Pubblicato sul "Giornale dell'Umbria" il 25 Marzo 2007
E’ da tempo che va di moda, tra i politici regionali di maggioranza e opposizione , in riferimento al futuro dei due presidi ospedalieri di Spoleto e Foligno parlare di “integrazione”.
Il primo passo per una integrazione vera e proficua innanzitutto per i cittadini-utenti e che non distrugga quanto negli anni si è costruito passa per una riforma del numero delle ASL e delle Aziende Ospedaliere dell’Umbria. E’ irresponsabile o quanto meno molto rischioso modificare l’attuale assetto dell’emergenza/urgenza dell’ospedale di Spoleto e dell’area di riferimento (Valnerina) senza prima realizzare una fusione amministrativa, di dirigenza e di intenti arrivando alla ASL unica regionale (così come avvenuto nelle Marche) o al massimo alle due ASL che anche il sindaco Brunini chiese con forza in passato.
Questo consentirebbe di raggiungere due risultati: 1) maggior reperimento di risorse 2) miglior coordinamento dell’offerta sanitaria sul territorio regionale, con la valorizzazione di tutte le realtà.
Se Spoleto e Foligno, entrambi DEA, devono avere pari dignità così come affermato dall’assessore Rosi in più occasioni, l’integrazione di cui si parla nei corridoi e nelle stanze che contano, non va in quella direzione, ma verso un declassamento del S.Matteo degli infermi, che paradossalmente ha invece le dimensioni, le professionalità e le carte in regola per essere sempre di più quell’ospedale sicuro e a misura d’uomo di cui la comunità spoletina e non solo ha bisogno.
Sosteniamo quindi chi, come il comitato per l’autodeterminazione della città di Spoleto, ha rilanciato la proposta di riforma delle ASL regionali, feudi di potere spartitorio, ipotizzando anche il ricorso allo strumento referendario.
Tomaso Ciacca, segretario del Centro di Iniziativa Radicale di Perugia
Francesco Pullia, segretario del Circolo Ernesto Rossi di Terni , della Direzione Nazionale di Radicali Italiani
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