Come ci si può ritrovare incinta per un abuso di potere
Può capitare anche in una città come Perugia, che pullula di popolazione studentesca, dunque giovane e potenzialmente feconda, che nell’atto sessuale si rompa un preservativo proprio al momento e nel giorno sbagliato - di sabato sera - e nella giornata successiva non ci sia modo di porre rimedio. Nulla da fare se fosse accaduto dieci o venti anni fa, se non sperare, pregare, esorcizzare una gravidanza non voluta perché non potuta, perché si ha una intera vita dinanzi da affrontare e le esistenze di madre e figlio sarebbero ineluttabilmente compromesse, vittime di un evento che non si può più nei tempi moderni non protrarre per cause di forza maggiore - università e poi lavoro spesso precario e sottopagato.
È invece sconcertante che ancora oggi queste cose accadano: il punto di discrimine si chiama comunemente “pillola del giorno dopo” [1] , il farmaco che non permette l’ovulazione dell’embrione e quindi l’evolversi della gravidanza.
Martina - nome fittizio, storia ahimé verissima - è una studentessa fuori sede come tante e tanti altri a Perugia, ragazza riflessiva, ansiosa ed estremamente critica verso se stessa. L’inconveniente, come sopra descritto, avviene in una notte di un sabato di novembre. La preoccupazione e l’ansia, come è ovvio, prevalgono ed il primo pensiero corre già alla domenica mattina, a quella pillola, che pur avendo effetti collaterali non propriamente assimilabili ad una aspirina, può risolvere tutto senza che si generi una gravidanza dalla quale non rimane che l’invasività di un intervento chirurgico abortivo – con tutti i rischi psicofisici connessi.
La prima tappa, per chi non sa come agire nel caso specifico, è obbligata: la guardia medica. In quella sede Martina si vede rifiutare la propria richiesta; i dottori le dicono che non possono accollarsi la responsabilità, perché “non ginecologi”, di prescriverle un farmaco che, affermano, ha effetti collaterali spropositati. Alla faccia dell’autodeterminazione.
Via da lì, dunque per la prossima rotta: ospedale Monteluce, pronto soccorso. Magari qui l’assistenza nei suoi confronti, spera, sarà migliore. Invece, manco per niente. Tre medici le oppongono la prescrizione, “siamo obiettori” le dicono. Peccato per un fatto incontestabile: la pillola non ha nulla a che vedere con l’aborto, essendo, come la letteratura medica postula, un “contraccettivo di emergenza”. Di conseguenza l’obiezione non è nei confronti della propria coscienza - questo è il principio ben condivisibile della 194 - ma addirittura di quella altrui . Intollerabile.
Uno dei medici in particolare, racconta Martina con voce affranta, l’ha colpita per la scortesia, l’indifferenza e l’altezzosità palesate; “il suo atteggiamento nei miei confronti era quello di un giudice dinanzi all’accusato di un crimine ignobile”. “Tanto hai comunque 72 ore di tempo”, le dicono rassicurandola in modo pilatesco.
Svilita e vessata, Martina fa ritorno a casa, aspettando il lunedì per ottenere finalmente la agognata pillola al consultorio, che le viene puntualmente consegnata con un avvertimento che la costerna: “hai il 30 % di possibilità di rimanere incinta, sono trascorse già 36 ore”. “Ma come! - risponde lei – Televisioni, radio, giornali, perfino i medici di ieri, tutti parlano di 72 ore di tempo limite!”. Questo è il punto: “tempo limite” significa il termine ultimo oltre il quale non vale nemmeno la pena assumere la pillola. In realtà per ogni ora che scorre, il flebile filo che trattiene la spada di Damocle si assottiglia fino a rischiare la lacerazione, l’inatteso. Insomma, se la guardia medica e l’ospedale si fossero comportati come di dovere, allora avrebbero eluso ogni possibilità di gravidanza e, in ultima analisi, di aborto. È il mito delle 72 ore, che causa ogni giorno tante gravidanze evitabilissime.
L’apprensione la fa da padrone, in attesa che quella lapidaria percentuale non si verifichi.
Giorni di attesa e un ciclo mestruale che non ne vuole sapere di arrivare. Sarà una semplice autosuggestione che induce ad uno squilibrio fisiologico? Oppure è davvero incinta?
Giorni di attesa e un ciclo mestruale che non ne vuole sapere di arrivare. Sarà una semplice autosuggestione che induce ad uno squilibrio fisiologico? Oppure è davvero incinta?
Non resta che il test di gravidanza: “positivo” è il responso. Sulla scia dell’incredulità e della costernazione Martina non accetta il risultato, che potrebbe in effetti essere fallace. Dunque riprova una seconda volta, poi una terza, una quarta e al quinto tentativo si rassegna alla forza dell’evidenza.
I giorni passano e alla rabbia per non aver evitato l’evitabile, si somma il crescente dilemma sul che fare: abortire o non abortire. Dunque attende, nel tepore che brucia l’anima del letto di casa, di prendere una decisione, alla luce di quello che sarà l’evolversi della gravidanza. Essendo, come detto, ragazza ansiosa e apprensiva le è stato detto che non è da escludere un aborto spontaneo; il fatto puntualmente avviene.
È l’aborto naturale, in definitiva, a esimerla dall’onere di una scelta così difficile quanto obbligata.
È l’aborto naturale, in definitiva, a esimerla dall’onere di una scelta così difficile quanto obbligata.
Ma, come Martina afferma, "ci tengo a mantenere l'anonimato, questa storia mi ha già traumatizzato troppo. Però ti do tutto il mio supporto per vincere una battaglia di civiltà, perchè non si ripeta più a nessun'altra ragazza ciò che è accaduto a me".
E' con il "testimone" che Martina ci ha passato di mano che noi chiediamo (a) che venga posta a questo punto una questione politica locale - escludendo la legge italiana casi di mala sanità e sopruso come questo - sul come superare situazioni paradossali come quella appena descritta. È nostro dovere morale chiedere se (b) la A.S.L. sia a conoscenza di questi fatti i quali, se accaduti ad una nostra amica, non devono essere poi così sporadici.
È nostro diritto (c) ottenere i nomi di quei medici che erano lì e che hanno posto l’obiezione di coscienza altrui; è nostro dovere, infine (d) sapere che cosa intenda fare l’A.S.L. nei loro confronti e in situazioni simili che si verificheranno in futuro.
Vogliamo altresì che (e) casi del genere siano verbalizzati dal pronto soccorso, in modo che si conoscano con certezza i numeri di questa piaga, perché venga fuori dalla sabbia sotto la quale è stata interrata.
È nostro diritto (c) ottenere i nomi di quei medici che erano lì e che hanno posto l’obiezione di coscienza altrui; è nostro dovere, infine (d) sapere che cosa intenda fare l’A.S.L. nei loro confronti e in situazioni simili che si verificheranno in futuro.
Vogliamo altresì che (e) casi del genere siano verbalizzati dal pronto soccorso, in modo che si conoscano con certezza i numeri di questa piaga, perché venga fuori dalla sabbia sotto la quale è stata interrata.
[1] Per un compendio sintetico e non ideologico vedi www.it.wikipedia.org/wiki/Pillola_del_giorno_dopo
[2] Per un approfondimento vai su http://www.pilloladelgiornodopo.it/. Per, invece, verificare l’assurdità di determinate teorie “della vita”, cioè dell’aborto forzato dall’ideologia della sacralità dell’embrione, http://www.pilloladelgiornodopo.it
La pillola del giorno dopo può essere venduta solo dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile, pertanto, nel caso sia stato effettuato un rapporto a rischio è necessario rivolgersi a un medico generico o a un ginecologo. Secondo un parere non vincolante (corsivo e sottolineatura nostri, ndr) del comitato nazionale di bioetica, poiché la contraccezione di emergenza ha come conseguenza l'interruzione del processo fecondativo, è un diritto del medico scegliere di non prescrivere la pillola del giorno dopo (obiezione di coscienza), pertanto è spesso complicato trovare in tempo utile un medico disposto a prescriverla. Va in ogni caso sottolineato che in Italia il diritto all'obiezione di coscienza è concesso per legge solo nella pratica chirurgica dell'aborto terapeutico, mentre manca una espressa indicazione per quanto riguarda la prescrizione della pillola del giorno dopo. (da www.it.wikipedia.org/wiki/Pillola_del_giorno_dopo).
PS: vedi articolo apparso su radioradicale.it di Simone Sapienza, collegato a questo tema.
Ieri sera mi sono recata dal mio medico curante per avere la ricetta sulle pillole anticoncezionali. In questo periodo il mio medico è in ferie e mi sono trovata di fronte un sostituto di circa 35/40 anni.
RispondiEliminaHo aspettato il mio turno e quando gli ho espresso la mia richiesta, ho ricevuto questa risposta. "Deve andare al Pronto Soccorso"
"Scusi??, e perchè mai?"
"Perchè non le prescrivo le pillole, sono obiettore di coscienza"
Vi lascio immaginare la mia reazione, che oltre alle bestemmie che gli ho tirato dietro , mi sono ripresentata davanti ai suoi occhi con i carabinieri.
(andando contro a tutti i miei principi...)
Quando si è trovato di fronte i carabinieri che cercavano di capire il fatto e fare il loro mestiere, il dottorucolo mosso da chissà quale senso di colpa mi ha scritto la ricetta dicendo "Visto che lei ha usato la forza mi sono trovato costretto ad andare contro la mia coscienza, si ricordi che esiste il diritto alla vita!"
Rispondo.."Lei oggi si stava guadagnando il diritto alla morte...ringrazi i carabinieri e quella poca coscienza che mi è rimasta"
Non ho parole.
Il medico in questione non ha voluto rilasciare le sue generalità, la ricetta mi è stata consegnata e l'ansia di vedermela rifiutata in farmacia era troppa che non ho guardato il nome, ma si potrebbe risalire in quanto il mio medico DR. DAVICO MARCO rientrerà dalle vacanze tra 3 settimane.
Cara Romina,
RispondiEliminami fa piacere avere avuto la tua testimonianza e sapere che ci sono donne di eccezionale tenacia ad andare avanti in onore della legalità, contro l'aggressione oscurantista sul corpo di ognuno (in particolare delle donne), salvo poi tutelare in assoluto l'embrione (che, detto per inciso, nemmeno fa in tempo a formarsi prima che la pillola del giorno dopo abbia effetto).
Se il medico era certo di fare una cosa nel pieno rispetto della legge avrebbe avuto le palle di andare avanti ed eventualmente presentarsi davanti a un giudice. E invece si è sciolto di fronte alla "forza", come ha detto lui, (della legge, aggiungiamo noi).
Ti segnalo alcuni link utili. Tra questi il modello di denuncia da destinare a un medico sedicente obiettore che rifiuta di prescrivere la pillola. Parlane con le tue amiche.
Ti consiglio di fare una bella segnalazione alla tua Asl di questo spavaldo dottoruccio.
Un saluto,
Antonio.
http://radicaliperugia.org/2008/05/come-denunciare-i-medici-che-si-rifiutano-di-prescrivere-la-pillola-del-giorno-dopo.html
http://www.lucacoscioni.it/soccorso_civile
http://www.lucacoscioni.it/petizione_per_labolizione_della_ricetta_della_pillola_del_giorno_dopo