Il Professore Carlo Fiorio |
Pubblichiamo con molto piacere il testo integrale del dettagliato comunicato stampa che il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Umbria, Prof. Carlo Fiorio ha inviato sulla situazione nel carcere di Spoleto. Non abbiamo commenti da fare. Per completezza di informazione inseriamo i link a due articoli pubblicati online che contengono una replica del direttore del Carcere di Spoleto. Questa denuncia ci consente di cogliere l'occasione per replicare a tutti quei politici che in questi anni hanno sottovalutato l'importanza della nomina del Garante regionale dei Detenuti relegandola a figura burocratica magari di stampo partitocratico. La vicenda in oggetto e la capacità del professor Fiorio di creare reti di associazioni di volontariato negli istituti penitenziari umbri e soprattutto occasioni di miglioramento della qualità della vita dei detenuti è la dimostrazione che non ci eravamo sbagliati nel condurre una iniziativa per l'applicazione della legge di nomina del garante.
Andrea Maori
Agli organi di stampa
LORO SEDI
Perugia, 13 novembre 2014
COMUNICATO STAMPA
Il Garante delle persone
sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale denuncia
la gravissima situazione caratterizzante la gestione della Casa di reclusione
di Spoleto.
Sia i colloqui che la
corrispondenza proveniente dall'istituto spoletino evidenziano una gestione
carceraria connotata da un'ingiustificata rigidità oltre che da un illegittimo
ricorso al potere disciplinare. Conseguenza di tale gestione è stato lo
“sciopero pacifico” che ha interessato le due attività più preziose per i
detenuti: quelle scolastiche e quelle lavorative.
Con un comunicato diffuso a
tutte le autorità operanti nel contesto regionale, le persone detenute presso
il carcere spoletino preannunciavano (con congruo anticipo rispetto
all’effettiva esecuzione) «l’astensione dalle attività lavorative, scolastiche,
universitarie» e «dall’acquisto di generi alimentari e/o prodotti di genere
diverso acquistabili tramite servizio di sopravvitto», motivando «tale forma di
protesta civile, pacifica e non violenta» con la necessità di veicolare
all’esterno talune criticità della gestione di quell’istituto.
A fronte di tale legittima
scelta la direzione ha optato per la via dello scontro frontale, limitando
drasticamente i diritti costituzionalmente garantiti alle persone detenute.
A tutt’oggi si registra:
la generalizzata riduzione,
in chiave punitiva, delle telefonate (improvvisamente diminuite da 4 a 2
mensili) e dei colloqui. Con particolare riferimento a questi ultimi, la direzione ha illegittimamente imposto la fruizione
di un’ora di colloquio settimanale, violando palesemente il combinato disposto
degli artt. 18 comma 3 ord. penit. e 37
comma 10 reg. es.1 1. e vessando in modo particolare non solo i residenti fuori
regione, ma altresì tutte le persone in condizioni economiche disagiate. A ciò si
aggiunga che sono stati esclusi tout court i colloqui con le cc.dd. “terze
persone”; l’apodittica creazione di una sanzione disciplinare atipica: si è
previsto, con ordine di servizio, l’assoggettamento a procedimento disciplinare
a carico di chiunque scioperi. Tale previsione, illegittima ed odiosa
allorquando essa venga rivolta a persona libera, assume significati ben più
inquietanti nei confronti del detenuto, posto che l’eventuale provvedimento
disciplinare sortirà ricadute negative sia sulla liberazione anticipate che sui
permessi premio. Nondimeno, in una più ampia prospettiva, l’istituto spoletino
ha registrato, nel corso degli ultimi mesi, un singolare incremento dei
procedimenti disciplinari per i motivi più disparati e talora per fatti non costituenti
infrazione disciplinare, in palese violazione del principio di tassatività
operante in subiecta materia (a mero titolo esemplificativo sono stati
sanzionate condotte totalmente incolpevoli quali: la rottura di un fermaporta
di una cella cagionato dallo sbattere della porta a causa del vento; la puntura
di un agente causata da un ago da cucito, legittimamente detenuto e custodito
in un portaoggetti, nel mentre effettuava una perquisizione). A ciò si aggiunga
che alcuni detenuti riferiscono di provvedimenti disciplinari irrogati de
plano, senza la necessaria partecipazione del detenuto al relativo
procedimento. In tale prospettiva, si registra un utilizzo sproporzionato della
sanzione disciplinare del c.d. isolamento, applicato quasi sempre nella sua massima
durata consentita e in un contesto assolutamente eterodosso rispetto alle
coordinate legislative e regolamentari: ci si riferisce al fenomeno delle
cc.dd. celle lisce, prive di qualunque oggetto o mobilio, senza televisione o
radio, senza fornellino anche per un caffè, con il divieto (direttoriale) di
far spesa e, dulcis in fundo, con il blindato chiuso giorno e notte; riduzione
drastica del vitto a danno di chi sciopera: i detenuti incontrati in data 10
novembre u.s. hanno riferito di aver ricevuto, quale pasto per l’intera
giornata, oltre al latte mattutino, esclusivamente 30 gr di coniglio ed 1
wurstel; i detenuti spoletini lamentano, inoltre, l’insufficiente erogazione
dell’acqua calda e del riscaldamento della struttura penitenziaria, oltre alla
mancanza di forniture per l’igiene della cella, in violazione dell’art. 8 ord.
penit., con conseguente penalizzazione delle persone economicamente più
disagiate. Questa l'illegittima reazione, ma vediamo cosa chiedevano i detenuti
nel loro comunicato. In via di estrema schematizzazione, le richieste erano le
seguenti: 1) maggiore trasparenza in ordine alle modalità di organizzazione del
lavoro (artt. 20 ss. ord. penit.), sia con riferimento alla composizione ed
alle attività della relativa commissione, sia con riguardo al rispetto dei
contratti collettivi; 2) rispetto della dignità dei familiari in attesa di
colloquio, costretti a stazionare all’aperto, senza possibilità di porsi al
riparo dalle intemperie; 3) possibilità, per i detenuti cc.dd. AS, di iscriversi
all’Istituto Alberghiero; 4) riordino delle modalità di ricezione e consegna
pacchi (postali e colloquio); 5) rispetto delle esigenze sanitarie di base; 6)
maggiore efficienza nel processo di elaborazione della sintesi trattamentale;
7) sistemazione e valorizzazione infrastrutture esistenti; 8) ripristino del
possesso dei personal computer nelle camere di pernottamento; 9) rispetto
dell’art. 3 CEDU; 10) fornitura generi prima necessità a fronte di trattenute
in busta paga; 11) rivisitazione del servizio “sopravvitto”.
Alla luce di tanto, non solo
la reazione amministrativa risulta sproporzionata (e talora, si insiste,
illegittima) rispetto alle richieste, ma, a parere del Garante, è necessario
che l’amministrazione penitenziaria adempia agli obblighi previsti da leggi e
regolamenti. In questo senso, tutti gli Organi dell’Amministrazione sono
richiesti di provvedere. Nondimeno, il Garante invita la Magistratura di
Sorveglianza ad esercitare un più penetrante controllo sugli atti
amministrativi lesivi dei diritti soggettivi della persona detenuta.
Prof. Carlo Fiorio Garante
delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà
personale
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