martedì 8 ottobre 2013

La lotta per i diritti umani nella paradossale realtà dei servizi per la salute mentale

Dal sito psichiatriadiconsultazione.it
La nostra compagna Eleonora Favaroni ci ha inviato questo contributo che volentieri pubblichiamo
   
Il 13 maggio 1978 entrava in vigore la legge 180 , la cosiddetta Legge Basaglia  con la quale si stabiliva la definitiva chiusura dei grandi ospedali psichiatrici.
35 anni  sono passati da quel movimento che tanti salutarono come momento di svolta politica e sociale e  videro come profondamente rivoluzionario. In realtà ancora prima del processo di deistituzionalizzazione , vi   era la forte consapevolezza e certezza che ci sarebbe voluta una battaglia ben più grande  per liberarsi   dal retaggio di un  passato ancora fortemente presente e vincolante. Lo stesso Basaglia diceva  “ Il rapporto medico-paziente  sarà sempre istituzionalizzato . Questo è il pericolo cui può andare incontro il nostro futuro ospedale comunitario. Ci limitiamo a traslocare entro mura trasparenti la nostra struttura gerarchico-autoritaria”.  (Varese, 1966 Annali Neuropsichiatria ). Difatti la legge 180 non ha fatto altro che riportare la vecchia  realtà e ideologia manicomiale frammentandola e legittimandola sul territorio tramite altrettante istituzioni totali quali sono oggi i Centri di salute mentale , le CTR e i Reparti di Diagnosi e Cura.
Oggi nel Ventunesimo secolo  siamo tornati a una società controllante e normalizzante  . In ogni società  ci deve essere un consenso basato su una serie di norme  cui tutti devono adeguarsi  per assicurare legalità .
Alla luce dei tempi odierni si è assistito a un ristagno, regressione e peggio involuzione dei servizi psichiatrici  ove sopravvive la logica della vecchia psichiatria  classista  e coercitiva basata su contenimento, controllo, abuso di psicofarmaci. La vecchia psichiatria clinica  risulta ancorata saldamente a schemi del passato : diagnosi ed etichettature da manuale prive di fondamento e attendibilità scientifica ,  assenza di psicoterapia relazionale , ascolto e diritti. Soprattutto il diritto ad  avere diritti . Il corpo e la mente diventano oggetti da manipolare e strumentalizzare. In questo modo si perpetuano ancora oggi  abusi e violenze ; veri crimini  taciuti. Tanta psichiatria si arroga il diritto e il potere  di riconvertire  il bisogno in una forma di controllo e limitazione tralasciando la centralità della persona, la sua unicità e vissuto esperienziale.
Il circuito della psichiatrizzazione  alimenta i processi della  stigmatizzazione, generalizzazione ed inevitabilmente l’errore. Questo è uno dei maggiori inspiegabili paradossi dell’apparato psichiatrico, quello che Castel definiva la grande “ contraddizione psichiatrica”.
Si parla ancora di istituzione totale, essendo ben lontani dal progetto e idea di ospedale o struttura comunitaria di cui gli inglesi  ( Maxwell Jones, le Kingsey hall di Laing o l esperimento di Cooper , Villa 21) avevano già per primi dato esempio.
Da sottolineare  che l’80% delle risorse del Fondo monetario sanitario viene impiegato  nei ricoveri presso i reparti di diagnosi e cura .
Il TSO ,dichiarato come “trattamento straordinario”proprio dalla famosa Legge 833, si è rivelato invece mezzo abusato di medicina difensiva inutile e malsana .
Vengono prescritti TSO con troppa facilità  e senza consenso, la maggior parte  dei quali  fatti passare per trattamenti volontari .La maggior parte degli SPDC inoltre, come quello di Perugia ,sono ancora a porte chiuse e viene utilizzata la contenzione meccanica ; risultano difficoltosi gli scambi con l’esterno e con i familiari stessi ,  ambienti e stanze esigue, buie e spazi troppo ristretti e insufficienti.
In Umbria per il 2011 sono stati stanziati dal Fondo Monetario regionale , 578 milioni di euro  di cui  trenta milioni per l’assistenza  psichiatrica  che ha assorbito il 50% delle risorse.
Nonostante ciò, il servizio risulta vetusto, antiquato e ancora chiuso in un sistema poco efficace e aperto.
Sopravvivono condotte e linee terapeutiche impostate su strumenti sorpassati, diagnosi, comunicazione  e informazione superficiale, poco trasparente e mistificante.
Un vero atto terapeutico consiste nel voler cercare alternative  valide :. laddove non esiste alternativa non può esserci libertà e rispetto  ma solo sopruso e deprivazione .

  

Eleonora Favaroni

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