giovedì 17 maggio 2012

Conferenza stampa (3) su "Garante dei detenuti in Umbria": dichiarazione di Simona Materia di Antigone-


Antigone ribadisce l’importanze e l’urgenza della nomina del Garante dei Detenuti in Umbria. Esprime soddisfazione per l’accordo raggiunto e per l’impegno da parte delle forze politiche di maggioranza alla effettiva attuazione di quanto previsto dalla legge regionale del 2006.
Il problema della tutela dei diritti in carcere presenta infatti, oggi, una attualità dovuta alla difficoltà dei soggetti detenuti a far valere ciò che gli spetterebbe in base alle normative vigenti e ai principi fondamentali, per timore di mettersi contro l’amministrazione penitenziaria e peggiorare la propria condizione.
Non dimentichiamo infatti che i detenuti presenti nelle istituzioni penitenziarie umbre, ed italiane in genere, nella stragrande maggioranza dei casi si trovano in carcere per violazioni della legge sull’immigrazione e del testo unico in materia di stupefacenti. La legge Bossi-Fini e la legge Fini-Giovanardi hanno infatti contribuito ad aumentare la popolazione carceraria italiana.

Non va inoltre dimenticato che l’Italia non è un caso isolato, e che quanto avviene nel nostro Paese è in linea con una più vasta tendenza, che interessa l’Europa  e che ha visto un avvicinamento al modello penitenziario statunitense, nella direzione di un incremento della popolazione detenuta e verso un graduale abbandono del perseguimento della finalità rieducativa della pena.
Inoltre stiamo assistendo all’uscita di scena dello Stato Sociale, che sta sempre più cedendo il passo ad uno Stato Penale, caratterizzato dalla tendenza a risolvere i problemi sociali, precedentemente gestiti attraverso prestazioni di welfare,  con una risposta di tipo criminalizzante e penalistica. In precedenza infatti la protezione dei diritti si estendeva anche ai detenuti, percepiti come soggetti destinatari di un aiuto sociale di diverso tipo e di un reinserimento successivo all’espiazione della pena detentiva, da attuarsi a seguito di un processo rieducativo che aveva luogo all’interno del carcere e che era volto ad un nuovo inserimento sociale e non all’esclusione del detenuto dalla società civile. Le carceri oggi sono più strutture meramente contenitive che non palestre che dove si allenano i detenuti all’inserimento nel patto sociale. La devianza tende ad essere nascosta all’interno delle mura del carcere.
L’attività di Osservatorio di Antigone, che mi vede personalmente coinvolta in Umbria, risulta alla luce dei problemi connessi all’effettiva tutela dei diritti particolarmente utile, dato che ci consente di avere una mappatura estesa, a livello nazionale, sullo stato delle carceri e sulle condizioni di detenzione. Attualmente l’ex detenuto trova notevoli problemi nel processo di reinserimento sociale, come dimostrano gli alti tassi di recidiva. Le stesse attività proposte e svolte dai detenuti all’interno del carcere, sempre più limitate a causa dei tagli alla spesa sociale, raramente permettono al detenuto una reale formazione; lo scopo principale diventa quello della garanzia di un ordine interno, realizzabile attraverso la minimizzazione dei tempi morti e dell’ozio, e sono più funzionali al mantenimento dell’ordine all’interno dell’istituzione che non ad un’effettiva crescita in senso rieducativo del detenuto.
Teniamo sempre presente il fatto che il corpo del detenuto è un corpo affidato in tutto e per tutto allo Stato, per cui quest’ultimo ha nei suoi confronti maggiori obblighi e responsabilità rispetto a quelle necessarie nei confronti di una persona libera.
Da quasi un anno, Antigone, grazie all’impegno del Prof. Anastasia e del Prof. Fiorio, nonché alla disponibilità della Direttrice del Carcere di Capanne, Dottoressa Di Mario, è riuscita ad avviare un progetto che porta gli studenti all’interno del carcere, rispondendo sia ad esigenze didattiche e formative, sia cercando di venire incontro a problemi che incontrano le persone private della libertà durante la detenzione. Il progetto ha avuto un enorme successo, sia tra gli studenti (attualmente circa 150 sono coinvolte progetto), sia trai detenuti, che continuano con costanza, sempre più numerosi,  a chiederci aiuto per questioni giuridiche e per la risoluzione dei problemi più disparati.
Questo progetto a nostro parere aiuta la vicinanza tra la c.d. società civile e il sistema penitenziario, e potrebbe essere un utile strumento per lo stesso Garante dei Detenuti, del quale auspichiamo una nomina repentina.

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