Intervento di Andrea Maori all’audizione
pubblica presso la Terza Commissione Consiliare Permanente
Sanità e servizi sociali dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria sull’applicazione della legge regionale 17
aprile 2014 n. 7 “Disposizioni per la somministrazione ad uso terapeutico dei
farmaci cannabinoidi”
Esaminando la relazione
della Giunta regionale in merito
all’applicazione della legge
regionale 17 aprile 2014 n. 7 “Disposizioni per la somministrazione ad uso
terapeutico dei farmaci cannabinoidi” emerge
che in Umbria sono stati trattati con il
farmaco Sativex® 65 pazienti - in cura presso i centri specialistici per il
trattamento della sclerosi multipla - e dai dati forniti dai Servizi
Farmaceutici delle due Aziende USL, risulta quanto segue: dal 2016 ad oggi, in
applicazione della legge regionale 7/2014, sono state allestite preparazioni
magistrali a base di cannabis per il trattamento di 37 pazienti, di cui: 27 per
Terapia del dolore, 5 per sindrome spastico-distonica,
3 per Cure Palliative, 1 per epilessia farmaco resistente, 1 per emesi da
chemioterapia. Di questi, 3 sono deceduti, 9 non sono più in trattamento.
In totale, sono stati
acquistati dalle due ASL 1.480 g di Bedrocan e 100 g di Bedrolite, per una
spesa complessiva di 15.642 euro (+IVA), che incide in modo trascurabile
sull’ammontare complessivo della spesa farmaceutica regionale.
La
principale criticità segnalata dai Servizi farmaceutici riguarda soprattutto la
complessità delle procedure autorizzative per l’importazione del prodotto (per
il completamento di tutta la procedura, mediamente, occorrono circa 40 giorni).
La procedura di acquisto tramite i grossisti autorizzati è sicuramente più
semplificata, sebbene a fronte del crescente numero di richieste sul territorio
nazionale si sono verificate indisponibilità di materia prima che, in alcuni
casi, hanno causato ritardi nella continuità terapeutica dei pazienti. Si
presume che tali criticità si risolvano con la disponibilità dei prodotti
nazionali.
L’applicazione
della legge regionale è quindi, al momento, di modesta portata rispetto all’utilizzo
dei farmaci cannabinoidi che hanno la caratteristica di riuscire ad agire in modo efficace su un
ventaglio di disturbi molto ampio: spasticità da Sclerosi Multipla, SLA,
Morbo di Parkinson, Sindrome de la Tourette, nausea e vomito da chemioterapia,
anoressia da AIDS, Alzheimer, Epilessia, Psoriasi, Lupus eritematoso,
depressione, stress post-traumatico, fibromalgia sono solo alcune delle
patologie che nel mondo vengono curate con farmaci cannabinoidi. Ma la lista è
molto più lunga: potremmo citare la corea di Huntington, il morbo di Chron, la
sindrome di Giles de la Tourette etc… .
Quindi per migliaia di pazienti la cannabis è
un farmaco in grado di migliorare sensibilmente la qualità della propria
vita. E’ in grado di lenire dolori cronici e neuropatici sui quali i farmaci
tradizionali non hanno effetto,
di placare in pochi minuti gli spasmi derivanti da patologie terribili.
Ci
limitiamo a sottolineare che per ognuna di queste patologie esiste una vasta
letteratura scientifica – confermata dalla realtà dei
fatti – che dimostra l’effetto
riabilitativo e in alcuni casi anche palliativo della cannabis terapeutica.
In Italia i farmaci a base di
cannabis sono ormai legali da oltre 10 anni, ma per i pazienti, categoria
di persone che soffrono in silenzio,
il cui grido disperato resta spesso un rumore di fondo al quale le istituzioni
sembrano rimanere indifferenti, i problemi sembrano non finire mai.
Dal prezzo
elevato dei farmaci che comporta spese molto alte per seguire i propri
piani terapeutici, alla difficoltà di
trovare un medico che prescriva loro questo tipo di farmaco, a
tormentare le vite già complicate di migliaia di pazienti segnalo che
ultimamente vi è una carenza
di Bediol, una delle varietà di cannabis che importiamo dall’Olanda, e
che secondo i produttori durerà fino ad ottobre 2017.
Il
problema immediato della scomparsa del Bediol potrebbe, intanto, essere
risolto per coloro che ne sono assuntori prevedendo che l’FM2 (detto anche
simil Bediol) prodotto dall’Istituto militare di Firenze sia fornito ai
malati anche in forma granulare e non solo polverizzato come accade oggi anche
se segnalo che qualsiasi farmacia italiana può ricevere la cannabis FM2
facendone richiesta con appositi moduli. Non ci sono distinzioni o preferenze o
esclusività di sorta.
E’
anche vero che il quadro normativo nazionale non aiuta: con
il Decreto del Ministero della Salute 9 novembre 2015, pubblicato nella G.U. n.
279 del 30/11/2015 sono state escluse
tutta una serie di sindromi. Il decreto esclude dall’utilizzo dei farmaci
cannabinoidi ad esempio l’epilessia, il Parkinson, l’Alzheimer, prevedendo inoltre
per le altre malattie curabili via cannabis,l’autorizzazione all’uso solo dopo
il fallimento di altre terapie.
Tutto
ciò costituisce un ulteriore ostacolo all’accesso del pubblico italiano ai
farmaci cannabinoidi e dà un’ulteriore spiegazione del perché
nel 2016 solo poche migliaia di italiani siano effettivamente pazienti della
cannabis terapeutica – contro quasi un milione di cittadini che avrebbero i
requisiti per poter essere sottoposti ai questo tipo di cura.
Un
altro ostacolo che i pazienti si trovano ad affrontare è che una larga fetta
del corpo medico italiano non è a conoscenza della legislazione italiana sul
tema.
Numerosi sono i casi di malati che chiedono la prescrizione di medicinali a
base di cannabinoidi e che si vedono rispondere in modo incerto e confuso.
Anche nella Regione Umbria, agli scriventi, risulta direttamente la presenza di
questa difficoltà con il corpo medico.
Infine
la questione dell’approvvigionamento dei farmaci: la Giunta stessa nella
relazione ha riconosciuto che la Cannabis FM19 non è ancora disponibile e altri
farmaci sono disponibili solo da Cannabis bureau
olandese.
A fronte di questa
situazione segnalo che i farmacisti
di Farmagalenica preparano Cannabis Sativa e Indica, da quando è
permessa, legalmente, la vendita cannabis in Farmacia (ossia da inizio 2013).
Una
situazione del genere comporta un aumento dei disagi per i pazienti: gli
attuali costi della cannabis farmaceutica portano le persone ad un bivio:
cambiare terapia e affidarsi ai medicinali classici, oppure virare sul mercato
nero. Questo comporta il rischio di fornire al paziente
un prodotto privo delle certificazioni che si hanno con il medicinale venduto
tramite Asl o farmacia galenica e prodotti in centri specializzati nel settore.
Noi
chiediamo di individuare gli strumenti attuativi più
efficaci di fronte a questo fitto labirinto fatto di disinformazione,
burocrazia e fumosità dell’apparato normativo a partire da una campagna di informazione
con i soggetti interessati, Pensiamo
anche a collegamenti con la società scientifica di ricercasulla
cannabis, la Sirca, di cui è anche
presidente.
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