La Commissione regionale di Garanzia Statutaria ha emesso il suo verdetto: l’articolo 28 lett. c) della Legge Regionale 14/2010 (sospensione dei referendum regionali in caso di concomitanza con elezioni amministrative) è contrario allo Statuto in quanto costituisce una indebita limitazione all’istituto referendario.
Una sonora bocciatura alla legge dunque, come avevamo denunciato a suo tempo quando fu approvata e come avevamo ribadito più recentemente, quando lo scorso febbraio una classe politica attenta solo alle proprie questioni interne e insensibile ai diritti dei cittadini, con in testa il capogruppo PD Locchi, ha modificato la legge 14/2010 in maniera chirurgica per consentire lo svolgimento del referendum consultivo per l’accorpamento di alcuni comuni dell’orvietano infischiandosene di come la legge impedisse di fatto lo svolgimento di qualsiasi altro tipo di referendum, nonostante lo Statuto Regionale all’art. 22 stabilisca nitidamente come “la Regione riconosce il referendum quale istituto di democrazia partecipativa e ne favorisce l’utilizzazione”.
Di fronte a tale scempio democratico avevamo chiesto almeno un segnale di sussulto di dignità politica ad almeno 11 consiglieri per poter interpellare la Commissione di Garanzia Statutaria così come previsto dall’art. 82 dello stesso Statuto.
Ringraziamo il Consigliere Dottorini che si è battuto sia per modificare la legge per poter consentire lo svolgimento di tutti i tipi di referendum regionali, sia facendo proprio il nostro appello raccogliendo le necessarie adesioni per richiedere l’intervento della Commissione di Garanzia Statutaria.
Una vittoria per tutti i cittadini umbri ma per ora solo parziale. Infatti la Commissione può esprimere solamente un parere e spetterà ora al Consiglio Regionale modificare la normativa affinché risulti conforme allo Statuto. Chiediamo che questo avvenga in tempi rapidi e senza indugi per chiudere definitivamente l’ennesima brutta pagina di cui si è resa protagonista l’attuale maggioranza con l’aiuto, come spesso avviene in questi casi, dell’opposizione
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