Ritorno al passato e un bagno di realtà: le modalità di certificazione
delle firme per proposte di legge di iniziativa popolare e per i referendum
nazionale attualmente è identica a quella degli anni Settanta. Ogni firma deve
essere autenticata da un pubblico ufficiale. Ma la firma autenticata non basta
per il conteggio delle firme. Ci vuole il mitico certificato elettorale che
deve essere rilasciato IN ORIGINALE dai competenti uffici elettorali comunali.
Non basta un invio scansionato. Ci vuole il bel cartaceo con tanto di carta
intestata del comune, firma e timbro originale.
Ogni altro documento non è
valido, pena l'annullamento della firma, inviato per esempio con PEC od altro.
Niente!.
L'unica concessione è il certificato collettivo dei firmatari di un unico
modulo ma sempre timbrato e firmato. Poi, il comitato promotore si deve far
carico di ritirare negli uffici questo materiale o farselo inviare con busta
con tanto di francobollo. Non solo: sarebbe poi preferibile che il comitato
promotore inserisca questi certificati nel modulo della raccolta firme...
Ecco,
quando si parla di democrazia e di avvicinamenti dei cittadini alla vita
pubblica, sarebbe ora che si partisse da questi problemi pratici, facilmente
risolvibili ai tempi di internet.
Andrea Maori Comitato promotore della proposta
di legge “Norme per la regolamentazione della produzione, consumo e commercio
della cannabis e suoi derivati”
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