di Marco Valerio Lo Prete
Rileggere le vicende di un partito politico contemporaneo attraverso gli appunti e i verbali degli Organi di polizia è di per sé un genere storiografico originale. Se poi il movimento politico in questione è quello Radicale, e la Polizia che prende nota è quella italiana tra gli anni 50 e gli anni 80, all’interesse per gli storici si aggiunge inevitabilmente quel tanto di colore che rende agile la lettura dei documenti d’archivio. Così nel 1967 il Prefetto di Firenze annota che a uno dei primi congressi del Pr partecipano “elementi provos, anarchici e capelloni”; nel 1975 il Prefetto di Napoli si preoccupa per la “vera provocazione” che un Congresso di omosessuali, quelli del Fuori federato al Pr, costituirebbe per “larghissimi strati della popolazione, specie tra i più umili, ancora ossequianti alla morale tradizionale”; nel 1979 a Milano, durante una manifestazione, “tale Taschera Aligi habet invitato presenti at fumare ‘spinello’ eventualmente in loro possesso et subito dopo habet acceso sigaretta, presumibilmente duogata”. A volte invece appunti e telex sono perfino più sintetici e analitici di tanta storiografia: così nel 1953 la Prefettura di Pavia già si interrogava sulle voci di una scissione di un partito “radicale” dal Pli (effettivamente avvenuta nel 1955), e nel 1956 il Prefetto di Torino andava dritto al punto della critica radicale (“On. Villabruna habet esaminato attuale situazione politica interna sostenendo necessità unione tutti partiti laici contro strapotere monopolio et confessionalismo democristiano”), mentre il Sisde alla fine degli anni 70 sottolineava il “disturbo” arrecato dai Radicali “a quelle iniziative di approfondimento in corso tra le grandi componenti cattolica e marxista”.
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