Con l’approvazione all’unanimità all'ultima seduta del consiglio regionale - martedì scorso - della modifica della legge sugli istituti di partecipazione, l’Umbria esce finalmente da una perenne situazione illegale e antidemocratica dove era di fatto impossibile svolgere referendum abrogativi e consultivi, nonostante l’articolo 22 dello Statuto “La Regione riconosce il referendum quale istituto di democrazia partecipativa e ne favorisce l'utilizzazione”.
Fino a ieri i referendum erano sospesi in concomitanza di elezioni politiche nazionali, europee, regionali e amministrative, cioè sempre. Con la modifica approvata invece la sospensione opererà solamente in concomitanza di elezioni regionali e amministrative che interessino più del 50% dei comuni umbri.
Un successo per chi come noi denunciava da anni questo enorme scandalo, ottenuto grazie al pressing asfissiante esercitato sui consiglieri regionali, all’intuizione di interpellare la Commissione di Garanzia Statutaria che ha stroncato la precedente disposizione normativa e all’impegno del consigliere Dottorini.
Certo, è mancato un po’ di coraggio e non si capisce perché rinviare i referendum anche in concomitanza di elezioni amministrative, un atteggiamento che denota un certo fastidio da parte della classe politica verso l’utilizzo degli strumenti democratici.
Resta anche una pesante questione sullo sfondo: perché non si è provveduto a sanare la situazione a inizio anno quando fu messa mano alla legge per consentire lo svolgimento del referendum di fusione di 5 comuni dell’orvietano ed avevamo ben evidenziato il vulnus di legalità e di democrazia? Perché subire lo smacco di una solenne bocciatura da parte della Commissione di Garanzia Statutaria avvenuta a marzo ed attendere altri 9 mesi esponendo le istituzioni ad una tale misera figura?
Michele Guaitini ed Andrea Maori, di "Radicaliperugia" e membri del "Comitato per la democrazia in Umbria",
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