lunedì 28 luglio 2014

Sintesi della conferenza stampa di oggi di radicaliperugia.org su legge elettorale e referendum in Umbria

Da sinistra: Dottorini, Ciotti, Maori, Guaitini
Dichiarazione di Andrea Maori e Miche Guaitini

La legislazione regionale in materia di legge elettorale e di strumenti di partecipazione popolare tra cui i referendum, rappresenta in materia plastica la scarsa sensibilità istituzionale in materia dei più elementari diritti democratici dei cittadini. Oggi abbiamo la possibilità di migliorare le cose in maniera significativa.

LA LEGGE ELETTORALE REGIONALE
L’approvazione di una nuova legge elettorale a ridosso (meno di un anno) della consultazione va contro il “Codice di buona condotta in materia elettorale” adottato nel 2002 dal Consiglio d’Europa, attraverso la Commissione Europea per la democrazia attraverso il diritto e approvato dal Parlamento Europeo nel 2003 perché contraria al principio della “stabilità del diritto”. “Ciò che è da evitare, non è tanto la modifica della modalità di scrutinio, poiché quest’ultimo può essere sempre migliorato, ma la sua revisione ripetuta o che interviene poco prima dello scrutinio (meno di un anno) poiché può ingenerare anche solo il sospetto di una manipolazione in favore del partito al potere. In Umbria si è già incappati nell’errore di approvare la legge elettorale attualmente in vigore a meno di 3 mesi dallo svolgimento delle elezioni regionali. E oggi, a distanza di 5 anni, si sta verificando la stessa situazione nonostante già nell’ottobre 2012 chiedemmo invano al Consiglio una particolare attenzione sui tempi dell’approvazione. Onde evitare il ripetersi degli stessi errori ed evitare pregiudiziali su principi costituzionali di uguaglianza e di pieno godimento dei diritti di elettorato attivo e passivo come avvenuto nel 2010, si rende dunque necessaria un’attenzione particolare su tre aspetti: la previsione di clausole in sede di prima applicazione che rendano meno gravosa la raccolta firme (ad es. il dimezzamento del numero minimo); la parità di trattamento tra i partiti per la raccolta delle firme (o c’è esenzione per tutti o per nessuno); l’approvazione della nuova legge elettorale nei termini più ristretti possibile perché siamo già in enorme e colpevole ritardo rispetto alle raccomandazioni contenute nel “Codice di Buona Condotta in materia elettorale.

I REFERENDUM IMPOSSIBILI
Statuto della Regione Umbria, art. 22: La Regione riconosce il referendum quale istituto di democrazia partecipativa e ne favorisce l’utilizzazione”. Invece in Umbria è IMPOSSIBILE lo svolgimento di un referendum. Infatti la normativa vigente stabilisce che non si può svolgere un referendum regionale né in concomitanza con le elezioni regionali, né in concomitanza con elezioni politiche, europee e amministrative. Cioè MAI. L’istituto referendario regionale è stato sempre osteggiato in passato: si pensi solo alla vicenda del referendum abrogativo della norma che aumentava gli emolumenti dei consiglieri del 23%, convocato per 3 volte tra il 2005 e il 2007 e per 3 volte sospeso per concomitanza con altro tipo di elezioni e per il quale la presidente Lorenzetti non esercitò mai la facoltà di spostarlo all’autunno successivo, facoltà addirittura eliminata nella nuova norma del 2010.
Quest’anno però è arrivata la richiesta di fusione da parte di cinque comuni dell’orvietano. E la maggioranza politica, che appoggiava questa iniziativa, si è trovata nella scomoda situazione di voler far svolgere un referendum impossibile da svolgere. Ed ha tentato di fare la porcata delle porcate: modificare la legge eludendo la sospensione prevista al punto c) dell’art. 28 c. 1 (concomitanza con elezioni politiche e amministrative) per i soli referendum su fusione e istituzione dei nuovi Comuni, infischiandosene di quelli abrogativi e consultivi. Grazie al lavoro del consigliere Dottorini, si è tentato di eliminare tale sospensione per tutti i referendum, riuscendo però ad ottenere il risultato solo per quelli consultivi. A questo punto abbiamo invocato il ricorso previsto dall’articolo 82 dello Statuto per acquisire il parere della Commissione di Garanzia Statutaria sulla conformità della legge sui referendum allo Statuto, sono state raccolte, sempre grazie a Dottorini, le 11 firme di Consiglieri necessarie e il 26 marzo, la Commissione ha dichiarato contrario allo Statuto il punto c) dell’art. 28 c. 1 della L.R. 14/2010. L’articolo 82 dello Statuto imponeva al Consiglio di riesaminare la norma dichiarata non conforme. Sono passati 4 mesi da allora e nulla ancora è stato fatto.  Appare inequivocabile la malafede politica della massima istituzione legislativa regionale su questa tematica (con le lodevoli eccezioni di Dottorini, di chi ha votato il suo emendamento e in subordine di chi ha, con la propria firma, consentito di interpellare la Commissione di Garanzia Statutaria). Perché un conto è dire che quando fu approvata quella legge nel 2010 può essere sfuggito per errore o distrazione (e può succedere) il perverso meccanismo per il quale è impossibile svolgere referendum, altra cosa è perseverare con questo mostro giuridico quando è stato fatto notare l’errore e quando si aveva la possibilità di porvi rimedio in maniera semplice e lineare.
Chiediamo dunque che il Consiglio Regionale proceda senza ulteriore indugio ad approvare la semplice norma composta da un solo articolo che abroghi definitivamente il punto c) dell’art. 28 c.1 della L.R. 14/2010.


Andrea Maori e Michele Guaitini (segretario e tesoriere di radicaliperugia.org)

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