Per sapere, premesso chel’11 marzo scorso, l’interrogante ha visitato il carcere di Perugia-Capanne accompagnata da Liliana Chiaramello e Francesco Mangone ambedue dell’Associazione radicaliperugia.org; nella prima parte della visita erano presenti anche i deputati del PD Marina Sereni e Walter Verini che ben conoscono l’Istituto penitenziario umbro;
dalla visita, guidata dalla Direttrice Bernardina Di Mario, è venuto fuori il seguente quadro:
aperto nel 2004, il carcere di Perugia-Capanne, è in buone condizioni dal punto di vista strutturale anche se maggiori disponibilità per la manutenzione ordinaria scongiurerebbero per il futuro il degrado che necessariamente si manifesta quando poco si investe nella conservazione e cura degli edifici e ei suoi impianti;
a Capanne sono presenti 521 detenuti (441 uomini e 80 donne) a fronte di una capienza regolamentare di 352 posti letto; il 75 % dei detenuti sono stranieri; 138 sono i tossicodipendenti di cui 52 in terapia metadonica;
nel carcere di Perugia entrano ogni anno circa 2.000 detenuti molti dei quali vi rimangono per pochissimi giorni caricando l’Istituto di una notevole mole di lavoro soprattutto per il servizio dei Nuovi Giunti;
le celle, concepite per ospitare un solo detenuto, sono attualmente occupate da due e qualche volta tre detenuti i quali vi trascorrono la maggior parte della giornata visto che solo in 39 (11 donne e 28 maschi) hanno la possibilità di svolgere attività lavorative; in diverse celle il terzo posto-letto è un materasso che la notte viene buttato a terra;
gli agenti sono sicuramente insufficienti: solo 237 (l’istituto non è ancora dotato della pianta organica della polizia penitenziaria): gli educatori sono solo 4 a fronte di una pianta organica che ne prevede 8; nonostante l’alta presenza di stranieri il carcere non ha un mediatore culturale e solo la ASL di riferimento ne fornisce uno assolutamente insufficiente alle esigenze;
il taglio del monte ore degli psicologi si ripercuote moltissimo sulle attività di osservazione e trattamento;
nel corso dell’ultimo semestre del 2010 si sono registrati 138 atti di autolesionismo e nel corso di questi primi pesi del 2011 c’è stato un suicidio;per molti detenuti, soprattutto stranieri, avere rapporti con i familiari è pressoché impossibile; alcuni non vedono i figli da anni; un nigeriano non ha mai visto il figlio nato il 21 febbraio perché essendo la moglie senza permesso di soggiorno questa ha paura a portare il neonato in visita al padre:
i drastici tagli fatti dal Ministero su molti capitoli di spesa rendono veramente difficile se non addirittura impossibile alla Direzione assicurare quella pur minima assistenza finalizzata al trattamento e alla rieducazione dei detenuti: il capitolo delle mercedi, per esempio, ammonta a soli 300.000 euro all’anno a fronte dei 570.000 che l’amministrazione aveva richiesto per consentire a numero maggiore di detenuti di poter lavorare; persino la voce “fornitura per pulizie” è stata così decurtata da essere prevista solo per i detenuti più indigenti:-
se è a conoscenza di quanto riportato in premessa;
in che modo pensa di risolvere il problema dei detenuti che permangono per pochissimi giorni nel carcere di Perugia-Capanne;
quali iniziative intenda mettere in atto per riportare la popolazione detenuta nel carcere di Capanne nel limite dei posti regolamentari disponibili;
in che tempi verranno adeguati gli organici di agenti, educatori e psicologi;
in che tempi intenda intervenire per assicurare le attività trattamentali, in primo luogo il lavoro, che consentano ai detenuti e alle detenute di intraprendere un percorso riabilitativo;
se intenda ricostituire i fondi drasticamente tagliati di mercedi, manutenzione ordinaria, assistenza psicologica;
se intenda interloquire con la Regione che, pur avendo istituito da 4 anni il garante dei detenuti, non procede ancora alla sua nomina.
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