«Urgono provvedimenti reali per migliorare la condizione
delle carceri italiane perché sono in
gioco il nostro onore e prestigio»; queste le parole dell’ ex presidente della Repubblica
Napolitano, qualche anno fa.
Ma ancora tante tantissime le voci di protesta ed
esasperazione , i casi di violenza e di abuso irrisolti, di cui l’Italia
presenta una lunga lista .
Di questi giorni la riaccesa vicenda di Giuseppe Uva e accanto
a lui e al dolore ancora vivo dei familiari si sono unite i parenti delle altre
vittime di Stato: Cucchi, Aldrovandi , Bianzino, i più noti.
Ricordiamo sempre
anche la difficile situazione delle carceri umbre di cui tempo fa si è
fatto portavoce il garante dei detenuti di Perugia.
La Corte europea per i diritti umani ha incluso il nostro
Paese tra quelli più arretrati e degradati da questo punto di vista che
illustra la drammatica situazione dei carcerati, i cosiddetti uomini ombra , un’esistenza che si scandisce e
si consuma lenta spogliata nella ripetitività angusta di un tempo e uno spazio
sospesi chiusi e segnati spesso dalla
violenza e l’abuso di potere.
Michel Foucault ha scritto che «In questa nostra società
disciplinare controllante ciò che bisogna denunciare innanzitutto è il
funzionamento sociale della prigione e tutte le illegalità che essa produce:
l’esercizio del potere e dei poteri. Lo spazio carcerario è un luogo di
violenza morale , privazione e violenza che alimenta altra violenza. Ciò che
c’è di più pericoloso nella violenza è la razionalità. La violenza trova
ancoraggio profondo nella forma di razionalità che utilizziamo. La violenza
trova nella razionalità la sua forma compatibile».
E laddove si esercita il potere e la licenza
legittimata della violenza , si
legittima l’omicidio.
Sparisce ogni diritto umano, la dignità viene lesa, la
dignità , il diritto più sacrosanto e inviolabile , quello che fa sentire di
essere ancora uomini tra gli uomini e non ombre.
Nessun commento:
Posta un commento