologica rientra tra quelle per le quali è previsto un intervento di palliazione.

Dopo aver preso visione delle cartelle cliniche ed effettuate oltre alla mia, le consulenze dello psichiatra e del neurologo (che le allego), con questi colleghi e con il palliativista abbiamo, il 6 Giugno scorso, tenuto una riunione collegiale (il cui esito è anch’esso allegato) in cui è emersa la opportunità di proporre al paziente la sedazione farmacologica totale come opzione accettata e praticata nell’ambito delle cure palliative (senza distacco del ventilatore) che però Giovanni Nuvoli ha ripetutamente rifiutato nel corso delle successive visite da me effettuate presso il suo domicilio.

In seguito ad ulteriori lettere del 22 e del 27 Giugno (le allego quella in presenza dei vigili urbani di Alghero) a me rivolte da Giovanni Nuvoli (sottoscritte da pubblici ufficiali e da testimoni,tra i quali il medico di famiglia Dott. Carlo Sini) e dopo l’inizio dello sciopero della fame, annunciato pubblicamente da Giovanni il 4 Luglio 2007, ho ritenuto opportuno procedere con la comunicazione preventiva di cui sopra, depositata presso la stazione dei carabinieri di Alghero in data 7 Luglio 2007.

Nei giorni successivi sono stato vicino a Giovanni e ai suoi familiari, effettuando ulteriori visite, acquisendo il consenso informato (filmando anche la procedura in presenza di testimoni), intrattenendo con lui colloqui ripetuti così come con i familiari stessi.

In data 10 Luglio, stavo preparando il protocollo per la procedura di distacco del ventilatore meccanico e per la sedazione contestuale da praticare per evitare la ulteriore sofferenza che si sarebbe instaurata, oltre ad un ulteriore consenso informato ancora più esteso da acquisire, quando, intorno alle ore 12.00, venivo contattato dai carabinieri di Alghero che mi hanno convocato per consegnarmi una notifica della Procura di Sassari (che allego).

Fino a quel momento, come commento personale,  aggiungo che ho vissuto in maniera serena e consapevole le giornate accanto a Giovanni e la sua famiglia in Sardegna, così come lo stesso paziente appariva estremamente tranquillo nella speranza che quanto da lui, con determinazione richiesto, fosse davvero reso possibile.

Intorno alle ore 18.00 del 10 Luglio, recandomi presso la casa di Giovanni per comunicargli quanto si era verificato, ho trovato lungo il viale dell’abitazione il capitano dei carabinieri di Alghero, Francesco Novi, che mi ha chiesto cosa intendessi fare e che comunque lui non si sarebbe mai allontanato da me. Io pur riconoscendo la sua cortesia, gli ho fatto sapere che non avrebbe potuto impedire il mio dovere deontologico di comunicare con il paziente.

Il capitano quindi ha accettato, previo consenso di Giovanni, di entrare nella sua camera in mia presenza ed ha assistito alla mia comunicazione e alla risposta del paziente tramite lavagna trasparente: “Lascerò cibo e acqua”. Il capitano, scosso al termine dell’incontro si è reso conto della estrema lucidità di Giovanni Nuvoli ed ha assistito al mio congedo dal paziente e dalla sua famiglia, in quanto la mia presenza lì veniva sconsigliata e comunque non avrei avuto la possibilità di fare alcunché.

Degli aspetti che le ho ora accennato, e di altri riguardanti il percorso medico seguito da Febbraio 2007 ad oggi, ho parlato in una conferenza stampa tenutasi a Montecitorio Venerdì 13 Luglio, in cui erano presenti e sono intervenuti il segretario dell’Associazione Coscioni Marco Cappato e l’Onorevole Marco Pannella e di cui alcuni giornali hanno reso conto.


Tommaso Ciacca
Medico Chirurgo, Specialista in Anestesia e Rianimazione

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