Il Consiglio
regionale dell’Umbria ha inserito nell’ordine del giorno della seduta del 3
luglio la nomina del Garante delle persone sottoposte a misure privative o
limitative della libertà personale. istituito con una legge regionale del 2006.
Era tempo di
rientrare nella legalità. Si tratta, infatti, di una inadempienza
intollerabilmente lunga, giacché chi emana le leggi ha – prima di ogni
altro - il dovere morale e l’obbligo
giuridico di applicarle.
Libera Umbria è
intervenuta, fin dal 2008 e numerose volte, con sollecitazioni agli organi
istituzionali e politici e pubbliche, prese di posizione su questa necessità
senza ottenere ascolto. Lo ha fatto anche di recente, insieme ai Radicali di
Perugia e vari gruppi e movimenti di volontariato, in considerazione di una
situazione delle carceri che, in Italia e in Umbria, sembra essere anch’essa
fuori da ogni legge.
Non si tratta solo
di un affollamento che va ampiamente oltre i limiti previsti dalle norme,
dall’umanità e dal buon senso, ma anche di una carenza di risorse che incide
pesantemente sulle condizioni di vita dell’intera comunità carceraria, incluso
il personale di custodia, e determina frequenti e documentate situazioni di
insopportabile sofferenza materiale e morale.
La presenza del
Garante non è risolutiva ma, contribuendo alla tutela dei diritti, può essere
veicolo di una cultura basata sulla legalità. Il Garante può inoltre fornire un
grande aiuto per le istituzioni per far sì che alla giusta esecuzione della
pena non si aggiungano nei singoli o in interi gruppi danni alla salute fisica
e psichica. Il Garante, in ultima analisi, può rappresentare un contributo per
rientrare nella Costituzione, restituendo al regime carcerario un carattere
prevalentemente rieducativo piuttosto che afflittivo.
Ci auguriamo che
la persona che il Consiglio nella sua responsabilità sceglierà, oltre a
possedere i requisiti richiesti dalla stessa legge regionale, abbia
l’autorevolezza personale ed il sostegno delle istituzioni e della società
civile per un compito che si prospetta tutt’altro che facile.
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