lunedì 19 febbraio 2007

Ciao Luca

di Francesco Pullia


Non sembra neanche che sia trascorso un anno dalla sua scomparsa, tanto è presente, vicino a noi, alle nostre lotte, a ciò che nel suo nome vive e ravviva in questa Italia così profondamente degradata e degradante.
Il 20 febbraio 2006 il corpo di Luca Coscioni si spegneva per diventare cenere ed essere trasportato, dolcemente cullato, dal mare verso altre sponde, verso altri lidi.
Sembrava che ancora dormisse, Luca, quella mattina, ed il suo volto era sereno, in pace con sé e il mondo, anche con chi, per opportunismo, gli aveva negato quell’ospitalità che i radicali avevano ostinatamente perorato e rivendicato e con quell’ambito ecclesiastico che, con inauditi cinismo e accanimento, gli si era rivolto contro in modo infame, intervenendo indebitamente e pesantemente, in aperta violazione delle norme concordatarie, nella scena politica per impedire un libero pronunciamento in occasione del referendum sulla legge 40.
Oggi, a un anno di distanza da quel tragico evento, serbiamo ancora nelle nostre orecchie e nei nostri cuori quella voce apparentemente atona, meccanica, consegnata a qualcosa di totalmente differente da una bocca, dalle labbra, ma parlante e comunicante, eccome.
Ed è una voce rinnovantesi in altro e in altri. E’ stata la voce di Piergiorgio Welby, così come è quella di Giovanni Nuvoli e lo è e lo sarà per centinaia, migliaia di donne e uomini che non vogliono rassegnarsi al sadismo di un accanimento terapeutico ipocritamente decretato da assolutismi etici e religiosi, come quelli appunto sanciti dalle gerarchie vaticane, immorali e sprezzanti soprattutto di un minimo di senso dell’umano.
Lui, Luca, è qui, materialmente assente per assicurare con maggiore forza una presenza piena e feconda a noi, a tutti, a chi si sente avvinto da smisurato amore.
In questo anno, in questo lasso di tempo che ci separa da quel 20 febbraio, molto è cambiato in termini di sensibilità e consapevolezza anche se, purtroppo, l’invadenza della Chiesa si è fatta sempre più arrogante e baldanzosa in uno Stato in cui i politici amano trasformarsi in maschere carnevalesche, in pupazzi i cui fili sono tirati dalle inanellate mani di un monarca chiamato papa.
C’è stato il congedo di Piergiorgio, toccante con quel partecipato saluto così religiosamente laico che gli abbiamo reso lo scorso 24 dicembre e che ardentemente ci aveva a suo modo chiesto.
C’è stato un aumento di luce e informazione su drammi che altrimenti sarebbero rimasti sommersi, relegati ad una penosa e vergognosa marginalità. 
In questo paese sempre più sprofondato in baratri oscurantisti, Luca era e resta la cruna dell’ago attraverso cui transitano, e si misurano, dignità e innovazione, coscienza e compartecipazione a vicende tanto singolari e individuali da risultare emblematicamente collettive.
Con la sua parola, fattasi pietra e onda, ci ha detto che non era lui ad essere malato ma chi, per qualche scodella e poche once, ha barattato e baratta in templi tramutatisi in mercato una coscienza divenuta simulacro.
Il suo impegno continua in e con Maria Antonietta ed il è nostro.


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