[caption id="attachment_1922" align="alignleft" width="150" caption="Il libro presentato recentemente a Perugia"][/caption]
Dal Corriere dell'Umbria, 19 novembre 2011, pag. 18, cronaca di Perugia
Con Aldo Capitini la riapertura della religione
di Giuseppe Moscati
Diciamolo subito: si tratta di un libro straordinario ed ora è stato finalmente ripubblicato da un editore di spessore come Laterza. Religione aperta – del 1955 – è una delle opere più belle e più ‘piene’ di Aldo Capitini, carica com’è di un messaggio etico-politico rivoluzionario e così intensa da un punto di vista educativo e sociale in senso lato. Mercoledì pomeriggio è stato presentato, nella sua nuova veste con prefazione di Goffredo Fofi, introduzione e cura di Mario Martini, presso l’affollato Auditorium di Santa Cecilia a Perugia, grazie all’intesa del Comune e della Provincia di Perugia, del Comitato Regionale permanente per A. Capitini, di “PerugiaAssisi 2019” e di Libertà e Giustizia.
È stato lo stesso Fofi a presentarne le attualità e le inattualità – del libro come del suo autore – all’interno di un orizzonte socialista vissuto come tensione alla liberazione di tutti. In consonanza con l’interpretazione dello stesso Martini, che ha condotto il dibattito e che da anni è impegnato con la Fondazione Centro studi A. Capitini a far rieditare testi del filosofo perugino, Fofi ha sottolineato opportunamente la nuova attenzione che un simile testo ha promosso nei confronti di ciò che è religione. Letta, quest’ultima, in un’accezione inedita e in chiara contrapposizione con l’idea di uno spiritualismo consolatorio. Ciò del resto emerge con evidenza anche dal penetrante Discuto la religione di Pio XII, espressione di una posizione laica e rispettosa insieme, aperta appunto; e non sarà superfluo ricordare la messa all’Indice di Religione aperta proprio durante il pontificato di Pio XII.
Proprio Religione aperta, poi, mette a tema il pensiero sociale come via alla rivoluzione nonviolenta (ecco Gandhi, da Capitini riletto originalmente) e trova nei Cos, i Centri di Orientamento Sociale capitiniani, l’esperimento di una prassi democratica diretta, una sorta di agorà per l’era contemporanea.
Pietro Polito e Piergiorgio Giacchè hanno preso le mosse dall’invito di Fofi a mettere in circolo l’opera capitiniana per essere oggi all’altezza della ricorrente, drammatica alternativa tra socialismo e barbarie.
Polito, dopo un sincero elogio della città di Capitini attraverso gli occhi del suo amico fraterno Walter Binni (il fascino di una Perugia dall’“asciutta, petrosa natura”), ha declinato il tutto in chiave etico-politica. Definendo Religione aperta un sasso gettato nelle acque fin troppo placide della cultura italiana degli anni ’50, ha accostato il libro del ’55 ad Antifascismo tra i giovani e agli Elementi di un’esperienza religiosa, entrambi particolarmente cari a Norberto Bobbio, per quel loro essere saggi di autentica e potente “educazione alla politica”.
Giacchè è tornato sul concetto ‘aperto’ di religione, dove risuona profondo il timbro della compresenza dei morti e dei viventi (e dell’idea aperta di morte, del dolore…), della persuasione religiosa, del colloquio intimo e insieme corale cui Capitini ha sempre guardato per la sua rivoluzione dal basso e per tutti.
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