Appena ho letto questa interessante intervista di Sabrina Busiri Vici, pubblicata dal Corriere dell’Umbria l’11 dicembre 2011, ho pensato che valeva la pena trascriverla per radicaliperugia.org perché il Corriere dell’Umbria, dedicando un notevole spazio alla presentazione del libro, riapre anche in Umbria il dibattito sull’uso della canapa e dei sui derivati. “Non nuoce gravemente alla salute. Appunti di un coltivatore di canapa”,di Daniele Giovagnoni, Ali&No, editrice (2011) a.m.
Un romanzo per dire la propria sulla liberalizzazione delle droghe leggere da un singolare angolo visuale: una casa nel bosco
Le grandi rivoluzioni nascono nei piccoli luoghi, uno scantinato, una stanza d’albergo o un garage. Lo spiega Daniel Vaillant, già ministro degli Interni francese, primo firmatario per la depenalizzazione delle droghe leggere. Per la stessa trincea, Daneiel Giovagnoni, geologo perugino al suo primo romanzo – “Non nuove gravemente alla salute” – sceglie una casetta nel bosco. Qui, tra lecci antichi, comincia il diario di un coltivatore di canapa e la più moderna delle battaglie giocata con le uniche armi a disposizione: la logica, la passione e Internet. Un click del mouse e un fil fumo diventano alleati per una guerra leggera, la liberalizzazione. E volano per raccontare una storia, la sua.
Daniele Giovagnoni, lo spunto per scrivere il suo primo romanzo è arrivato da un tema di attualità “Non nuove gravemente alla salute” o piuttosto dalla voglia di parlare del suo rifugio in mezzo al bosco?”
“Ho sempre voluto raccontare qualcosa sul mio pezzo di terra, ma avevo solo idee da approfondire,abbozzate. Perciò era una linea narrativa che stava lì, ferma. Poi, un giorno, mi capitano in mano dei semi di canapa. E penso di piantarli quindi a un diario sulla piantagione e arriva così anche il secondo filone”.
Ma ci sono più linee narrative, una terza e una quarta…
“Molti lo definiscono un libro nel libro. Mi stavo documentando in rete sulla cannabis, quanto sono capitato sul sito di Wikipedia e alla voce cannabis ho scoperto cose che mi hanno davvero stupito, convicendomi che il proibizionismo risponde solo all’interesse economico di pochissime persone e non ha altre motivazioni. Come è già successo in America negli anni Venti per l’alcol, il divieto fa più danni della grandine. Perciò ho deciso di dire la mia sull’argomento a favore della liberalizzazione. La quarta linea narrativa è invece completamente di fantasia e mi ci sono sbizzarrito: sono le visite più o meno inaspettate che si susseguono nella casa nel bosco. Una traccia che mi ha aiutato pure a comporre il finale e a far convergere tutto”.
Il consumo della cannabis oramai sembra roba da Sessantottini. Chi la usa più. I consumi saranno pure in calo?
“Al di là dei dati attuali sul consumo, ciò che sta davvero crescendo è il movimento di opinione sulla liberalizzazione della cannabis. Il Fatto Quotidiano, qualche giorno fa, a firma del giornalista Saletti, fa addirittura una sottostima di quanto potrebbe guadagnare il governo italiano dalla liberalizzazione delle droghe e la cifra è eclatante: più di un miliardo di euro l’anno. Voglio anche dire che l’Olanda, con la sua liberalizzazione, ha meno consumatori di cannabis dell’Italia.
Tiene corsi di sceneggiatura e scrittura creativa alla biblioteca delle Nuvole. Quanto le è servito avere la padronanza delle tecniche quando si è messo all’opera?
“Tanto. Sono state utilissime in ogni momento e l’ho tenute sempre presenti: lo scrivere ellittico con frasi brevi, l’uso di metonomie, aver sempre presente l’opera nella sua interezza, la cura dell’incipit e dell’excipit. Insomma, ho cercato di saper rendere quei piccoli piaceri che provo io quando leggo”.
Passiamo alle critiche. Il protagonista è un cinquantenne ironico, risolto, uno che ‘non deve chiedere mai’. Una figura un po’ improbabile per la generazione degli attuali uomini di mezza età. Tanto che può risultare quasi antipatico, specialmente a un uomo?
“Non ho avuto riscontri in tal senso, forse però i giudizi più entusiastici mi sono arrivati proprio da parte del genere femminile”.
Eppure le donne non hanno spazio nel libro…
“Perché non mi interessava farlo in questo contesto”.
Continuerà a scrivere?
“Ho vari lavori aperti che non so se e come porterò avanti, sto però pensando al seguito di Non nuoce gravemente alla salute con gli stessi protagonisti, ma si parlerà di tutt’altro.
C’è una morale nel suo romanzo?
“La moderazione, ma l’ho affrontata nel capitolo che reputo più noioso”.
Il finale c’era fin dall’inizio o è arrivato strada facendo?
Sì. Il romanzo è nato con questa conclusione, del resto su “Il vecchio e il mare” il pesce lo pescano, i romanzi belli – si sa – finiscono sempre male”.
“Non nuoce gravemente alla salute. Appunti di un coltivatore di canapa”,di Daniele Giovagnoni, Ali&No, editrice (2011)
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