La sera di mercoledì 26
ottobre 2016, stavo scrivendo delle piccole riflessioni riguardo quanto
accaduto a Goro; pochi minuti dopo, una forte scossa ha reso le mura della
stanza curve e ballerine. La prima e la
seconda scossa sono durate pochi secondi, a quanto dicono, anche se sembravano
durare minuti pieni e interminabili: La paura che in un momento annulla tutto e
ti fa sentire un essere umano solo, uno specchio di noi stessi pronto a giudicarci
sinceramente in un sentimento che, dentro, nasconde tante emozioni e tanti
ricordi.
In quei momenti non si ha il tempo di riflettere su
cosa accade, si resta fermi o si scappa; in ogni caso, la sensazione di essere
soli la si sente: Soli con il cuore in preghiera d’ogni forza possibile.
Queste due scosse di terremoto verificatesi con epicentro
a Visso, in provincia di Macerata, si sono protratte per tutto il centro Italia
e non solo, avendo un ipocentro tra i 9 chilometri ed i 10 chilometri di
profondità tra l’una e l’altra.
La distruzione ha continuato a seppellire e
polverizzare, uno sull’altro, i ricordi artistici e storici dei piccoli paesi
già colpiti dal terremoto di agosto scorso ma questa volta, avendo trovato
paesi fantasma, non ha mietuto vittime se non indirettamente a causa di malori.
Questa volta, seppur nel rispetto del dolore delle
vittime dello scorso 24 agosto, dobbiamo, proprio per rispetto, capire cosa accade
al nostro Paese e chiederci dove finiscono i fondi per la messa in sicurezza
degli edifici pubblici e delle opere d’arte e delle case comuni: Comprendere a
chi sono affidati gli appalti e come le amministrazioni locali, regionali e
comunali, si spartiscono i soldi che lo Stato fornisce per la salvaguardia del
territorio ed occorre verificare se questi soldi sono spartiti tra privati (
magari tra l’architetto figlio di un ‘ndranghetista o di un mafioso e un suo stretto
collaboratore) o se questi soldi li smistano anche le logge massoniche sia
comuniste che fasciste (davvero vogliamo illuderci che ci sia una distinzione
all’interno di quest’ultime?).
Il problema è la sicurezza e la garanzia su chi e su
quali materiali vengono affidati e fondati i lavori: I materiali usati dipendono
dalla legalità o meno delle ditte di appalto cui fa riferimento chi costruisce.
Il cemento è colla o sabbia, l’ingegnere o costruisce su terre sismiche e non
addette alla costruzione o/e le garanzie sono solo timbri e firme e tanta
omertà comoda.
Ho spento la televisione spesso in queste ore, si
sente parlare, con una finta vicinanza alle vittime, del silenzio per il
rispetto del dolore delle vittime e questo ha in sé poca sincerità. Ieri, che
le vittime non ci sono state, seppur nel ricordo di quanti sono morti in tutti
i terremoti passati, ieri che abbiamo accolto nelle tende molti sfollati che hanno
perso le loro case, case scampate alla prima devastante catastrofe di agosto, ieri
come oggi dobbiamo avere il coraggio e le armi giuste per comprendere cosa
accade. I comuni e le regioni dove e come hanno speso i soldi che lo Stato dà
loro per la messa in sicurezza? E’ una domanda che esige una risposta senza
tanti pietismi falsi e vomitevoli, esige una risposta ed anche qualche cella
carceraria riempita dei veri colpevoli e non solo dei pesci piccoli o del malcapitato
sotto gli occhi vigili di un agente che si indigna per uno spinello o per una
mela rubata in negozio.
La ‘ndrangheta, la camorra, la mafia e soprattutto
la massoneria che non diverge dalle altre (sarebbe come dire che il Padrino è
un buon uomo perché fa sparire i suoi cattivi nemici) sono un'unica potenza. Da
buoni italiani dobbiamo romanzarci su e quindi ogni casata ed ogni famiglia ha
rivalità con l’altra o forse siamo dei veri rimbambiti che ancora ci imponiamo
i matrimoni di comodo anche entro gli accordi lavorativi.
Molti politici o pseudo tali, sono disposti a
sostenere che la messa in sicurezza delle case dipende dalla potenza del
terremoto, fenomeno imprevedibile, come dire che la garanzia di sicurezza
dipende da quanto sono distinti gli ‘ndranghetisti o chi per loro.
Pur di non scavare sulle vere ragioni sono disposti
a tutto. Questo paese è molto fragile in ogni ambito ed a livello geologico sembra
proprio che voglia dividersi dal centro in due parti.
Divisioni interne ed esterne mentre, davvero, la
Terra ci fa capire chi è Dio e non racconta favolette per coprire la realtà ma
racconta di un Universo che, come in sostanza sosteneva Bendandi, ci possiede
nelle forse cosmiche ed astrologiche.
Raffaele Bendandi era uno studioso autodidatta e se
la sua teoria sismica, secondo i canoni stabiliti aveva qualche imperfezione
per essere riconosciuta scientificamente (o diciamo la sua bassa estrazione
sociale ed i mancanti titoli di studio lo erano), molte sue previsioni, basate
su formule e studi matematici, avevano trovato, oltre riscontri in eventi
passati, una possibile strada per studiare questi fenomeni: Lo studioso fu probabilmente
ucciso e fu trovato morto nel novembre del 1979 mentre i suoi studi teorici
furono bruciati nel caminetto di casa. Poco ci è pervenuto dei suoi studi
autodidattici e quel poco che abbiamo non è legge divina; non si sta cercando
una preghiera né si cerca un Dio, qua si cerca di trovare e percorrere una o
più strade per cercare di comprendere, veramente, i terremoti e la loro natura.
Bendandi lavorava come falegname per mantenersi ma era soprattutto un grande
uomo che guardava oltre il ruolo impostogli; studiava l’Universo ed i pianeti
arrivando a sostenere che le macchie solari sono causate dall’effetto della
forza gravitazionale che i pianeti, orbitanti attorno al Sole, esercitano sulla
medesima stella.Le sue previsioni continuavano a non trovare ascolto e Bendandi si chiuse in isolamento; nel 1963 il terremoto a Faenza, sua città natale, si scoprirà esser stato previsto dal sismologo nei suoi studi.
L'ex parlamentare Stefano Servadei ha dichiarato, riferendosi al terremoto di Faenza, in un intervista televisiva, quanto segue: "Seppi occasionalmente che lui lo aveva previsto questo terremoto ed allora mi posi il problema e presentai, successivamente al terremoto, un'interrogazione parlamentare per sollevare questa questione … se non era il momento di farla finita, nei confronti di un uomo che aveva dimostrato in mille modi di essere veramente uno scienziato, co’ ‘sta storia del titolo di studio e delle corporazioni che si sentivano danneggiate dalla sua attività "
La stessa catastrofe del 6 maggio 1976 in Friuli Venezia Giulia ed in tutto il Nord Italia sino in Slovenia, prevista da Bendandi e non ascoltata come tante altre previsioni; come quella più recente sul possibile terremoto a Roma, l’11 maggio nel 2011, che non si verificò nella capitale italiana se non in Spagna e nella città di Lorca. Purtroppo le sue previsioni, che si pensa potessero considerare un’ampia fetta di tempo comprendente tutto il primo secolo di questo millennio, sono state bruciate come è stata bruciata parte considerevole dei suoi studi e teorie matematico-astronomiche.
Questo suo operare loda la libertà di scienza e di
ricerca che va garantita, sempre! Prima ancora delle ideologie e della
salvaguardia dei tanto acclamati miracoli divini, bisogna garantire libertà di
ricerca anche nella medicina per esempio nelle cure dei tumori; non vorrei mai
arrivare un giorno a dover sentire che, in fondo, curarsi dal cancro sarebbe
stato possibile da molto tempo, come da quello attuale.
La conoscenza dell’universo e lo studio delle realtà
celesti e delle forze che muovono l’intero cosmo devono essere considerate
nelle ricerche sui fenomeni terrestri; perché noi non siamo i padroni dell’infinito
né le teorie religiose ci pongono in potenza di esserlo!
Studiare di non studiare quello che dobbiamo sapere
ed approvare ma studiare la realtà, non pregare un Dio finto e comodo al potere
ed al mafioso nel suo cavò dorato (dove la madonna gli appare a dargli delle
dritte su come salvarsi la pelle o meglio su come mascherare l’esito negativo
delle ricerche per la sua cattura),
non dobbiamo stare zitti in piazza San Pietro ad ascoltare
un Papa che parla di teoria gender impaurendo le menti poco autonome di chi lo
guarda e ascolta, come fosse un potente censore (teoria gender che non esiste: Per
conoscere la realtà di ognuno di noi basta ascoltarsi nella dignità di vivere
se stessi, amando se stessi per poter amare gli altri e non imponendo la storia
de “la mela divisa in due” che combacia perfettamente all’altra nell’atto
sessuale, come stigma di produzione che nega il sentimento rinchiudendolo in un
solo tipo di amore che deve essere solo riconoscenza e rispetto solo nei
confronti di chi ci dà la possibilità di generare la vita. La dignità ed il rispetto
sono, sì, parte dell’amore ma non sono la meta, semmai sono la base di ogni
rapporto).
Conoscere senza prendersi l’anestetico delle favolette,
perché un ateo può credere molto più di un qualunque religioso di congrega per il
semplice fatto che vive ascoltando e si mette in discussione ed a volte crede
nella giustizia di dover sempre ricercare, con la propria mente e con il
proprio cuore, la verità della realtà che appare, per aprire ed aprirsi alla
realtà che vive dentro e portarla fuori rendendola reale a tutti: Così anche il
sesso prenderà il suo significato indefinito e l’amore prenderà ad esistere
senza dover essere accantonato in queste realtà sporcate ed infangate da chi
sostituisce una garanzia e un controllo serio, che dovrebbe basarsi sulle reali
competenze, con la goduria dei genitali tra escort e papponi di illustri o
illustri (magari coperti dal manto celluloso o d’ermellino) tra mazzette e
finta legalità!
Ognuno usa il proprio corpo come vuole e la propria
sessualità come vuole, ci mancherebbe altro, ma non può usarla come garanzia di
un appalto o come uno scambio di favori tra carte di pergamena e bolli
assicurativi di carriera perché lì non ne vale solo l’illegalità e la
corruzione fine a sé stessa tra privati ma ne vale la futura e presente
sicurezza di terzi.
Quanto accaduto a Goro ha in sé una carica disumana
e triste, veramente sconvolgente.
Persone che si difendono dagli immigrati
considerandoli nemici quando il nemico ce l’hanno nelle loro località e non è
una persona ma un intero sistema, come già sottolineato in precedenza.
Donne e bambini, anche fossero stati solo uomini,
sono persone; persone bisognose di essere accolte che fuggono da ben altri
terremoti molto più visibili e meno nascosti.
Terremoti interni, guerre, fame, carestie, soprusi,
abusi, la mostruosa semplicità dei paesi poveri e la mostruosa complessità dei
paesi ricchi che seppur poveri anch’essi, sono spesso inconsapevoli dei soprusi
mentali e sociali cui sono quotidianamente sottoposti.
Due povertà che si incontrano, lasciatemi usare
questa espressione; sono due povertà che si incontrano con mezzi e conoscenze
empiriche diverse ma sempre con un cuore timoroso o meno dell’avvenire.
Il cuore di quei migranti, che ormai cerca solo
salvezza ed il cuore di quegli italiani che cerca la salvaguardia di un ideale,
mai esistito in quell’apparente benestare in casa propria.
Uno specchio contro l’altro; la realtà che smaschera
finzione, silenzio ed omertà.
Sono rimasta colpita dalla barriera di legno che gli
abitanti di Goro hanno creato per costruire il muro: Barriere fatte con quei
piedistalli di legno che si usano per deporre le merci nei magazzini, mi ha
colpito tantissimo.
Siccome odio i perbenisti ed amo, nella realtà,
trovare i giusti modi per risolvere le reali difficoltà createsi, devo
riconoscere che, probabilmente, c’è una mala gestione di questa situazione
degli immigrati e questa mala gestione è una “comodità” che c’è da decenni.
Gli immigrati sono persone che cercano aiuto e noi,
come esseri umani dignitosi e rispettosi, dobbiamo garantirlo loro e per farlo
dobbiamo dare loro la giusta accoglienza e saperli ascoltare.
Il business che c’è dietro le tratte umane, dagli scafisti
alle organizzazioni locali nel nostro paese, è la melma che ci rende complici
di questa moria e di questa disumanità.
Vorrei che si potesse accogliere, in tutti i 7.998 comuni
italiani,15 migranti ciascuno, per poter compensare tutta questa richiesta di
asilo e vorrei che sia lo Stato a vigilare davvero sul rispetto della
Costituzione da parte di ogni Regione, vorrei che tutti i comuni rispettassero
la Costituzione e vorrei che la Costituzione rispettasse e riconoscesse il
principio di buon andamento e di trasparenza e possa essere migliorata per
rendere i soldi pubblici davvero utili a garantire sicurezza; dove il controllo
del dispendio dei fondi sia centralizzato e non lasciato in balia delle
amministrazioni locali, stracolme di personale anche laddove non ve ne è la
necessità ma vi è solo familismo amorale o qualcosa di simile. Dove le capacità
e le qualità siano premiate e siano il motore di ogni decisione e di ogni proposta
in questo paese.
Vorrei citare Nadine Gordimer “donna bianca”
afroamericana, Nobel per la letteratura: Non devo esser io a ricordare il suo
impegno contro il razzismo ed il sessismo ed ancor prima, il suo essere una
donna favolosa vera e libera, lei che, probabilmente, avrebbe risposto così a
questa vicenda di Goro e non solo a questa:
“Dobbiamo
chiederci chi è un clandestino, uno che non ha il permesso di soggiornare in un
paese.
E'
una persona senza futuro perché non ha un'identità da rivendicare. Diventa una
presenza illegale, illegittima. E' qui, ma al tempo stesso non è qui. Vive su
una soglia. E' una "non persona".
La conoscenza è un anestetico di rassegnazione intelligente
al “dovuto” malessere umano; oppure può diventare, od essere, un’incertezza
aperta all’infinità di ogni realtà da vivere ed ascoltare.
Coloro che non conoscono credono di non poter conoscere e lo credono perché non
si sono mai posti, prima ancora verso sé stessi che verso il mondo, come
impronta fondamentale per il cambiamento e non l’hanno fatto o perché si sono
sempre illusi che la conoscenza provenga solo da un'unica fonte, ovvero quella
che dirige lo pseudo giusto e lo pseudo rispettabile nella società, o perché costoro
non comprendono che ogni persona è custode di una risposta piena di tante
sfumature che funzionano come connettori neurologici, sfumature portatrici di
creatività, di soluzioni e di apertura mentale alla conoscenza della realtà.Ognuno di noi è una risposta che incarna una testimonianza unica per la nostra storia.
In questa società mondiale si vive come se la conoscenza spettasse a pochi eletti e non a tutti, come se debba essere garantita a livello statale, con certificazioni-database per la collocazione su scala sociale o come atto giuridico di dignità, maggiore o inferiore, rispetto ad altre realtà.
La conoscenza prescinde dai riconoscimenti statali: La conoscenza è insita nell’esistenza.
Il potere ordinate ha sempre fatto credere alla maggior parte delle persone, sia studiose che non studiose, d'avere addosso un malessere personale quasi genetico, qualcosa che dipende dal loro quoziente intellettivo e non tanto dalle possibilità di studio o/e di conoscenza. Una sorta di svisceramento socio-psicologico che incanala solo pochi alla scelta del percorso personale di conoscenza rispetto ad altri.
Eppure la storia sta dimostrando il contrario. Molto spesso, gli inscatolamenti, fabbricati dentro le istituzioni di formazione, rendono più alienati da sé stessi, rispetto alla classe così detta povera e qui non centra il grado di istruzione ma solamente l’umanità che viene persa per combattere il mito “dell’uomo belva” istintivo, impulsivo e prepotente: Non è lo studio che forma l’uomo ma la sincerità di ascolto e la libertà di critica nei libri per chi studia e la libertà di critica per chi non studia sui libri ma studia in base alle esperienze.
Non fraintendetemi, lo studio non è staccato dall’esperienza umana ma sul fatto che, quest’ultimo, debba essere un mezzo di interpretazione garantito e sicuro, rispetto a quanto viviamo nella nostra vita, riguardo i sentimenti e riguardo le esperienze positive e negative, questo mi trova totalmente in disaccordo.
Pier Palo Pasolini da intellettuale che combatteva l’intellettualismo segregazionista sia di destra che di sinistra (nel periodo storico in cui egli ha vissuto, l’unico spiraglio attivo di cambiamento e opposizione al razzismo, poteva essere il comunismo come soluzione di lenta eguaglianza; egli stesso ne fu vittima in quanto troppo sincero per stare da una parte o dall’altra dei potenti della storia), sosteneva, nella complessità della sua intera esistenza, che la purezza di un pensiero imperfetto, ma semplice, ha in se più conoscenza di ciò che “bisogna sostenere e conoscere” per essere dignitosi e più appetibili nel mondo dei cervelli in vendita, in questa sorta di globalizzazione classica e storico-gerarchica.
Si parla di fuga dei cervelli dall’Italia verso altri Stati europei e non solo (I cervelli, quali? Gli altri sono amorfi?) senza analizzare davvero chi sono questi emigrati italiani che, proprio come gli immigrati, che oggi abbiamo nel nostro paese, vanno alla ricerca di un posto più libero e pulito dove lavorare ed esercitare, magari, anche lo stesso mestiere che svolgerebbero nel loro Paese ma con più garanzie.
In Italia non vi è solo la fuga dei cervelli di ricercatrici/ori ma anche la fuga di cervelli che lavorano come camerieri, magazzinieri, baristi e pizzaioli.
La conoscenza tutta, in questo fa la differenza:
Una leva arrugginita ma capace di creare un solco di distinzione per far comprendere l’inevitabile condizione esterna permeataci dentro, nel “colore vero” di noi.
Un terremoto dopo l’altro nelle vite nostre che quotidianamente sembra somatizzare quello che accade nella nostra terra geologicamente; si parla di Africa che spinge verso l’Europa.
Se L’Europa riesce a vincere le tante difficoltà, l’Africa sarà già casa nostra, lo specchio dentro lo specchio, la pace umana che prescinde ogni teoria ideologica.
Nadine Gordimer scriveva cosi, in un suo capolavoro dal titolo “Il Salto”:
“Oh se crollasse! Mi capita spesso di guardare in su, mi meraviglio di come riescano a stare in piedi quelle pile di mattoni, a dire il vero non ho molta fiducia, quando ci sono lavori in corso non cammino mai sotto i ponteggi, sempre sulla strada, preferirei finire sotto una macchina piuttosto che…”
“La qualità è alta qui; ci sono buoni margini di sicurezza. Non deve preoccuparsi. In alcuni paesi in cui ho lavorato, è assai diverso. E poi bisogna sempre pensare a come reagirà un edificio in caso di terremoto, come costruirlo quando c’è una faglia nella terra, come a Città del Messico, San Francisco…”
“Così anche lei è sempre in giro. Lei però non vende; costruisce”
“Certe volte distruggo. Preparo il terreno per la ricostruzione. Abbatto le vecchie strutture”
No doveva resistere a quelle diavolerie, non doveva divertirsi a costellare la sua fiaba di simboli presi dalla vita reale.
Come in tutte le fiabe, c’erano già abbastanza cose improbabili su cui la sua ascoltatrice doveva passar sopra, che doveva mandar giù. Doveva certamente sembrarle strano che un ingegnere edile non se ne andasse in giro in macchina anche se la foggia del suo abbigliamento ben si addiceva all’ispezione dei cantieri (…)
La realtà se realizzata e non emulata è la favola più bella.
Federica Frasconi
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