
Radicali per una ricerca scientifica alternativa alla
sperimentazione animale
Martedì
20 novembre si svolgerà in Senato un convegno, sponsorizzato dall’Istituto
Mario Negri di Milano, finalizzato a fare accreditare come necessaria la
sperimentazione animale cui parteciperanno, tra gli altri, i radicali on. Maria
Antonietta Farina Coscioni e Gianni Betto, direttore del Centro di ascolto
dell’informazione radiotelevisiva. Ognuno è libero, per carità, di perorare le
cause che vuole e con i compagni di strada ritenuti migliori. Riteniamo,
tuttavia, che per certi radicali dovrebbe essere quantomeno imbarazzante o,
comunque, motivo di attenta e serena riflessione, trovarsi accanto, nel nome di
una visione scientifica quantomeno controversa e messa in discussione da un
numero consistente di medici e ricercatori, ad un alfiere del proibizionismo su
tutti i fronti come il sen. Carlo Giovanardi. Rattrista che esponenti radicali
si ritrovino alla corte di un istituto, come appunto il Mario Negri, che fu
duramente contestato, nel nome della nonviolenza e dell’antidogmatismo, da una
fulgida figura del mondo radicale come la fin troppo dimenticata Adele Faccio.
Ci pare significativo valutare la presenza all’iniziativa dell’istituto Mario
Negri, anche sullo sfondo di quanto accaduto all'ultimo congresso di Radicali
Italiani, in cui non è stata approvata una mozione che chiedeva l’impegno da
parte dei parlamentari radicali a indirizzare gli investimenti pubblici a
favore dello sviluppo di metodi sostitutivi a quelli sugli animali. E questo
nonostante l’associazione Coscioni abbia approvato a un proprio congresso,
senza darne poi alcun seguito, una mozione molto simile negli intendimenti.
Stando alla volontà di chi, al congresso radicale, ha votato contro la nostra
proposta, non si deve destinare neanche un centesimo in più allo sviluppo di
metodi scientificamente avanzati che consentano di cancellare per sempre la
vergogna della sperimentazione animale fornendo anche, molto probabilmente,
risultati più attendibili. Si è reso proprio un bel servizio alla libertà di
ricerca scientifica e alla nonviolenza, non c’è che dire! Metodi coscioniani a
parte, è notizia di questi giorni che il Wyss Institute for Biologically
Inspired Engineering di Harvard ha sviluppato un modello di polmone su
micro-chip che riproduce le funzioni respiratorie permettendo di studiare la tossicità
di alcuni farmaci chemioterapici e mostrandosi estremamente promettente, nelle
parole degli ideatori, per i test farmacologici del futuro. Evidentemente, per
qualche radicale un nuovo modello di ricerca scientifica non merita di essere
finanziato: meglio chiudersi a riccio nella strenua difesa di uno status quo
moralmente indifendibile e continuare a ribadire che la sperimentazione animale
è “purtroppo” (ma pensa un po’) ancora necessaria (quanta ipocrisia si nasconde
in un avverbio!). Come radicali, nel pieno rispetto delle singole convinzioni,
ci teniamo a sottolineare che le posizioni assunte da qualche esponente non
possono essere e non sono rappresentative né della storia di un partito né del
sentire di gran parte idei militanti. Anche per questo abbiamo deciso di
costituirci come “Parte in Causa”, associazione radicale antispecista,
auspicando, tra l’altro, che la sperimentazione animale e, più in generale, la
violenza dello specismo e dell’antropocentrismo possano essere finalmente
oggetto di discussione aperta senza l’imposizione di vincoli dogmatici e di un
pensiero unico nettamente antitetico ad una concezione nonviolenta della
società.
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