Il buon Bordin ha citato l'articolo nella sua rassegna stampa quotidiana.
Lo riportiamo integralmente (siamo sicuri che non troverà ospitalità nei quotidiani), non tanto per la notizia, ma casomai ve ne fosse ancora bisogno, per l'ennesima conferma della considerazione che le gerarchie vaticane hanno dell'universo maschile e femminile.
Mentre il Parlamento Europeo si è impegnato in importanti dichiarazioni contro l'omofobia, mi preme puntualizzare che l'intolleranza è un fenomeno omnicomprensivo che riguarda tutti i rapporti sociali e che tocca l'idea stessa di rapporto e convinvenza, sia civile che affettiva.
Ratzinger e la figlia del parroco
Cos’è la libertà d’informazione? Se ne scrive e se ne parla, si dibatte, si polemizza, escono articoli, saggi: è il grande tema della società mediatica, un nodo fondamentale della democrazia e della partecipazione. Noi per spiegare di che si tratta facciamo due esempi. Il primo riguarda La Stampa e il secondo il Giornale. Vediamo: il giornale torinese racconta una storia bella e triste. Il titolo dell’articolo: “La figlia del parroco e il cardinale Ratzinger”. Sembra la pubblicità di un film. Invece è una storia vera, raccontata alla “ Sueddeutsche Zeitung” da una giovane donna, Veronika Egger, figlia di un prete. Faceva la prima elementare. La maestra durante l’ora di religione spiegava che nell’ostia c’è il Corpo di Cristo. Veronika alza la mano e dice che lei queste cose le sapeva perché suo padre era un sacerdote. Da quel momento la vita della bambina è stata un tormento. La madre era già stata richiamata subito dopo la nascita dall’arcivescovato di Monaco. Il cardinale era Ratzinger che attraverso il vicario le comunicò – riferisce La Stampa – che “doveva interrompere qualunque contatto con il padre della bambina, come donna, portava l’intera colpa del fattaccio e, se non voleva rovinare la carriera del sacerdote, era bene che non divulgasse la vicenda.” In effetti i rapporti tra il prete e la donna non furono mai interrotti, ogni tanto si vedevano ma Veronika soffriva terribilmente per questa situazione. Sentiva che non aveva una vera famiglia. Si ammalava, mal di testa, mal di schiena, infezioni, perdita di tutti i capelli. Non va più a scuola, scrive poesie dove parla di suicidio. Poi si ribella a se stessa. Dice alla “Sueddeutsche Zeitung” mi sono riappacificata con la mia storia. Lui si preoccupa di noi. Bada che non ci manchi nulla. Un giorno vivremo tutti insieme. Oggi abita con la madre in una casa al margine della foresta nera che il padre ha comprato per loro. Veronika, malgrado l’allora Cardinale Ratzinger, sente di avere una famiglia. Nessun commento. La storia parla da sé. E’ il prodotto della libertà di stampa. Anche se, speriamo di essere smentiti, non troverà, molta eco nel mondo dell’informazione. Di sicuro Bruno Vespa la ignorerà nel suo ‘Porta a Porta’. Il secondo esempio lo prendiamo dal ‘Giornale’. Il Parlamento europeo ha approvato una mozione antiomofobia che condanna “i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali”. Tre eurodeputati italiani di rifondazione e dei verdi avevano proposto che nel testo della mozione figurasse anche il presidente della Cei Monsignor Bagnasco. Però questo passaggio non è comparso nella mozione. Il “Giornale” titola “UE, la Sinistra scomunica Bagnasco”. La chiesa si scatena e il Giornale titola ancora “La rabbia della Chiesa: attacchi ignoranti. Ruini: pallottole di carta”. Nell’articolo si afferma fra l’altro “ anche il vecchio continente comunque è sembrato incamminarsi nella strada intrapresa in Messico, dove il mai sopito anticlericalismo radicale ha messo sotto accusa il papa e il cardinale primato per aver osato intervenire contro la legge sull’aborto approvata due giorni fa.” Sempre il Giornale si fa cassa di risonanza dell’agenzia Sir dei settimanali cattolici, del quotidiano della Cei, della radio vaticana. La Sir parla di falso, falsificazione, disinformazione, propaganda comunista. “Il rischio – scrive l’agenzia – è che la falsità generi odio”. Altro titolo del Giornale: “Deriva anticlericale che alimenta l’eversione”. Anche questa è libertà di travisare i fatti, libertà di disinformare i cittadini. Certo la professione giornalistica è altra cosa. C’è una deontologia che prevede in primo luogo il massimo dell’obiettività possibile nel raccontare i fatti. Ma questo non fa parte del Dna del Giornale.
Ratzinger e la figlia del parroco, venerdì 27 aprile 2007, Rosso di Sera