Gentile direttore,
come sicuramente saprà si è costituito un comitato per la
democrazia in Umbria che ha come obiettivo quello di seguire passo passo l’evoluzione
della legge elettorale regionale che l’assemblea legislativa è costretta ad
approvare per adeguarsi alle nuove norme previste dallo Statuto regionale.
In questa sede non intendo entrare nello specifico della
vicenda della legge elettorale ma segnalarle semplicemente che essa è paradigmatica del
funzionamento del Consiglio regionale.
Il comitato si è infatti dotato di uno strumento di azione
diretta nonviolenta, cioè il presidio, da tenere di fronte alla sede del
consiglio regionale ogni volta che c’è una seduta. È uno strumento utile che
consente di interagire direttamente con i consiglieri e farsi notare dai
mass-media.
Ne abbiamo organizzati 4 finora, ma siamo stati costretti a
rinviarne nell’ultimo mese ben 2: infatti una delle cose illuminanti che
stanno venendo fuori dai nostri presidi di fronte a Palazzo Cesaroni di Piazza
Italia è che praticamente il consiglio si riunisce pochissimo, in pratica una
volta ogni 11 giorni, quest'anno., in cui si sono tenute solo 30 sedute.
Se poi andiamo a vedere i lavori delle commissioni
consiliari, se è vero che ogni consigliere sta in un paio di commissioni che
normalmente si riuniscono di mercoledì ─ mentre il consiglio di martedì ─ anche
ammettendo che ci vuole una giornata intera per aggiornarsi sugli atti in
discussione, il lavoro istituzionale del consigliere regionale non è
sicuramente stressante.
Esemplari poi le “sconvocazioni”. Abbiamo potuto verificare per
la seconda volta nel giro dell'ultimo mese che il consiglio regionale è stato sconvocato
in poche ore, con decisione improvvisa e rinviato di una settimana. Anche
questo dovrebbe far riflettere sul senso di tenere in piedi una siffatta
assemblea ─ di cui difendiamo l'istituzione prevista come organo costituzionale ─ con tutti i costi
che comporta.
Cordialmente
Andrea Maori
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