Dichiarazione di Walter Cardinali, presidente di Libera
Umbria, Andrea Maori, segretario di
radicaliperugia.org e Simona Materia,
riferimento di Antigone per i diritti e le garanzie nel sistema penale Umbria
Garante dei detenuti: un'altra
occasione perduta
Dopo anni di silenzio, in Umbria
è stato indetto un bando per costruire una rosa di nomi entro cui il Consiglio
Regionale avrebbe potuto scegliere, ed in seguito si è svolta la votazione.
Ancora una volta siamo costretti tuttavia
ad esprimere la nostra delusione: il consiglio regionale dell'Umbria nella
seduta di ieri, martedì 21 maggio, non è riuscito a nominare il Garante delle
persone sottoposte a misure privative o limitative della libertà personale, come
previsto da una legge varata dalla stessa Regione ormai 7 anni fa. Legge che
non ha mai trovato attuazione, nonostante la drammatica situazione degli gli
istituti penitenziari italiani, al di fuori di qualsiasi cornice di
costituzionalità.
Il rammarico è ancora più grande dato che la figura di Carlo Fiorio
(che ha ottenuto nella votazione di ieri 16 voti, ovvero la maggioranza
all'interno del consiglio regionale) gode senza dubbio di tutti i requisiti di
competenza ed autorevolezza necessari a ricoprire questo importante ruolo:
la sua storia personale di studioso e il suo impegno a fianco del volontariato
sono premessa di indipendenza dalla amministrazione giudiziaria e dalla
politica in un ruolo che è in primo luogo di tutela dei più deboli.
Crediamo che intorno a questo nome o ad altri con analoghe caratteristiche sia ancora possibile raggiungere in
consiglio regionale il quorum richiesto. In caso contrario chiediamo che le
forze responsabili attuino tutti gli sforzi necessari ad adempiere al loro
compito, anche con rapide modifiche legislative ai meccanismi di nomina,
evitando ulteriori inaccettabili dilazioni.
L’istituzione del Garante – in
Italia ce ne sono 6 regionali più una decina comunali e
provinciali - rappresenta
la novità più
importante degli ultimi anni in materia
penitenziaria. E’ un organo
indipendente di
controllo
e di ispezione sui luoghi di detenzione così come
previsto da protocolli attuativi del
2002 della Convenzione Onu contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli,
inumani o degradanti sottoscritto ma non ratificato
dall’Italia.
La presenza del
garante,
contribuendo alla tutela dei diritti, può essere veicolo di una cultura basata
sulla legalità, condizione necessaria alla sicurezza, in quanto consente di
limitare i danni sulla salute fisica, psicologica e sociale, che la violazione
dei diritti e la detenzione stessa producono sulla persona detenuta. Danni che
si
manifesteranno
poi con aumento della distruttività e della recidiva.
Perugia, 22 maggio 2012
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