Abbiamo ricevuto questo interessante reportage su uno degli aspetti più controversi della vicenda medio-orientale che volentieri pubblichiamo nel nostro blog.
Spesso
ci si domanda cosa spinge una persona
giovane o adulta, uomo o donna, ad unirsi alla guerriglia. Per un Curdo
la risposta è quasi ovvia e anche se non condivisa da tutti, è comunque
compresa.
Noi
invece dobbiamo innanzi tutto cercare di capire a fondo la situazione di questo
popolo e immedesimarci nella loro realtà.
In Turchia ad esempio, ma anche negli altri stati in cui il Kurdistan è
diviso (Iran, Siria, Irak –dove dalla caduta di Saddam Hussein c’è la regione
autonoma del Kurdistan) i Curdi
teoricamente hanno gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini, ma non è
così. La loro lingua è proibita, ammessa solo a livello familiare (per grande
concessione da quando la Turchia vuole entrare in Europa) cioè in pratica considerata come un dialetto che nessuno, in
nessuna parte del mondo si sogna di proibire. Fino a qualche anno fa non era
raro essere arrestati per parlare curdo in
pubblico o ascoltare musica curda. Nel
2003 studenti universitari hanno
manifestato per chiedere di poter studiare il curdo “come lingua straniera”:
son stati arrestati e poi, non potendo essere trattenuti a lungo, sono stati
sospesi per 2 anni, con le gravi conseguenze che si
possono immaginare. (...)
Poche
persone sanno che i Comuni ricevono
dallo stato un badget basato su vari parametri tra cui il numero degli
abitanti. Quasi tutte le città curde hanno raddoppiato o triplicato il numero
degli abitanti in questi ultimi vent’anni per l’afflusso massiccio di profughi
interni provenienti, per esempio, da villaggi bombardati, ma questi non vengono
considerati cittadini residenti e quindi le città curde ricevono meno fondi
rispetto alle altre e spesso i Comuni non hanno soldi nemmeno per le necessità
più urgenti ed il degrado è evidente a chiunque .
In queste città, prendiamo ad esempio Shirnak,
che ha un distretto molto vasto, c’è un medico ogni 10.000 abitanti, e spesso non è nemmeno reperibile, perche’ costretto a
girare da un posto all’altro, con lunghi percorsi in strade di montagna non
sempre agevoli. Proprio a Shirnak una associazione Italiana ha allestito un
ambulatorio che ora è chiuso perché manca il medico e spesso anche l’infermiere.
Ad
Hakkari l’ospedale è stato chiuso per
anni.. la struttura più vicina è a Wan,
che dista circa 200 km e 5 ore di viaggio!!!!
C’è grande discriminazione sociale ed
economica per cui difficilmente un curdo può raggiungere alti livelli sociali e
Culturali, specialmente se si occupa di politica.
L’attuale partito filo-curdo, il BDP (Partito
per la pace e la democrazia) ha cambiato
sigla numerose volte (DEP, HEP, HADEP,
OZDEP, DEHAP,DTP) , perché di volta in
volta chiuso dalle autorità turche e riaperto con altre sigle.
Capi
e funzionari del partito, sindaci regolarmente eletti, consiglieri comunali,
giornalisti sono stati quasi tutti in carcere per periodi più o meno lunghi, e
molti sono costretti a emigrare. Altri prendono il loro posto con una volontà veramente eccezionale di fare sopravvivere una
idea, ma con privazioni personali e collettive altrettanto eccezionali.
Quasi
ogni famiglia curda, specialmente nella parte piu’ orientale del paese,
distretti di Dersim ( ribattezzata
Tunceli dai Turchi, come del resto tutte le città curde hanno cambiato nome), Van,
Hakkari, Shirnak, ha o ha avuto almeno un membro in carcere, in guerriglia o
ucciso: queste famiglie non possono piu’ usufruire della Carta Verde che da’ diritto all’assistenza sanitaria alle
persone piu’ povere, restando così senza il minimo soccorso umanitario.
Gli scontri con la polizia sono frequenti sia durante i festeggiamenti del Newroz (capodanno
curdo, 21 marzo) che per ogni
manifestazione organizzata dai curdi.
Altrettanto frequenti sono gli arresti, anche
di minorenni, sparizioni, esecuzioni extragiudiziarie. Il trattamento dei minorenni in carcere è
davvero indecente e non di rado i giovani subiscono violenze di ogni tipo tanto
che se ne occupa anche Amnesty International, ma i Media europei
vergognosamente tacciono come purtroppo hanno taciuto sul massacro di Roboski (un villaggio di montagna ai confini con
l’Irak,) quando il 28 dic. 2011 un aereo
turco ha bombardato senza alcun motivo con gas e ucciso 34 curdi inermi di cui 19 minorenni ed è tornato
indietro dopo circa mezz’ora per completare la strage quando i sopravvissuti cercavano di venire in
aiuto ai compagni. Su 36 persone solo due si sono salvate .
Questi
esempi pur sommari e non esaustivi, danno comunque un’ idea della situazione e
fanno capire perché un giovane possa decidere di lasciare tutto ed andare in
montagna. La discriminazione sessuale
che pesa sulle ragazze e i limiti imposti da tradizioni e religione, sono altra causa di fughe in montagna, per
affiancarsi alla guerriglia .
La vita
di guerriglia è una vita molto dura, non tutti quando entrano sanno esattamente
quello che li aspetta, non tutti
resistono. L’addestramento è di tipo militare, con marce, esercizi, disciplina
ferrea Non ci sono normali campi di addestramento in
posti appositamente scelti e protetti. Qui si è in montagna tra cime aspre e
spesso aride con pareti scoscese e passaggi
non agevoli e in inverno c’è molta neve.
Inoltre il nemico è sempre in agguato e può spuntare fuori da un momento
all’altro o sorvolare con aerei ed elicotteri pronti a bombardare, anche con
gas, appena vedono qualcosa muoversi o una postazione
Spesso addestramento e battaglia vanno di pari
passo. Il giovane appena arrivato è subito immerso
in una realtà diversa, difficile, spesso sconvolgente . Nelle montagne ci sono
grotte o cavità naturali che possono essere sfruttate in maniera temporanea, a
volte si trovano case abbandonate. Ma
più spesso si scavano tunnel sotterranei (che per lo più ricalcano la forma delle abitazioni
tradizionali con corridoio al centro, due o tre camere da un lato e cucina e
bagno dall’altro) che sono un rifugio più sicuro per poter dormire, avvolgersi
in coperte, quando possibile accendere un fuoco per cucinare e scaldarsi e
soprattutto non essere visti Questi rifugi, costruiti in fretta e con grande
fatica quando arriva l’ inverno e comincia a cadere la neve, comunque possono cambiare a seconda delle circostanze e delle necessità
contingenti.
Durante le marce di spostamento il bagaglio deve
essere essenziale, il più possibile leggero per non essere impacciati nei
movimenti; spesso capita di dormire fuori
e le notti sono fredde, per questo i guerriglieri devono essere ben
temprati e addestrati a sopportare ogni
sorta di difficoltà, intemperie,
disagi. Per lavarsi ci sono le sorgenti,
le cascate, i vari corsi d’acqua limpidi e puliti ma certamente freddi e
d’inverno gelidi. La sera spesso si usano calderoni messi sul fuoco con dentro la neve in modo
che, sciogliendosi fornisce acqua calda
con cui farsi il bagno etc. Gli uomini riescono a tagliarsi i capelli e farsi
la barba ma in genere in inverno la lasciano lunga, forse per mantenere un po’ più di calore.
Le marce di spostamento o in vista di una
battaglia avvengono spesso di notte e…….”ci guidano le stelle” come recita la nota canzone. Le camminate in
lunga fila si vedono per lo più nei films o……nei calendari. Queste si possono effettuare solo in casi di
estrema sicurezza soprattutto nel sud del Kurdistan (nord Irak) dove minori sono i rischi di essere visti da
ricognizioni turche o almeno sono fuori dalla loro giurisdizione. Lì ci sono vere e proprie basi dove si
concentrano molte persone , si costruiscono villaggi militarizzati e si
svolgono diverse attività non solo
destinate a fini bellici. Ad esempio
qualche anno fa i guerriglieri hanno costruito
una piccola diga e con un generatore sono riusciti a portare la luce non solo
per se stessi ma anche ai villaggi vicini che ne erano privi.
I guerriglieri che operano nel Kurdistan del
nord (attuale Turchia) sono per lo più divisi
in gruppi non molto numerosi per poter
nascondersi ed agire più agevolmente
guidati da un capo responsabile. Si comincia ad avere responsabilità di quattro
persone, poi il numero aumenta progressivamente. Le “nomine” avvengono
dall’alto, in stretto ordine gerarchico e non si contestano. I requisiti non
sono l’anzianità ma meriti ottenuti sul campo, attitudini particolari,
destrezza, serietà. Può capitare infatti che un ragazzo giovane dopo pochi mesi di ingresso in clandestinità venga
scelto come capo di un gruppetto di persone più anziane di lui e venga
accettato di buon grado.
Le
donne, per lo più ragazze, che scelgono di unirsi alla guerriglia mi sembrano
ancor più degne di ammirazione perché il loro fisico e il tipo di vita che
hanno sempre condotto le rendono meno adatte a sopportare le
difficoltà che questo nuovo genere di vita comporta. Ma certamente sono
determinate e convinte quanto i maschi. Quando le azioni sono comuni, durante
gli spostamenti spesso gli uomini
aiutano le donne a portare il
bagaglio o danno una mano nei punti più difficili ma non c’è molta differenza
tra quello che fanno uomini e donne; spesso si viene a conoscenza di donne
uccise in battaglia o in agguati; comunque fanno vita un po’ separata e dormono
in posti diversi.
L’amore
è fortemente scoraggiato, soprattutto i rapporti sessuali in quanto eventuali
conseguenze sarebbero ingestibili nella vita di guerriglia. Ma è naturale e
inevitabile che nascano storie d’amore, più o meno palesi, più o meno forti e
anche molto belle.
La
guerriglia non è solo lotta armata, è anche sinonimo di Libertà. Può sembrare un
controsenso considerando, ad esempio, il tipo di disciplina che vige tra guerriglieri. Ma è
così. Non sempre si combatte e nei
lunghi periodi di tregua si svolgono varie attività. Innanzi tutto si parla curdo, nelle sue varie
componenti (curmanchi, sorani, zazachi, gorani) e chi non
lo sa, lo impara. Si seguono corsi,cosa molto importante vista la scarsa
cultura di molte persone che non hanno potuto,
e in alcuni casi voluto, andare a scuola. Nelle scuole turche infatti gli
studenti fin dalle elementari vengono imbottiti di idee e mentalità turca, la
storia viene distorta e addirittura negata ( secondo una certa mentalità i
Curdi non esistono, sono Turchi della montagna). Insegnamenti di lingua, storia, politica
vanno di pari passo. Ma la scuola di guerriglia è una scuola particolare (molto
moderna tra l’altro ) diversa dalle
scuole normali e in cui le lezioni frontali
sono ridotte al minimo. Gli “insegnanti”
vengono scelti dalla base. Ad esempio , si sceglie un argomento da trattare:
due o tre persone indicate, soprattutto in base alle loro competenze specifiche (ci sono anche parecchi
laureati) ma non solo, questi si preparano per il tempo
necessario e poi espongono l’argomento a cui segue una discussione aperta, ad
es. se due persone parlano tra di loro gli altri ascoltano, imparano,
intervengono a loro volta con domande spesso volte a “tirar fuori” dall’interlocutore quello che già ha dentro ma
non riesce ad esprimere, oppure attraverso domande mirate riesce a rendersi
conto dei propri errori Un po’ il metodo
che di usava nell’antica Grecia con Socrate;
il tutto avviene democraticamente e con ordine, cosa che sarebbe
abbastanza difficile da noi quando tutti parlano insieme e poco si ascoltano
gli altri.
Tra
i guerriglieri si impara ad essere autonomi, a chiedere aiuto solo quando è
indispensabile, ma anche ad essere solidali, non solo tra di loro ma con le varie persone con cui vengono in contatto.
Si impara ,o si rafforza, il senso di
umanità, di giustizia, di lealtà. La loro forza sta soprattutto nella mente,
nella convinzione psicologica di lottare per una causa giusta: la libertà e la
dignità di un popolo che è il più antico che abita questa terra, anche se
questo comporta a volte la necessità di
essere duri e inflessibili. (Non credo
sia casuale ma per la mia esperienza personale
posso affermare con sicurezza che tra i numerosi curdi che conosco
quelli che sono stati in guerriglia sono i più seri e affidabili.)
Si sente spesso dire che il PKK si finanzia
anche con la droga. Questo è del tutto falso.
Alcuni curdi, è vero, spacciano o sono corrieri di droga ma il PKK è fortemente nemico della droga ; se qualche gruppo si
imbatte nei corrieri la droga viene sequestrata e bruciata. Il denaro invece
viene tenuto, ma questo capita di rado, come rarissimo è il caso di
guerriglieri che ne approfittano e sono così fuori
dell’organizzazione. Lo stesso atteggiamento hanno i sindaci dei Comuni nei quali la droga
comunque passa (dall’Afganistan, dall’Iran la Turchia è un passaggio
obbligato), un altro genere di contrabbando (ad es. benzina, generi di prima necessità)
è invece tollerato in quanto spesso è unica fonte di guadagno per la povera
gente.
Il
principale sostentamento della guerriglia viene dai contributi che volontariamente danno gli emigrati curdi
, in proporzione al loro reddito; dai
pedaggi che i guerriglieri riscuotono per aiuto prestato nel trasferimento di
greggi da un paese all’altro (es. Iran Turchia) che i pastori fanno per vari
motivi spesso familiari: questa è una “transazione” che conviene a tutti perché
le quote che esigono le autorità di frontiera sono molto più alte.
Una
cosa molto importante da ricordare, per noi occidentali, è che il PKK o HPG non
è un gruppo terroristico ma un gruppo di RESISTENZA. Se si ha questo chiaro in
mente la prospettiva cambia e si possono capire tante cose. Basti un esempio: la maggioranza della popolazione, la quasi
totalità nella parte più orientale del paese, appoggia il PKK e vede in Ocalan
(detto affettuosamente Apo, lo zio) il proprio leader indiscusso che è in
isolamento in carcere dal 1999 e dall’estate del 2011 gli è negata qualsiasi
visita di avvocati e parenti, cosa che ha suscitato forti reazioni e fa temere
fortemente per la sua salute e addirittura
per la sua vita.
Nel
corso di questi ultimi anni, su indicazione dello stesso Ocalan, i guerriglieri
hanno proclamato per ben 6 volte il cessate il fuoco unilaterale con l’intenzione
e la speranza di poter
aprire trattative con lo stato turco per ottenere il rispetto di alcuni diritti
fondamentali : non separatismo dunque, anche se forse ( penso io) questo è il sogno
nel cassetto di ogni curdo. Non c’è stata alcuna risposta, al contrario la repressione
è continuata senza interruzione. La guerriglia è ripresa ogni volta a bassa
intensità ma ora da alcuni mesi è ripresa in maniera massiccia e violenta con
gravi perdite da ambedue le parti ma soprattutto da parte turca e da luglio
scorso la guerriglia ha il controllo di alcune zone nel distretto di Hakkari.
In guerriglia c’è un ricambio continuo.
Quanti sono i guerriglieri non è dato sapere. Forse non lo sanno nemmeno i
dirigenti. Le unità sono dislocate in tanti posti Diversi, si formano, si sciolgono,
si raggruppano in modi e quantità diverse a seconda delle esigenze e delle
situazioni contingenti. Molti vengono uccisi, altri feriti in modo grave e devono andarsene ( e questi
resteranno sempre guerriglieri “in pectore”). Alcuni non reggono fisicamente o
psicologicamente a una vita così dura, altri si stancano o sanno che le loro
famiglie hanno bisogno di aiuto e sostentamento e quindi lasciano per trovarsi
un lavoro (da emigrati) , altri se ne vanno per disaccordi ideologici non
accettando più i dettami della nuova dirigenza. Alcuni infine sono rientrati in
Turchia e si sono costituiti dopo l’arresto di Ocalan e interpretando un suo
suggerimento, sono tornati a una vita quasi normale dopo
aver passato qualche anno in carcere.
Molti
altri li sostituiscono. Come diceva recentemente il =nuovo= sindaco di una
città in cui tutto il consiglio comunale è stato denunciato e destituito, “Non
ci abbatteranno mai. Per ognuno di noi che sparisce, cento sono disposti a
pendere il suo posto”. Questo avviene sia nella vita civile che in montagna.
Dal
2011, dopo la lettera-proposta di
Ocalan per la pace (letta pubblicamente durante la manifestazione del Newroz a
Dyarbakir e diffusa in tutto il mondo), i guerriglieri hanno cominciato ad
andarsene dalla Turchia e si sono ritirati nel Sud Kurdistan (Nord Irak) dove
già avevano delle basi. Non hanno deposto le armi ma non hanno più combattuto
in attesa dell’annunciato accordo tra Ocalan e lo stato turco. Erdogan si era impegnato a fare delle
concessioni al popolo curdo (maggiore
libertà, autorizzazione all’uso della lingua curda anche nelle scuole, fine
degli attacchi della polizia e degli arresti ingiustificati – ad esempio
durante le manifestazioni-). Purtroppo niente è successo, nessuna promessa è stata mantenuta. Al
contrario ci sono stati nuovi arresti e nuove persecuzioni. I guerriglieri “scalpitavano” ma non si sono mossi per
obbedienza al loro capo.
Nel
frattempo la situazione nel Medio Oriente è profondamente cambiata con lotte
continue fra le varie parti in Siria: Assad e i suoi alleati Hezbollah e Iran
contro vari gruppi di opposizione soprattutto islamici ( tra cui estremisti
quali ISIS e Nusra ) spesso sostenuti più o meno apertamente dagli occidentali.
Tutti questi gruppi armati distruggono, devastano,uccidono
senza pietà. In mezzo stanno Curdi, sostenuti dai guerriglieri del PKK e le
corrispondenti organizzazioni YPG (gruppi di difesa del popolo) e YPJ, il ramo
femminile che è molto attivo sia nella vita civile , con sostegno alle donna e
lotta per i loro diritti, che in guerriglia dove danno spesso prova di grande
coraggio e abnegazione non inferiori a quelle degli uomini. Addirittura si
racconta (non ho potuto verificare se sia vero o no) che i combattenti
dell’ISIS sono fuggiti davanti alle donne perché convinti che se vengono uccisi da una donna
non potranno andare nel paradiso!!!!
Dal
marzo 2011, circa 6 mesi dopo l’inizio della guerra in Siria, nel Rojava o Kurdistan occidentale, è in atto
un nuovo esperimento. Il Rojava è composto da tre distretti o cantoni: Cizre,
Kobanè, Afrin. Qui i Curdi stanno attuando un vero e proprio “stato”
democratico (in realtà non è una
dichiarazione di indipendenza ma un modo diverso di amministrarsi). Infatti al governo locale del Rojava
partecipano tutte le etnie presenti nel territorio : Oltre ai Curdi (in genere musulmani) e Curdi Yezidi ( la loro
religione conserva qualcosa dell’antico zoroastrismo ed è in parte influenzata
da altre religioni) ci sono Armeni, Assiri, Arabi, quindi anche cristiani; ogni
gruppo ha il diritto di partecipare, rispettare ed essere rispettato. Le donne sono presenti in modo paritetico
(ad. es. ogni carica è doppia in quanto è rappresentata da un uomo e da una
donna).
Questi
Cantoni che aspirano all’indipendenza, o quanto meno all’autonomia e che stanno sperimentando una forma di governo
moderno e lungimirante, non sono sostenuti da nessuno, nemmeno dagli
occidentali . Europa e America sostengono a parole ma in pratica non fanno
niente per impedire i massacri (i
bombardamenti americani servono a ben poco e sono soprattutto di facciata).
Così si rendono complici e corresponsabili.
I
Curdi sono combattenti forti e decisi ma leali. Per ora soprattutto si
difendono e quello che è molto importante ricordare (cosa del resto nota anche
a chi non si interessa di politica) è che non commettono mai violenze gratuite
contro donne, bambini, persone indifese e per questo sono rispettati dalle
popolazioni locali.
In
agosto, dopo la presa di Mosul c’è stato un massacro di Yezidi e cristiani da
parte delle bande criminali dell’ISIS, il cosiddetto califfato islamico di tagliatori di teste e
stupratori. Centinaia di persone scappate sulla montagna Shengal sono morte di fame e di sete,
soprattutto bambini e anziani, senza che nessuno potesse (o volesse?) portare
soccorso. Chi si è salvato lo deve a PKK e YPG che hanno formato un corridoio
per far evacuare la popolazione mentre i Peshmerga irakeni si sono ritirati o
arresi.
Ora
l’attacco violento è contro Kobané difesa strenuamente fino all’ultimo sangue
ma con inferiorità di mezzi e uomini. I Curdi comunque non si arrendono e sono
disposti a morire non per andare in paradiso come martiri ma perché vogliono
costruire un futuro migliore nel quale credono profondamente.
Le
notizie che giungono tuttavia sono angoscianti e si teme un genocidio
annunciato.
Intanto
il PKK, che è l’unico vero baluardo contro l’ISIS, è ancora nella lista dei
terroristi, mentre l’ISIS non c’è.
Un
altro aspetto di tutta questa storia riguarda la Turchia che agisce in modo molto ambiguo . Da un lato sembra che voglia
avere un accordo con Ocalan per risolvere la questione curda, dall’altro
sostiene (più o meno apertamente) l’ISIS
fornendo passaggi ai loro militanti e armamenti e viceversa impedendo ai Curdi di varcare le frontiere
verso Siria e Irak , spesso bloccando
anche gli aiuti umanitari. In sostanza la Turchia vuole controllare ogni
movimento del PKK e sostenitori e impedire il controllo che i Curdi hanno della
loro terra, il Rojava. Inoltre mentre i
turchi sono costretti ad accettare profughi in fuga dall’inferno della guerra,
poi non forniscono loro alcun sostegno (cibo, acqua, tende) e ostacolano chi
vuole aiutarli.
Donatella
Perfetti
non hai detto come possiamo aiutarli
RispondiEliminaIl contributo che ci è arrivati è questo senza altre indicazioni.
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