dal Corriere dell'Umbria del 6.2.2007
La mia risposta, pubblicata l'8.2.2007
Caro Ricci, il nostro paese non è uno stato teocratico
Ho letto con un certo stupore la lettera di Claudio Ricci, Sindaco di Assisi, nella quale il primo cittadino lamenta “un atteggiamento tiepido dei cattolici impegnati in politica” riguardo ai temi della famiglia, ovvero i pacs. Lo sconcerto non proviene dalle tesi antropologiche del Ricci sull’ordine “naturale” della famiglia, sui santi invocati come identità culturale o sull’imminente decadentismo che tutti noi affliggerebbe in caso di provvedimenti legislativi orientati a riconoscere diritti oggi negati.
La meraviglia deriva dal fatto che ad invocare l’identità religiosa nei confronti della politica, sia proprio chi è investito della fascia tricolore con lo stemma della Repubblica, che a sollecitare una più decisa levata di scudi (post-democristiani) sia l’ufficiale di Governo di tutti i cittadini del bel capoluogo umbro.
Fino a prova contraria, nonostante la stura ratzingeriana che oggi, eccetto rare e solitarie eccezioni, mostra solo il volto dogmatico e impietoso dei Ruini e dei Trujillo, il nostro paese non è uno stato teocratico e anzi sancisce laicità e libertà religiosa nei suoi dettami costituzionali.
Senza contare che le attuali proposte in discussione nulla e nessuno obbligano, limitandosi timidamente ad offrire più scelte nella convivenza civile già da tempo ben più responsabile ed evoluta di quanto l’attuale classe politica voglia prenderne coscienza.
Senza contare che le attuali proposte in discussione nulla e nessuno obbligano, limitandosi timidamente ad offrire più scelte nella convivenza civile già da tempo ben più responsabile ed evoluta di quanto l’attuale classe politica voglia prenderne coscienza.
In sintesi, il dialogo è possibile solo se tutti ci sforziamo di riconoscere le istanze altrui, l’atteggiamento del “io non lo farei quindi tu non puoi” è oggi il fulcro illiberale attraverso il quale alcuni settori della politica si appellano nel vano tentativo d’intercettare il consenso del mondo cattolico, lusingato, corteggiato e strumentalizzato come da tempo non ricordavamo.
Forse è il caso di cambiare rotta, di abbandonare le posizioni dogmatiche e smettere di pensare di avere la verità in tasca. Sarebbe meglio affrontarli questi dubbi, proprio come San Francesco, chiedendosi cosa direbbe oggi il santo nell’osservare il suo nome trasformato in una fiorente holding.
Pacs et bonum.
Forse è il caso di cambiare rotta, di abbandonare le posizioni dogmatiche e smettere di pensare di avere la verità in tasca. Sarebbe meglio affrontarli questi dubbi, proprio come San Francesco, chiedendosi cosa direbbe oggi il santo nell’osservare il suo nome trasformato in una fiorente holding.
Pacs et bonum.
Carlo Ruggeri
Ottima risposta, Carlo.
RispondiEliminaSottoscrivo pienamente!
Rabbrividisco leggendo i contenuti del disegno di legge governativo sui "dico"(sic).
RispondiEliminaSenza entrare nel merito, perchè ciò lo faremo con calma evitando eccessi di emotività, vorrei solo affermare il mio sconcerto e come, a questo punto, sia necessario partecipare in tanti alla manifestazione del 14 organizzata dall'arcigay di Perugia; anche la sinistra universitaria parteciperà, se n'è parlato già mercoledì.
Un saluto.
Si, come dici tu Antonio è meglio aspettare la discussione parlamentare, dove però temo che verranno bocciati tutti gli emendamenti ti tipo estensivo.
RispondiEliminaMa DICO io, possibile che in questo paese faccia solo riforme bonsai?
Ci vediamo il 14 con gli amici dell'Omphalos!!!