Condividiamo lo sdegno e le prese di posizione del Sindaco Wladimiro Boccali e del suo vice Nilo Arcudi in merito al recente fatto di cronaca delle scritte ingiuriose apparse nei muri del centro storico di Perugia la scorsa notte. Oltre alla gravità dei contenuti, è sicuramente da condannare il gesto in sé.
Arcudi ricorda anche come il Comune spende 60.000 euro all’anno per ripulire le scritte nei muri, cifra che potrebbe essere destinata in maniera più utile per la cittadinanza. Bene farà il Comune a costituirsi parte civile nel processo contro i responsabili di questi atti vandalici per ottenere un risarcimento del danno.
Ma altrettanto sdegno e zelo nel condannare certi episodi lo vorremmo vedere anche quando a imbrattare certe pareti sono i nostri politici in occasione delle campagne elettorali durante le quali si rendono protagonisti di numerose infrazioni in materia di affissione abusiva di manifesti elettorali.
Ricordiamo come noi radicali abbiamo, in totale solitudine, sollevato il coperchio su questo malcostume tutto italiano e di conseguenza anche perugino. Nella campagna elettorale del 2009 per le comunali, in pochi giorni abbiamo denunciato alle autorità competenti oltre 2.500 affissioni abusive da parte di candidati e partiti di destra come di sinistra (tra le quali anche 53 di Arcudi e 9 di Boccali tanto per fare un esempio), le quali avrebbero dovuto comportare secondo le vigenti leggi una multa fino a 1.032 euro per ciascun episodio e la rimozione dell’abuso a spese dei committenti.
In seguito alle denunce fatte, la Polizia Municipale ha redatto appena 235 verbali di accertamento, la Prefettura, nonostante i ripetuti solleciti, non si sa cosa ne abbia fatto e dulcis in fundo come al solito è intervenuto il Parlamento che, in modo rigorosamente bi-partisan, ha inserito una sanatoria nella legge di conversione del decreto “milleproroghe”.
Ci piacerebbe sapere quanto spende il Comune per rimuovere tutte le affissioni abusive che si susseguono in ciascuna campagna elettorale e a quanto ammonta il mancato incasso per le contravvenzioni che non sono state elevate. Denaro che potrebbe essere destinato ai servizi per il cittadino.
Constatiamo con rammarico come ancora una volta si usano due pesi e due misure: pugno duro contro i “poveri cristi” e impunità per i potenti.
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