Omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso sono i reati per i quali il gup di Perugia ha rinviato oggi a giudizio l'agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere del capoluogo umbro la notte in cui morì in seguito a un malore il falegname Aldo Bianzino che era stato arrestato per la coltivazione di alcune piante di canapa indiana.
Il processo a suo carico comincerà il 28 giugno prossimo.
L'agente della penitenziaria è accusato di non avere chiamato la guardia medica nonostante le "ripetute" richieste di soccorso di Bianzino.
L'imputato - difeso dall'avvocato Daniela Paccoi - ha sempre rivendicato la correttezza del proprio comportamento.
Nel corso dell'udienza di oggi, l'avvocato Massimo Zaganelli che rappresenta come parte civile alcuni dei familiari del falegname, ha chiesto al pm dicontestare all'agente l'aggravante della morte come conseguenza dell'omissione di soccorso ma il pubblico ministero ha respinto l'istanza ritenendo che non ci siano gli estremi per farlo. Al termine dell'udienza, il legale pur esprimendo soddisfazione per la decisione ha parlato di "imputazione monca". "E' una strada dura ma oggi è stato fatto il primo passo" ha detto l'avvocato Donatella Donati, un altro dei legali che rappresenta i familiari di Bianzino come parti civili tra le quali oggi il gup ha ammesso anche il comitato Verità per Aldo. Alcuni appartenenti a esso hanno oggi manifestato fuori dal palazzo di giustizia, esponendo anche uno striscione.
Sulla morte in carcere di Bianzino - che per i periti della procura avvenne inseguito a un aneurisma cerebrale - è stato aperto anche un fascicolo per omicidio a carico di ignoti del quale il pm ha chiesto l'archiviazione. L'istanza sarà esaminata in un'udienza fissata per l'11 dicembre prossimo.
Ascolta su Radio Radicale, l'intervista a Patrizia Cirino sull'udienza preliminare del processo per la morte di Aldo Bianzino.
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