Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata
radicale eletta nelle liste del Partito Democratico, componente della
Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Sul mensile Terra in edicola da domani emergono nuovi sconcertanti
particolari in merito alla vicenda di Aldo Bianzino, morto nel carcere
Capanne di Perugia nel 2007 pochi giorno dopo il suo arresto. Nel 2009
il GIP archiviò le indagini stabilendo che la morte del detenuto avvenne
a causa di un aneurisma cerebrale. Adesso però si apprende che quanto
riscontrato in quella circostanza dai medici legali non era un vero e
proprio aneurisma, ma “dei vasi con delle caratteristiche alterate, che
ben si correlano con l'ipotesi di una rottura, diciamo, spontanea della
vena”.A questo proposito il giornale mostra per la prima volta le due fotografie inedite del cervello di Bianzino indicando che quella cerchiata in rosso presente nel fascicolo processuale non appartiene al detenuto e riproduce in realtà materiale d'archivio. A questo punto ritengo necessaria la riapertura delle indagini per accertare l’evoluzione delle circostanze che hanno portato al decesso del detenuto, anche per sgomberare al più presto ogni nube e per evitare l’atroce sensazione di trovarsi davanti ad un nuovo caso di denegata giustizia. Nel frattempo, in attesa di capire dalla magistratura cosa sia successo quella notte nel carcere di Capanne, ho deciso di depositare una interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Giustizia sollecitandolo ad eseguire le verifiche del caso, atteso che l’intera vicenda processuale che ha portato il GIP ad archiviare le indagini presenta dei lati non ancora chiariti, che necessitano di un approfondimento e, soprattutto, di chiarezza. Quella chiarezza che meritano i famigliari di quest’uomo e le centinaia di operatori della sicurezza che svolgono con correttezza e abnegazione il proprio lavoro. Nell’interrogazione ho anche chiesto al Ministro della Giustizia di riferire sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette; quanti sono stati i decessi avvenuti per “cause naturali” che si sono registrati negli ultimi cinque anni all’interno degli istituti penitenziari e quanti di questi – in percentuale – si sono verificati a poche ore dall’ingresso in carcere del detenuto; e, da ultimo, quali provvedimenti il Governo intenda adottare, al fine di garantire, anche per il futuro, un attento monitoraggio delle condizioni in cui versano i detenuti negli istanti immediatamente successivi al loro ingresso in carcere, assicurando, per quanto possibile, l’eliminazione di ogni fattore di rischio per la loro vita e incolumità fisico-psichica.
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