Da sinistra: Strappaghetti, Maori e Bucciarelli al congresso. |
«Se c’è un’associazione benemerita che dovrebbe essere iscritta nell’albo
d’oro della città di Perugia, questa è Omphalos».
Così inizia l'intervento di saluto di Andrea Maori all'VIII congresso di Omphalos GLBT LIFE Perugia intervenuto per radicaliperugia.
Di seguito l'intervento.
«Per chi non lo sapesse l’albo d’oro
del Comune di Perugia è quella onorificenza che dopo un voto del consiglio
comunale, l’amministrazione cittadina assegna a quanti, siano essi cittadini,
enti o associazioni, si siano resi benemeriti del Comune in ogni campo di
utilità pubblica ed abbiano dato particolare lustro alla città.
L’onorificenza viene assegnata in
occasione della celebrazione del XX
Giugno, cioè della massima manifestazione di laicità che ancora sopravvive a Perugia.
Il vostro stare insieme, la vostra
organizzazione ha infatti una storia ed una presenza in questo territorio che
dovrebbe essere riconosciuta ampiamente.
L’incremento di partecipazione, visibilità e soprattutto lo
sviluppo consistente di attività erogate alla comunità LGBTI umbra, con
l’impegno di volontarie e volontari in tanti campi, costituisce un esempio di come l’associazionismo possa essere un volano
di crescita di una società democratica e rispettosa dei diritti umani,
anche nel territorio.
Penso per esempio all’apertura di sportelli e luoghi di incontro,
all’assistenza, alla salute e benessere della comunità, anche in
campi del tutto trascurati da istituzioni pubbliche da decenni –per esempio
alla prevenzione della sindrome HIV.
A maggior ragione questo
riconoscimento pubblico dovrebbe essere dichiarato se consideriamo il passaggio
da una fase di semiclandestinità e diffidenza da cui nacque l’associazione circa
25 anni fa, a quello che è diventata oggi, con le notevoli iniziative politiche e di informazione contro le
discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere per
sviluppare un clima di non discriminazione e rispetto all’obiettivo della piena
uguaglianza.
Il vostro costituisce un esempio
concreto di come politica si può
coniugare concretamente con la cultura, intesa come forma di dialogo e
lotta nonviolenta per una società laica e democratica.
Però non dobbiamo farci illusioni
che dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili il movimento abbia
raggiunto chissà quali obiettivi.
Lo dico a ragion veduta perché in
genere dopo l’approvazione di una legge importante – con tutti i limiti che
essa ha (trascuro di accennare al
dibattito interno alla comunità) – in genere c’è un ripiegamento dei movimenti
per i diritti.
Se ogni ratifica legislativa costituisce un avanzamento verso
l’uguaglianza per tutte-tutti, anche per chi non ne usufruisce,
dietro l’angolo ci aspettano nuove sfide: in sede locale, l’approvazione della
legge regionale contro l’omofobia che, per noi radicali costituisce una delle
leggi umbre sui diritti civili da approvare insieme all’Istituzione
del Registro regionale delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) sanitario.
Ma i nemici della “Società aperta” sono dappertutto.
Ci sono i fautori della teoria del gender, molto agguerriti e che hanno
in papa Francesco uno sponsor molto importante.
Il papa è tornato a ribadirlo in
occasione della XXXI Giornata mondiale della Gioventù a Cracovia in cui ha
affermato la sua agenda conservatrice che arriva fino a negare il divorzio, i
diritti di figli naturali o la possibilità di fare sesso prima del matrimonio.
Certo, non va dimenticato che il
papa ha invece speso parole molto importanti sulla questione migranti e
sull’ambiente ma, a parte alcune dichiarazioni estemporanee che mostrano
comunque un travaglio all’interno della chiesa, la linea è sempre quella.
Per quanto riguarda il Parlamento c’è poi tutta la questione di una
riforma complessiva del diritto di famiglia, capace di soddisfare le esigenze
di tutti, una riforma che dovrà menzionare esplicitamente l’irrilevanza
dell’orientamento sessuale per il matrimonio civile e di tutti gli istituti
legati alle convivenze, in modo da ribadire il principio costituzionale di
eguaglianza anche per le persone omosessuali; l’unificazione dei procedimenti
di separazione e divorzio, il testamento biologico, l’ammissione della
procreazione eterologa ed altre modifiche alla legge 40, la parità tra uomo e
donna nella trasmissione del cognome, la modifica, nel regime successorio,
dell’istituto della legittima, la dichiarazione dei “diritti dei minori.
Tutte riforme che vanno nel senso
della distinzione tra diritto civile e canonico quindi nel senso della
riaffermazione della laicità dello Stato.
Ci sarebbe ancora molto da dire e
da elaborare ma il tempo è tiranno.
Nell’augurarvi un buon lavoro
congressuale, non posso che chiudere richiamando una strofa di una meravigliosa
canzone di Gino Paoli: “Grazie di
esistere!” »
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