Sull'articolo di Stefano Zecchi, pubblicato domenica 8 aprile 2007 su ilGiornale.it, La festa triste dei figli del divorzio, c'è di tutto, c'è il Papa, il venerdì santo con i milioni d'italiani, la citazione sacra.
Ci sono i valori che non ci sono più e i bambini innocenti, le critiche ai tempi moderni e al consumismo, la tradizione della famiglia che suona come un schiaffo a chi è divorziato, separato, diviso.
Non si fosse già impegnati nelle proprie riflessioni di genitori e di compagni, verrebbe proprio da incazzarsi a sentirsi tirare in ballo così prepotentemente.
Ma il professore di Estetica non si limita a fare moralismo domenicale, figurarsi, racconta l'aneddoto di una bambina di 7 anni, accompagnata da un hostess sul volo che la porterà a trascorrere le vacanze da suo padre, "appeso al collo un cartoncino con il nome e l'itinerario",
che le si siede accanto, e gli racconta come odia questa festa, ma che vorrebbe anche vedere papà senza lasciare mamma.
Piccolo accenno alle unioni di fatto e poi un tuffo nell'ordine naturale delle cose.
L'ultima trovata d'oltre-tevere, l'ordine naturale delle cose.
Si, viene proprio da incazzarsi, non fosse altro per l'insulto gratuito, quando chi è diviso e magari ha dei figli conosce già bene il daffare necessario per mantenere in piedi i legami e le responsabilità verso gli affetti più cari.
Poi finisco di leggere il pezzo, e penso che c'è di peggio.
Tipo quando ti girano come a quella bambina, e devi farti tutto il volo seduta accanto al professore.
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