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martedì 6 luglio 2010

Umbria, allarme RU486

Maria Rosi, consigliere PDL alla regione Umbria interviene sulla RU486, e lo fa seguendo il solito copione allarmistico che invece sostiene di non voler adottare. Così, nel suo intervento, un florilegio di spauracchi offensivi per il suo genere. La salute delle donne, bla-bla bla, che vuol “far prendere coscienza alle donne”, preoccupata perché l’RU486 “è un trattamento che mette a repentaglio la loro vita”, bla-bla, “oltre ad avere una scarsa considerazione dei loro diritti”, perché ingerendo la famigerata pillola “non si mangia un gelato”, “né tanto meno si cura un mal di gola” e amenità simili. Cose già sentite, che risentiremo ancora.
Poco importa il fiume di dati della sperimentazione oramai disponibile da più di un ventennio, statistiche senza un numero significativo di complicazioni cliniche che abbiano portato alla morte le pazienti, non interessano le relazioni dell’OMS sulla sicurezza del mifepristone, la sua diffusione negli stati o il fatto non secondario che la sua introduzione possa evitare l’utilizzo di metodi chirurgici e dell’anestesia, o ancora, la riduzione dell’utilizzo di prostaglandine nelle interruzioni di gravidanza nei casi di morte fetale. La contrarietà è puramente ideologica e nello scellerato patto tra governo e gerarchie vaticane, logica e scienza non contano nulla.