Mafie locali, in accordo con strutture criminali internazionali, gestiscono un affare miliardario che non ha eguali al mondo e le conseguenze sono disastrose (sul fronte sanitario, dei delitti, del riciclaggio del denaro sporco, dello sfruttamento minorile,dei coinvolgimenti politici e di interi stati che vivono della produzione): è il fallimento totale delle politiche proibizioniste. Ma in Umbria e sopratutto a Perugia cosa accade? C'è un traffico internazionale coordinato dalla ‘ndrangheta calabrese per quanto riguarda la cocaina e vi è “sinergia per lo sfruttamento delle risorse economiche della regione, nel settore dell'edilizia, tra l'organizzazione camorristica di Casal di Principe e quella calabrese”. Per il traffico di eroina i gruppi marocchini e tunisini hanno un ruolo importante. Insomma il quadro è drammatico in primis perchè il trend già elevato del numero dei decessi per overdose è rimasto sostanzialmente stazionario negli anni, ma anche perchè in una regione che sembrava godere di relativa “serenità” rispetto a problemi che riguardano maggiormente le aree metropolitane, si vanno sempre di più profilando legami tra il mondo dell'edilizia (il tutto sembra esploso dopo l’inizio della ricostruzione post-terremoto del ’97) , di altri settori come quello dei rifiuti e gruppi criminali organizzati. La città di Perugia in particolare ha mostrato estrema debolezza di azione a nostro avviso su più fronti: 1) crescente disinteresse nel corso degli anni da parte dell'amministrazione comunale nei confronti delle politiche di riduzione del danno 2) incapacità dell'amministrazione nel “vedere” e “leggere” i fenomeni e incidere sul territorio che in molti casi è stato in gran parte abbandonato, con il conseguente degrado sociale ed ambientale 3) impianto culturale proibizionista della giunta in carica che ha portato alla marginalizzazione di servizi come il SERT, in difficoltà sul piano delle risorse umane ed economiche. A proposito del SERT perugino denunciammo un anno fa, dopo un incontro con la responsabile della struttura, le gravi carenze ben rappresentate da un aumento di circa il doppio del rapporto utenti/operatori. In queste condizioni ogni progetto innovativo può essere difficilmente realizzabile. Non c’è probabilmente ormai famiglia a Perugia che non abbia dovuto confrontarsi con la questione tossicodipendenza e con le conseguenze devastanti in termini di vite umane, di salute, di danni economici, di iter giudiziari, carcerari e a causa della criminalità prodotta. In questo senso il problema della così detta “sicurezza” sbandierato strumentalmente dalla maggior parte dei partiti viene comunque avvertito, subito, dai cittadini perché non esistono politiche alternative sulla riduzione del danno né una cultura antiproibizionista imperniata sulla libertà individuale e sulla legalizzazione delle sostanze stupefacenti. In una città dominata dalla paura è necessario riprendere invece la via della ragionevolezza, che può contribuire innanzitutto a salvare le perone che fanno abuso di stupefacenti, riducendo la possibilità ad esempio che una overdose risulti fatale. Ecco che la distribuzione controllata di eroina o le stanze del consumo sono in concreto strumenti che hanno funzionato e funzionano in altri paesi sul fronte della riduzione del danno (sanitario, economico, lavorativo, carcerario) e la cui introduzione non dovrebbe rappresentare un tabù per una città ormai “alla frutta”. La “Lista LiberiAmo Perugia!” civici-laici-ecologisti-radicali con candidato Sindaco Amato Jhon De Paulis è l’unica nel capoluogo umbro ad avere nel proprio programma l’antiproibizionismo come elemento fondamentale per una vita che possa dirsi civile e sente l’esigenza di una grande campagna europea perché sappiamo che questa è una battaglia che si gioca a livello internazionale e la Lista Bonino/Pannella e l’elezione dei suoi candidati è la sola garanzia perché si possa davvero incardinare.
Comunicato della Lista “Liberiamo Perugia” civici, laici, ecologisti, radicali
con Amato John De Paulis candidato a Sindaco
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