Da umbria24.it
La IV Commissione del Comune di Perugia ha detto sì al Regolamento
di Daniele Bovi
E’ stato approvato mercoledì mattina con 12 sì e 6 no dalla commissione Affari istituzionali del Comune di Perugia il Regolamento comunale per il testamento biologico, già oggetto nei mesi passati di un fiume di polemiche tra maggioranza e opposizione. Un’approvazione che ha scatenato le ire della minoranza di centrodestra che, con un comunicato di Mauro Cozzari (Udc), in rappresentanza di tutta l’opposizione, dopo essere uscita dall’aula parla di «una volontà biasimevole di accelerare l’approvazione». Durante i lavori il Pdl, con Pino Sbrenna, ha anche avanzato la proposta di non andare avanti e di delegare i parlamentari per l’approvazione della legge. Proposta ovviamente bocciata dal centrosinistra.
Tirata in ballo anche la Corte dei Conti Cozzari, oltre a dire che le opposizioni informeranno la Corte dei Conti, ribadisce che si tratta di una «materia palesemente non rientrante nell’alveo delle competenze amministrative facenti capo ad un Comune», ricordando poi che «la materia delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento è stata calendarizzata in seduta parlamentare (unica sede competente a discuterne) per il 21 febbraio prossimo», ritenendo «biasimevole la volontà di accelerare l’approvazione di un testo regolamentare, che con buone probabilità sarà ritenuto contra legem tra non meno di qualche settimana».
Nessuno scontro tra laici e cattolici Se alcuni all’orizzonte prefigurano un rinfocolarsi dello scontro tra laici e cattolici, una secchiata d’acqua sul fuoco la getta il consigliere democratico Tommaso Bori. «Non c’è alcuno scontro tra le parti anche perché l’obiettivo finale dell’intera operazione, in ogni caso, resta quello di rendere un servizio – spiega il giovane democrat -, ossia dare un’interpretazione autentica e non equivocabile della volontà della persona. Ciò potrà essere fatto attraverso uno strumento che non contiene soluzioni di parte, perché al suo interno è prevista sia la possibilità di chiedere la rinuncia che la prosecuzione delle cure».
Le competenze dei Comuni Il Comune quindi, non legifera sul fine vita, cosa che peraltro non è legittimato a fare poiché questa è materia che spetta al legislatore, ma si limita solamente ad istituire dei registri che raccolgano le dichiarazioni anticipate di trattamento. Un mezzo che garantisce certezze giuridiche così come ai credenti la possibilità, come detto, di proseguire con le cure. Ed è proprio sulla base di queste motivazioni che secondo il centrosinistra gli strali della minoranza non sono giustificati: un semplice registro rientra perfettamente tra le competenze dei Comuni.
Il parere dell’Anci Un concetto ribadito chiaramente, e autorevolmente, da una nota dell’Anci del 29 novembre scorso, con la quale si rispondeva nel merito ad una circolare interministeriale in cui si sosteneva come «l’intervento del Comune in questi ambiti appare pertanto esorbitante rispetto alle competenze proprie dell’ente locale e si traduce in provvedimenti privi di effetti giuridici». Se però, come spiega l’Anci citando le normative in vigore, il registro si limita alle dichiarazioni di volontà attestanti il luogo e il soggetto presso il quale è conservata la dichiarazione di fine vita, si può tranquillamente ricondurre tale attività allo svolgimento delle funzioni istituzionali proprie del Comune. Il Regolamento ora, dopo il passaggio in commissione, approderà nelle prossime settimane in Consiglio comunale.
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