Caro Pierfrancesco,
noto sempre di più che l'analisi sulle elezioni comunali non ha portato ad alcuna riflessione seria e di cambiamento di rotta rispetto al ruolo e all'azione politica dell'associazione radicaliperugia.org. Come sai, sono stato fin dall'inizio critico ed anche apertamente polemico verso la formazione della Lista LiberiAmo Perugia, e malgrado questo, non ho voluto far mancare il mio appoggio di voto e di supporto ad una lista che è nata democraticamente "dal basso" e con un autentico spirito laico e liberale.
Le mie critiche sono in gran parte legate al carattere assolutamente velleitario dell'operazione; un'operazione che per essere vincente doveva puntare a ben altri mezzi e risorse umane di fronte alle forze in campo fatte avanzare dalle altre liste.
La lista è riuscita solo ad intercettare una minima frazione del voto radicale storicamente presente a Perugia che così ben si è manifestato con più di tre mila voti (più del 3%) alle elezioni europee votando lista Bonino/Pannella.
La stessa ambiguità manifestata dal candidato a sindaco della Lista LiberiAmo Perugia, in caso di ballottaggio, mi ha lasciato particolarmente perplesso.
Come sai, o dovresti sapere, il movimento radicale è attualmente impegnato - a partire dal prossimo appuntamento di Chianciano - in un'operazione di rilancio insieme ad altre forze in campo a partire da quelli della sinistra riformatrice, di un soggetto politico nazionale laico, liberale, antiproibizionista, riformatore, soggetto che, anche nelle articolazioni locali potrà avere un valido riscontro di iniziativa politica a partire dalle nostre tematiche e battaglie che con grande dignità abbiamo portato avanti nel corso degli anni.
Tutto il gruppo dirigente dell'associazione - malgrado il risultato disastroso della lista LiberiAmo Perugia - continua in un'analisi tipica di un gruppo rissoso e settario, senza alcuna valutazione critica di quella che si chiama disfatta elettorale.
Ho voluto aspettare qualche giorno per non buttare altra benzina sul fuoco, ma ora mi sento in dovere con me stesso prima ancora che con te di prendere quindi distanza da questo modo di fare e, pur continuando ad avere una grande stima ed amicizia nei tuoi confronti, ti offro le mie dimissioni dalla segreteria dell'associazione, auspicando che si arrivi ad un chiarimento, magari attraverso un congresso dell'associazione, che magari porti alla sua biodegradabilità in altri soggetti o al suo rilancio in uno spirito critico ma di apertura verso altre formazioni della sinistra riformatrice umbra e perugina in particolare,
Andrea Maori
fissiamo un incontro.è il momento appropriato
RispondiEliminaSì, scrivo la stessa cosa che ho scritto ad Andrea su Facebook. Fissiamo un incontro tra gli iscritti alla associazione per discutere di tutto, risolvere i problemi ed evitare il naufragio. Nessuno di noi vuole questo.
RispondiEliminaFaccio parte di questa associazione da meno di un anno, ma ci tengo già molto. Non posso e non possiamo tollerare che il lavoro svolto da voi in tutti questi anni venga sgretolato in pochi giorni per incomprensioni o disagi. Possiamo affrontare tutto ed insieme, so che ce la faremo.
Un abbraccio a tutti i compagni,
Antonio Russo
Andrea uccidi un uomo morto: maramaldeggi!
RispondiEliminaIl senno di poi è una scienza esatta, caro Andrea e maramaldeggiare non ti si addice.
A parte che se fosse vero che i 3000 "duriepuri" non sono gli stessi 500 "valorosi", vorrebbe dire avere ben 3500 persone su cui contare a Perugia...se diventassero tutti Ninja, avremmo vinto le elezioni.
Inoltre sempre CERTO che a Chianciano si andrà per fare una "Alleanza Organica" (brrrr...DonatCattin!:-) con i laici di sinistra per rientrare nel Monopoli. Vedremo.
Brutalmente credo invece che siamo a un bivio storico ed epocale tra l'aristocrazia ideologica e il marketing politico; tra il parlare a pochi e bene o - francescanamente - accettare di parlare del Vangelo in italiano volgare ai contadini.
Andrea sembra stare dalla parte degli aristocratici. Amato tra i contadini.
Io non lo so, ma non vorrei essere (pre)-giudicato per avere il coraggio di dirmi che come radicale non ho un linguaggio comprensibile per farmi capire. O per capire Giacinto (detto Marco) quando parla da aristocratico.
Insomma quello che volevo dire è che la "questione Perugia" è la naturale conseguenza di un bivio epocale che saremo tutti obbligati a imboccare, nostro malgrado.
Per questo caldeggerei il massimo della collaborazione tra i compagni: nei momenti di crisi trovare colpevoli e puntare le dita non serva a nessuno (o no?)...a noi radicali serve CAPIRE, CAPIRCI, ASCOLTARCI.
prima di parlare al "mondo" (ancorché radicale).