di Andrea Maori, segretario di radicaliperugia.org
Questo testo è modulato sulla petizione popolare, per la cui
stesura ha collaborato l'associazione radicaliperugia.org riunita in assemblea
Nella città di Perugia, i fenomeni legati al proibizionismo
sulle droghe sono assolutamente evidenti: la città ha un tasso molto alto di
morti per overdose, arrivando a detenere una sorta di tragico record nazionale. Le ragioni sono molteplici, legate principalmente ai
profitti derivanti dal monopolio sul
commercio delle droghe illegali garantito alla criminalità organizzata dalle
attuali leggi proibizioniste. Questo comporta l’immissione nel mercato
proibizionista di tutto a partire da sostanze non controllate e di scarsa
qualità.
In un bel libro di Vanna Ugolini Nel nome della cocaina. La droga di Perugia raccontata dagli
spacciatori, Intermedia edizioni, viene narrato il sistema di smercio nella
nostra città e delle difficoltà, per non dire l’impotenza, che tutti, dalle
forze dell’ordine alla politica hanno di fronte ad un sistema che è invincibile
di fronte ad una legislazione nazionale ed internazionale che produce solo
lutti e proventi sempre più forti per le narcomafie che con il riciclaggio
hanno infiltrato l’economia legale e si stanno letteralmente comprando
quartieri delle città. Di fronte a questa situazione i costi del
proibizionismo, sempre nascosti dalla politica e dai media italiani, sono
insostenibili e destinati ad aumentare in assenza di iniziative dal segno
opposto, cioè che portino alla legalizzazione e alla riduzione dei danni. Legato, in qualche modo al fenomeno del proibizionismo sulle
droghe, è quello della prostituzione: va detto che l’attuale normativa, in
particolare la “Legge Merlin” è del 1958, in materia è ormai superata, e non
può essere integrata con provvedimenti puramente repressivi, di tipo
proibizionistico. Mi riferisco all’ordinanza n. 304 del 2 aprile 2012 del sindaco di Perugia che vieta ai clienti
delle prostitute di intrattenersi in alcune vie della città e di fatto vieta,
nelle stesse, l’attività di meretricio. Intrisa di moralismo insopportabile,
l’ordinanza è una scorciatoia proibizionista che mira ad eliminare la
prostituzione per strada: obiettivo impossibile da raggiungere che avrà la
conseguenza di spostare il problema da una zona ad un’altra e di non risolvere
il problema della criminalità, laddove esiste.
A nostro avviso, di fronte a un quadro
normativo così superato e criminogeno, cioè in grado di produrre criminalità,
invece di frenarla i margini di azione non sono molti ma devono andare nella
direzione della prevenzione e della salvaguardia dei diritti dei cittadini:
pensiamo che il comune di Perugia debba quindi
potenziare tutti quei progetti di bassa soglia, già avviati, che favoriscono l'attività di unità di
strada che si concentra, in prevalenza, nella trasmissione di informazioni
relative ai rischi sanitari inerenti all’uso delle sostanze illecite e alla
possibilità di usufruire delle strutture sociosanitarie presenti nel territorio
al fine di modificare quei comportamenti a rischio e un aumento degli accessi
alle strutture sociocanitarie di prevenzione e cura. Per questo, inizieremo a raccogliere le firme per una petizione popolare, con centinaia di firme autenticate di cittadini residenti a Perugia perchè il consiglio comunale e la giunta siano investite di un nuovo progetto di potenziamento delle strutture di intervento di bassa soglia, in modo da favorire il contatto diretto con il cittadino consumatore di droghe
proibite. In questo senso bisognerebbe prevedere
una rete di protezione sanitaria che va dalla pura e semplice informazione
scientifica sugli effetti delle sostanze a locali protetti e igienicamente
garantiti.
Lo stesso discorso vale per il potenziamento dell’unità di
strada di assistenza delle prostitute; invece di ordinanze che come ho scritto
sopra sono inutili negli effetti e
vessatorie nei confronti dei cittadini; bisogna sviluppare gli attuali progetti contro la tratta e il traffico di esseri umani con
potenziamento dei fondi a favore delle
“case di fuga” e reintegrazione delle borse lavoro al fine di un reinserimento
lavorativo; va da sé che il ritiro delle ordinanze comporta che il comune di Perugia si impegna a destinare
l’equivalente dei fondi derivanti dalle sanzioni amministrative a favore delle
case di fuga e reintegrazione delle borse lavoro.
Piccole cose, in fondo, ma che sicuramente possono
aiutare ad invertire la rotta verso un’umanizzazione dell’approccio alle
tematiche proibizioniste.
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