Da sinistra: Dottorini, Ciotti, Maori, Guaitini |
Dichiarazione di Andrea Maori e Miche Guaitini
La legislazione regionale in materia di legge elettorale e di strumenti
di partecipazione popolare tra cui i referendum, rappresenta in materia
plastica la scarsa sensibilità
istituzionale in materia dei più elementari diritti democratici dei cittadini.
Oggi abbiamo la possibilità di
migliorare le cose in maniera significativa.
LA LEGGE ELETTORALE
REGIONALE
L’approvazione
di una nuova legge elettorale a ridosso (meno di un anno) della consultazione
va contro il “Codice di buona condotta
in materia elettorale” adottato nel 2002 dal Consiglio d’Europa, attraverso la Commissione Europea per la democrazia
attraverso il diritto e approvato dal Parlamento Europeo nel 2003 perché
contraria al principio della “stabilità
del diritto”. “Ciò che è da evitare, non è tanto la modifica della modalità di
scrutinio, poiché quest’ultimo può essere sempre migliorato, ma la sua
revisione ripetuta o che interviene poco prima dello scrutinio (meno di un
anno)” poiché può ingenerare
anche solo il sospetto di una manipolazione in favore del partito al potere. In
Umbria si è già incappati nell’errore di approvare la legge elettorale
attualmente in vigore a meno di 3 mesi dallo
svolgimento delle elezioni regionali. E oggi, a distanza di 5 anni, si sta
verificando la stessa situazione nonostante già nell’ottobre 2012 chiedemmo invano
al Consiglio una particolare attenzione sui tempi dell’approvazione. Onde
evitare il ripetersi degli stessi errori ed evitare pregiudiziali su principi costituzionali di uguaglianza e di pieno
godimento dei diritti di elettorato attivo e passivo come avvenuto nel
2010, si rende dunque necessaria un’attenzione
particolare su tre aspetti: la previsione di clausole in sede di prima
applicazione che rendano meno gravosa la raccolta firme (ad es. il
dimezzamento del numero minimo); la
parità di trattamento tra i partiti per la raccolta delle firme (o c’è
esenzione per tutti o per nessuno); l’approvazione
della nuova legge elettorale nei termini
più ristretti possibile perché siamo già in enorme e colpevole ritardo
rispetto alle raccomandazioni contenute nel “Codice di Buona Condotta in
materia elettorale.
I REFERENDUM IMPOSSIBILI
Statuto
della Regione Umbria, art. 22: “La Regione riconosce il referendum quale
istituto di democrazia partecipativa e ne favorisce l’utilizzazione”.
Invece in Umbria è IMPOSSIBILE
lo svolgimento di un referendum. Infatti la normativa vigente stabilisce che
non si può svolgere un referendum regionale né in concomitanza con le elezioni
regionali, né in concomitanza con
elezioni politiche, europee e amministrative. Cioè MAI. L’istituto referendario regionale è stato sempre osteggiato in
passato: si pensi solo alla vicenda del referendum abrogativo della norma che
aumentava gli emolumenti dei consiglieri del 23%, convocato per 3 volte tra il
2005 e il 2007 e per 3 volte sospeso per concomitanza con altro tipo di
elezioni e per il quale la presidente Lorenzetti non esercitò mai la facoltà di
spostarlo all’autunno successivo, facoltà addirittura eliminata nella nuova
norma del 2010.
Quest’anno
però è arrivata la richiesta di fusione da parte di cinque comuni
dell’orvietano. E la maggioranza politica, che appoggiava questa iniziativa, si
è trovata nella scomoda situazione di voler far svolgere un referendum
impossibile da svolgere. Ed ha tentato di fare la porcata delle porcate: modificare la legge eludendo la sospensione prevista al punto c) dell’art. 28 c. 1
(concomitanza con elezioni politiche e amministrative) per i soli referendum su
fusione e istituzione dei nuovi Comuni, infischiandosene di quelli abrogativi e
consultivi. Grazie al lavoro del consigliere Dottorini, si è tentato di eliminare
tale sospensione per tutti i referendum, riuscendo però ad ottenere il
risultato solo per quelli consultivi. A questo punto abbiamo invocato il ricorso previsto dall’articolo 82 dello
Statuto per acquisire il parere della Commissione di Garanzia Statutaria sulla
conformità della legge sui referendum allo Statuto, sono state raccolte, sempre
grazie a Dottorini, le 11 firme di Consiglieri necessarie e il 26 marzo, la Commissione ha dichiarato contrario allo
Statuto il punto c) dell’art. 28 c. 1 della L.R. 14/2010. L’articolo 82
dello Statuto imponeva al Consiglio di riesaminare la norma dichiarata non
conforme. Sono passati 4 mesi da allora e
nulla ancora è stato fatto. Appare
inequivocabile la malafede politica
della massima istituzione legislativa regionale su questa tematica (con le
lodevoli eccezioni di Dottorini, di chi ha votato il suo emendamento e in
subordine di chi ha, con la propria firma, consentito di interpellare la
Commissione di Garanzia Statutaria). Perché un conto è dire che quando fu
approvata quella legge nel 2010 può essere sfuggito per errore o distrazione (e
può succedere) il perverso meccanismo per il quale è impossibile svolgere
referendum, altra cosa è perseverare con
questo mostro giuridico quando è stato fatto notare l’errore e quando si aveva
la possibilità di porvi rimedio in maniera semplice e lineare.
Chiediamo dunque che il Consiglio Regionale
proceda senza ulteriore indugio ad approvare la semplice norma composta da un
solo articolo che abroghi definitivamente il punto c) dell’art. 28 c.1 della
L.R. 14/2010.
Andrea Maori e Michele
Guaitini (segretario e tesoriere di radicaliperugia.org)
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