Le pagine della rivista intitolata: «Aldo Capitini. Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti» includono anche la pubblicazione, curata da Andrea Maori, degli Atti del Convegno svoltosi a Perugia a quarant’anni dalla scomparsa del filosofo umbro ed organizzata da radicaliperugia.org insieme al circolo "Ernesto Rossi" di Terni, l'associazione Liberaleidee e il Movimento nonviolento di Perugia coordinato dal compianto Nazareno Duili.
Capitini è stato un intellettuale assai scomodo. La forte carica innovatrice della sua visione e del suo impegno nonviolento e democratico, del suo liberalsocialismo, si è non solo misurata con l’ideologia fascista e il regime cui ha dato vita, ma è stata denegata e oscurata anche da una sinistra massimalista, giacobina e violenta.
Egli è stato inoltre un religioso scomodo perché anticlericale, fervente sostenitore di una religiosità laica e dunque aperta.
Con questo numero «Diritto e Libertà» ha inteso dare il proprio contributo, a che questa grandissima figura di intellettuale sia liberata dalla spessa coltre di oblio che l’ha avvolta e occultata, e possa essere conosciuta e studiata in Italia e nel mondo, al di là di ogni angustia retorica e celebrativa».
Qui di seguito troverai il sommario completo di queste intense 256 pagine.
In questi giorni stiamo provvedendo alla spedizione delle copie per gli abbonati e i lettori.«Diritto e Libertà» celebra quest’anno il decennale della sua intensa attività editoriale e per l’occasione pubblicherà il prossimo autunno un corposo numero, che ne ricorderà l’impegno svolto nell’arco di questo primo decennio del nuovo millennio. E lo farà con la consueta determinazione e con la passione che l’ha sempre connotata, per adempiere alla sua missione, fornendo cioè il proprio contributo alla difesa e alla promozione dello Stato di diritto, dei diritti umani e della legalità internazionale; per la creazione di quelle istituzioni sovranazionali che rendano possibile la realizzazione di una comunità umana libera, democratica e federale, secondo il sogno e la profetica visione della «pace perpetua» di Kant.
Sarà per noi possibile realizzare tutto questo, facendo unicamente affidamento sulle nostre energie e sulle tue, col contributo di tutti quelli che, come te, liberamente vogliano concorrere a questo nostro appassionante impegno.
Come tu ben sai, «Diritto e Libertà» non vive infatti di finanziamento pubblico, ma di una «nobile povertà» e dunque solo grazie al volontario sostegno di coloro che, di volta in volta, ne apprezzino tale vocazione, e la qualità di informazione e comunicazione.
Colgo quindi quest’occasione per chiedere anche a te di sottoscrivere un libero contributo o, se non l’avessi già fatto, di sottoscrivere l’abbonamento alla rivista, consentendoci di proseguire lungo questo nostro percorso con una accresciuta e rinnovata energia.
Ti ringrazio anticipatamente se vorrai sostenerci ancora una volta.
Un affettuoso saluto e un abbraccio,
Mariano.
Mariano Giustino
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Anno XI n° 18/2010
Sommario
ALDO CAPITINI
Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti
Presentazione – pag. 5
di Mariano Giustino
Editoriale – pag. 18
Nonviolenza e religione della libertà
di Angiolo Bandinelli
La forte carica di spiritualità religiosa di Capitini e la concezione
della «religione della libertà» di Croce. Due pensieri diversi,
ma non distanti, nell’intenzione di individuare percorsi atti
a contrastare l’avvento e il trionfo del fascismo. Viviamo in un
momento storico in cui i temi e i valori dell’esperienza religiosa
e quelli della olitica tornano a misurarsi e confrontarsi.
Ma dinanzi ad una politica che appare incapace di assicurare
convivenza civile e certezza del diritto, si ergono non, di certo,
i testimoni di una rinascita religiosa ma i detentori di un potere
che usurpa il nome dell’esperienza religiosa. La nonviolenza –
ammonisce Capitini – apre una prospettiva di sacro aperto
e considera l’orizzonte di tutti come superiore alla cerchia
dei credenti. Una nonviolenza aperta che non ha paura
di nessuna autorità.
La compresenza capitiniana, dall’attualismo gentiliano all’empatia – pag. 23
di Francesco Pullia
Per Gentile la singolarità si risolve in un Soggetto trascendentale
assoluto. Il filosofo perugino invece valorizza al massimo ogni
individualità attraverso l’«aggiunta», cioè l’apporto di ciascuno alla
creazione di una realtà aperta e partecipata, multiforme, in cui vi sia
la consapevolezza del nesso di interdipendenza vigente in natura.
L’orizzonte di un mondo nuovo – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 28
In nome della compresenza – pag. 30
di Marco Pannella
Il leader radicale, nella sua introduzione agli atti del convegno
di Perugia, rammenta come lo spirito della prima marcia della
pace del 1961 si sia smarrito nel segno della burocratizzazione
di un’idea e di una speranza. Come sia stata vanificata la carica
eversiva della proposta nonviolenta di Capitini da una sinistra
di stato e parastato, perché radicata in un pensiero democratico,
liberale, socialista. Sottolinea che il progetto omnicratico del
filosofo umbro, di chiamata in causa di ogni singolarità, anche
quella degli scomparsi, con l’importanza delle sue implicazioni,
è stato ignorato e ridotto a banalizzazione oleografica.
Ma l’obbligo morale alla resistenza, cui si sono da sempre
sottoposti i radicali, ha consentito di esperire «aggiunte
capitiniane» lungo un gandhiano percorso, fatto di piccoli
passi, in cui il fine è prefigurato dai mezzi.
La figura di Aldo Capitini al di là della retorica – pag. 35
di Francesco Pullia
Una concezione di società aperta, quella di Capitini, differente
da quella di Popper. Al «Tu-Tutto» egli sostituisce il «Tu-Tutti», cioè
un’esperienza di intensa socialità; con la sua idea di «omnicrazia
compresente», di una realtà dunque a cui ognuno è chiamato
a concorrere, anche i malati, gli impossibilitati, gli «improduttivi»
e gli assenti, ossia i trapassati. E che si estende a tutti gli esseri
senzienti. Con l’ideale di una realtà in cui nulla sia soltanto
mezzo ma tutto sia soggetto e oggetto di amore. È sua anche
l’anticipatrice visione della necessità del superamento della
sovranità nazionale, e la convinzione che la nonviolenza sia
l’unica alternativa praticabile in un momento in cui ricompaiono
autoritarismi, fondamentalismi e razzismo.
La preparazione di un grandissimo evento – pag. 40
di Franco Bozzi
Lo storico attinge ai ricordi personali per rammentare la faticosa
preparazione della marcia della pace del 1961, che vide
un grande concorso di intellettuali famosi, autorità politiche
e persone semplici. E racconta come l’idea e il nome stesso
del liberalsocialismo, teorizzato in seguito da Calogero, sia nato
nel corso di una passeggiata a Monte Morcino, in cui c’erano
Capitini e Walter Binni, e in un momento in cui lo stesso Capitini
non conosceva Carlo Rosselli. Un’unione di termini ritenuti
inconciliabili per realizzare libertà politica e giustizia sociale.
La vera scoperta del filosofo umbro – pag. 46
di Nazareno Duili
L’intuizione che il progresso non si arresta mai; alla scoperta
della compresenza dinamica, che rappresenta ciò che
progredisce. L’uomo, gli animali e la natura producono
valori che fanno avanzare il progresso. L’elemento costitutivo
successivo è la realtà «liberata», e alla fine della strada
si arriverà a quella «beata».
La carica democratica della nonviolenza – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 50
La scelta della nonviolenza nel mondo della guerra fredda – pag. 52
di Alarico Mariani Marini
Uno dei fondatori del Partito radicale in Umbria, autore
assieme a Eligio Resta di un libro sulla Marcia della Pace
Perugia-Assisi del ’61, racconta in questo suo intervento di
essere stato chiamato da Capitini nel comitato organizzatore,
in rappresentanza del Partito radicale. Contro ogni aspettativa
la marcia ebbe un grande successo. E venne letta la mozione
per la pace e la fratellanza dei popoli nel silenzio di migliaia
di persone. Mariani Marini si sofferma sulle iniziative
antimilitariste di quegli anni e sulle esperienze carcerarie degli
antimilitaristi, trattati come disertori. Ma il ricordo del filosofo
perugino è lentamente sfumato e lo spirito di quella prima
marcia si è smarrito negli anni seguenti – egli denuncia.
Ci ricorda infine che Capitini è stato uno dei grandi pensatori
e scrittori umbri del Novecento e che ha dato un grandissimo
contributo alla crescita morale del nostro Paese.
Da Capitini a Sharp: noncollaborazione, liberalismo e democrazia – pag. 57
di Andrea Maori
L’autore fa riferimento a un testo fondamentale di Capitini del
1967 («Le tecniche della nonviolenza») sull’uso politico della
nonviolenza ed in particolar modo sulla noncollaborazione nei
riguardi di altre persone o nei riguardi di un’autorità, di
un’istituzione, di una legge, nel qual caso diviene disobbedienza
civile, attraverso gli strumenti del dialogo, della persuasione
e della corretta informazione. L’obiezione di coscienza fa
riferimento al diritto alla libertà religiosa e di pensiero.
In Europa i paesi del Nord con i movimenti evangelici più
radicali, a partire dal XVI secolo, sono stati i primi ad emanare
decreti di esenzione dal servizio militare per quei gruppi.
Il processo di secolarizzazione, soprattutto dal XVIII secolo, portò
alla nascita di motivazioni non più strettamente religiose, ma
anche etiche, umanitarie e pacifiste. E, a cavallo tra il XIX e il XX
secolo, si ebbero i primi riconoscimenti nelle democrazie
scandinave e in alcuni Stati federali degli USA. Il trauma della
prima guerra mondiale darà impulso al riconoscimento di questo
diritto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. E, con quello della
seconda guerra mondiale, anche la Chiesa lotterà per la tutela
di esso. Non manca un accenno alla dottrina del liberale John
Rawls, che parla espressamente di diritto alla disobbedienza civile
come atto funzionale ad un processo di riforma delle istituzioni
e alle tecniche usate nei regimi dell’ex mondo comunista per
promuovere istituzioni democratiche. Infine, un cenno al
principio gandhiano del Satyagraha diffuso da Gene Sharp
e alla noncollaborazione attraverso gli strumenti del boicottaggio,
degli scioperi e delle occupazioni nonviolente per ottenere una
rivoluzione liberale e democratica.
Il variegato scenario del movimento per la Pace – pag. 63
di Gianfranco Spadaccia
È tempo che la cultura italiana si riappropri del pensiero
di Capitini. Ed è tempo di riaffermare una trascendenza
orizzontale che nasce da una compresenza di valori che nella
storia si sono costruiti e che si devono riattualizzare. L’autore
ricorda l’incontro con Capitini situandolo nel contesto storico
della situazione politica di allora. Vi erano pacifisti sostenitori
della politica sovietica e i radicali che si riconoscevano
nell’alleanza della NATO assieme ai democratici, ai liberali,
ai socialdemocratici e a coloro che non erano confluiti nel
frontismo. Nel 1955 vi era stata la fondazione del Partito
radicale e si era successivamente costituita la corrente di sinistra
radicale, che intendeva rimettere in discussione il rapporto tra
sinistra democratica e sinistra comunista. Poi egli fa cenno al
movimento internazionale che nacque sull’onda della paura
di un conflitto atomico, il quale partì dall’Inghilterra e si
diffuse in America, e da cui nacquero i successivi movimenti
di obiezione di coscienza alla guerra nel Vietnam. Per Capitini
quello era il momento di riaprire il discorso sul disarmo
e la nonviolenza. E nacque la Consulta della Pace.
I radicali sostennero che per avere la pace era necessario
creare le condizioni strutturali della pace: non perseguire
un impossibile disarmo atomico, ma il disarmo convenzionale,
l’antimilitarismo. E oggi i problemi della pace minacciata dal
fondamentalismo devono essere affrontati col coinvolgimento
di Stati come la Turchia e Israele, e con la promozione e la
diffusione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo
arabo e africano.
La filosofia del dialogo e della partecipazione – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 70
Un messaggio di straordinaria modernità – pag. 72
di Bruno Mellano
Il presidente di Radicali italiani pone l’accento sull’attualità politica
del messaggio di Capitini e sull’urgenza di portare all’attenzione
dell’opinione pubblica e degli altri soggetti politici il valore della
nonviolenza gandhiana: l’unico, autentico strumento
«rivoluzionario», per molti aspetti ancora misconosciuto.
La formazione come impegno etico e professionale – pag. 75
di Adriana Croci
L’allieva di Capitini sottolinea un aspetto della complessità
capitiniana: quello educativo, la formazione delle persone. Si tratta
di rendere persuasi, attraverso il dialogo, che implica l’ascolto
dell’altro; educando alla nonviolenza. Il profeta è colui che crede
nella possibilità del cambiamento ad opera di tutti, nel processo
verso la «realtà liberata», come graduale riduzione dei limiti e dei
difetti codificati dalla cultura. «Nessuno si esaurisce nei propri limiti» –
diceva il maestro. Per ciascuno vi sono possibilità, se ognuno viene
assunto come valore e con lui si lavora verso la realtà liberata.
Un pensiero che vale oggi per tutto il mondo – pag. 80
di Serena Innamorati
La studiosa ritiene che il pensiero di Capitini, il quale ha introdotto
in Italia la grande riflessione di Gandhi, rappresenti la nuova
frontiera su cui attestarsi, se si vuole perseguire una politica alta,
di cambiamento. E ci ricorda come la presenza di Capitini, in
Umbria, abbia formato una classe dirigente; e come sia fortemente
radicata nella storia di questa regione e in quella di Perugia.
L’idea base per una società aperta – pag. 83
di Franco Bozzi
Il relatore fa cenno alla concezione di società aperta di Capitini,
diversa da quella di Popper e Bergson. Essa include l’idea base di
partecipazione: un’idea che si è concretizzata nelle fasi aurorali
delle rivoluzioni. Un senso della partecipazione che occorre
mantenere vivo e operante.
Partecipazione e movimento dal basso – pag. 85
di Alarico Mariani Marini
Il distacco dalla gente impedisce alla politica di conoscere la realtà
e di governarla. Partecipazione e movimento dal basso (quello di
cui parlava Capitini) assumono una importanza decisiva. E occorre
anche – sottolinea il giurista nella sua relazione – che trovino
attuazione i princìpi costituzionali e i diritti fondamentali fondati
su quei valori di libertà che ispirano il pensiero del filosofo perugino.
Nonviolenza e iniziativa referendaria – pag. 87
di Tommaso Ciacca
L’autore racconta come la sua conoscenza di Capitini sia stata
mediata dal Partito radicale e dai suoi esponenti, i quali hanno
utilizzato e utilizzano le tecniche della nonviolenza descritte nel
libro del 1967. E parla di diritti individuali offesi, soprattutto quelli
dei più deboli: i malati, i quali però, in molti casi, come è avvenuto
per Welby, Nuvoli e Coscioni, hanno compreso il messaggio e lo
strumento della nonviolenza per chiedere il rispetto dei diritti.
La filosofia del dialogo con Capitini e Guido Calogero – pag. 89
di Gianfranco Spadaccia
In «consentaneità» con Capitini, il giornalista ed ex parlamentare
accenna all’importanza della partecipazione e denuncia il
restringimento di tale diritto, dal momento che si cerca di
soffocare attraverso il quorum l’istituto del Referendum. Egli
ricorda Guido Calogero, alla cui filosofia del dialogo si sente
molto ancorato. E rammenta anche l’importanza che la figura
di San Francesco ha avuto per Capitini. È necessaria – sostiene
– una pubblicazione di tutte le opere del filosofo umbro, più
che mai attuali anche riguardo alla necessità del federalismo.
RUBRICHE
Dossier – pag. 94
L’Internazionale della Nonviolenza – pag. 95
a cura di Andrea Maori
Nel fondo archivistico del Ministero dell’Interno, presso
l’Archivio centrale dello Stato, è conservata una copia ciclostilata
dell’intervento di saluto di Aldo Capitini ai congressisti del 12°
Congresso della War Resisters’ International «Non-Violence and
Politics», che si svolse a Roma nel 1966. L’intervento – finora
inedito, e che si pubblica quindi per la prima volta in questo
numero di «Diritto e Libertà» –, ricco di spunti storici e filosofici
sulla nascita e lo sviluppo della nonviolenza in Italia e di
proposte operative per l’attività della WRI, ruotava intorno all’idea
di formare un’Internazionale della Nonviolenza all’interno
dell’organizzazione. A questo indirizzo politico, però non si
diede seguito nell’immediato, anche se l’obiettivo di Capitini era
quello di aggregare altre associazioni intorno alla WRI, purché si
impegnassero alla diffusione e alla pratica delle tecniche della
nonviolenza al fine di avere maggior prontezza di interventi.
AUTOBIOGRAFIA/Attraverso due terzi del secolo – pag. 102
Il 19 agosto 1968, quasi presentendo l’approssimarsi della fine
della sua esistenza, in una limpida sintesi il filosofo perugino
stende la sua autobiografia, un sommario bilancio della sua
esperienza esistenziale, di ciò che ha visto, scritto e fatto
«Attraverso due terzi del secolo». «Lo scritto – precisa a Calogero,
a cui l’affida per la pubblicazione – è necessariamente impostato
sull’io, un bilancio per aiutare qualcuno a farlo».
SCHEDA/Vita e opere di Aldo Capitini – pag. 116
Le tappe di un percorso ricchissimo e precorritore.
Le radici del nostro futuro – pag. 148
Aldo Capitini? Tutta colpa di una ragazza
anarchica che volle andare a Pisa... – pag. 149
di Valter Vecellio
Il giornalista ricorda un convegno tenutosi alla Scuola Normale
Superiore di Pisa, di cui Capitini era stato segretario economo
e dalla quale venne mandato via da Giovanni Gentile. E ricorda
che la nonviolenza capitiniana poneva l’accento sulla trasformazione
della società contro l’ingiustizia globale della storia; essendo
«non bellicosa ma non imbelle» e avendo come fine la «liberazione».
DOCUMENTO/Dal Carteggio tra Aldo Capitini
e Guido Calogero. Lettere (1936-1968) – pag. 155
SCHEDA/Calogero e Capitini: la nascita del liberalsocialismo – pag. 160
TESTIMONIANZE/Danilo Dolci – Guido Ceronetti – pag. 165
Dietro le sbarre – pag. 171
DOCUMENTO/Lettera dal carcere di Birmingham – pag. 172
Uno storico documento, che è una lucida e appassionata
affermazione del primato della lotta nonviolenta per la difesa
e la promozione dei diritti umani, civili e politici; della libertà
e della dignità dell’individuo. Dalla prigione di Birmingham,
in cui era ristretto, Martin Luther King indirizza ad alcuni «cari
colleghi nel sacerdozio», i vescovi Capenter, Durick, Hardin
e Harmon, il rabbino Grafman, i reverendi Murray, Ramage
e Stallings, una lunga lettera di risposta alle critiche che gli erano
state rivolte per le sue iniziative di lotta nonviolenta, definite
imprudenti e intempestive. Essa contiene la cronaca serrata
di quelle coraggiose azioni che lo videro protagonista e leader,
e che produssero negli anni Sessanta del secolo scorso la fine
delle leggi razziali e segregazioniste vigenti negli USA.
Una nuova alleanza con la natura – pag. 192
Adattarsi al mondo che cambia – pag. 193
di Antonio Zecca
Sono in corso cambiamenti senza precedenti come conseguenza
del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle risorse
energetiche fossili e di quelle minerarie, e della crescita
della popolazione umana. Sono necessarie decisioni razionali
e tempestive, se non vogliamo rimanere al buio e al freddo.
...
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Gustavo Reichenbach |
| 28 giu (2 giorni fa) |
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Ottimo!
Il giorno 28 giugno 2010 11.24, Gustavo Reichenbach <ormetal@unipg.it> ha scritto:
accettato g.- Mostra testo citato - ----- Original Message ----- From: Andrea Maori To: Gustavo Reichenbach Sent: Wednesday, June 30, 2010 3:01 PM Subject: Re: "Diritto e Libertà" numero 18_2010_ALDO CAPITINI
Caro Gustavo,
grazie della tua risposta. Per quanto riguarda la rivista... dato che ne avrò diverse copie (da me pagate) te ne potrei rivendere allo stesso prezzo che la compro io, 10 euro. Come ben puoi immaginare, sono riviste sostanzialmente autofinanziate e quindi un piccolo sostegno è ben gradito. Il numero, non perchè ci ho messo le mani, ma è veramente interessante, ci sono anche una sessantina di foto, molte delle quali inedite. Più di 250 pagine!
Per quanto riguarda gli scontri di cui parli, non ho seguito per niente la vicenda, ma proprio niente: capita
Un abbraccio
Andrea
- Mostra testo citato -Il giorno 28 giugno 2010 04.12, Gustavo Reichenbach <ormetal@unipg.it> ha scritto:- Mostra testo citato - Caro Andrea ho ricevuto il tuo mail e mi felicito che già all'alba sei in attività Su uno degli ultimi numeri di notizie radicali ho letto un commento sugli scontri fra ebrei del ghetto e alcuni filoarabi La cosa è triste e discutibile , ma ,per quel che mi riguarda , sconsigliere la rossana rossanda di andare a spasso per il ghetto di roma, ché sarebbe accolta con stranghe e bastoni dai pacifisti locali. gustavo non so se comprerò la rivista (avaraccio), ma mi piacerebbe avere copia del tuo articolo- Mostra testo citato - ----- Original Message ----- From: Andrea Maori To: andreamaori@gmail.com Sent: Wednesday, June 30, 2010 7:52 AM Subject: "Diritto e Libertà" numero 18_2010_ALDO CAPITINI- Mostra testo citato -«Diritto e Libertà» ha dedicato il suo 18° numero alla figura e all’opera di Aldo Capitini.
Le pagine della rivista intitolata: «Aldo Capitini. Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti» includono anche la pubblicazione, curata da Andrea Maori, degli Atti del Convegno svoltosi a Perugia a quarant’anni dalla scomparsa del filosofo umbro.
Capitini è stato un intellettuale assai scomodo. La forte carica innovatrice della sua visione e del suo impegno nonviolento e democratico, del suo liberalsocialismo, si è non solo misurata con l’ideologia fascista e il regime cui ha dato vita, ma è stata denegata e oscurata anche da una sinistra massimalista, giacobina e violenta.
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Con questo numero «Diritto e Libertà» ha inteso dare il proprio contributo, a che questa grandissima figura di intellettuale sia liberata dalla spessa coltre di oblio che l’ha avvolta e occultata, e possa essere conosciuta e studiata in Italia e nel mondo, al di là di ogni angustia retorica e celebrativa».
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Sarà per noi possibile realizzare tutto questo, facendo unicamente affidamento sulle nostre energie e sulle tue, col contributo di tutti quelli che, come te, liberamente vogliano concorrere a questo nostro appassionante impegno.
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Mariano.
Mariano Giustino
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Anno XI n° 18/2010
Sommario
ALDO CAPITINI
Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti
Presentazione – pag. 5
di Mariano Giustino
Editoriale – pag. 18
Nonviolenza e religione della libertà
di Angiolo Bandinelli
La forte carica di spiritualità religiosa di Capitini e la concezione
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ma non distanti, nell’intenzione di individuare percorsi atti
a contrastare l’avvento e il trionfo del fascismo. Viviamo in un
momento storico in cui i temi e i valori dell’esperienza religiosa
e quelli della olitica tornano a misurarsi e confrontarsi.
Ma dinanzi ad una politica che appare incapace di assicurare
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i testimoni di una rinascita religiosa ma i detentori di un potere
che usurpa il nome dell’esperienza religiosa. La nonviolenza –
ammonisce Capitini – apre una prospettiva di sacro aperto
e considera l’orizzonte di tutti come superiore alla cerchia
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La compresenza capitiniana, dall’attualismo gentiliano all’empatia – pag. 23
di Francesco Pullia
Per Gentile la singolarità si risolve in un Soggetto trascendentale
assoluto. Il filosofo perugino invece valorizza al massimo ogni
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la consapevolezza del nesso di interdipendenza vigente in natura.
L’orizzonte di un mondo nuovo – Atti del Convegno
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di Perugia, rammenta come lo spirito della prima marcia della
pace del 1961 si sia smarrito nel segno della burocratizzazione
di un’idea e di una speranza. Come sia stata vanificata la carica
eversiva della proposta nonviolenta di Capitini da una sinistra
di stato e parastato, perché radicata in un pensiero democratico,
liberale, socialista. Sottolinea che il progetto omnicratico del
filosofo umbro, di chiamata in causa di ogni singolarità, anche
quella degli scomparsi, con l’importanza delle sue implicazioni,
è stato ignorato e ridotto a banalizzazione oleografica.
Ma l’obbligo morale alla resistenza, cui si sono da sempre
sottoposti i radicali, ha consentito di esperire «aggiunte
capitiniane» lungo un gandhiano percorso, fatto di piccoli
passi, in cui il fine è prefigurato dai mezzi.
La figura di Aldo Capitini al di là della retorica – pag. 35
di Francesco Pullia
Una concezione di società aperta, quella di Capitini, differente
da quella di Popper. Al «Tu-Tutto» egli sostituisce il «Tu-Tutti», cioè
un’esperienza di intensa socialità; con la sua idea di «omnicrazia
compresente», di una realtà dunque a cui ognuno è chiamato
a concorrere, anche i malati, gli impossibilitati, gli «improduttivi»
e gli assenti, ossia i trapassati. E che si estende a tutti gli esseri
senzienti. Con l’ideale di una realtà in cui nulla sia soltanto
mezzo ma tutto sia soggetto e oggetto di amore. È sua anche
l’anticipatrice visione della necessità del superamento della
sovranità nazionale, e la convinzione che la nonviolenza sia
l’unica alternativa praticabile in un momento in cui ricompaiono
autoritarismi, fondamentalismi e razzismo.
La preparazione di un grandissimo evento – pag. 40
di Franco Bozzi
Lo storico attinge ai ricordi personali per rammentare la faticosa
preparazione della marcia della pace del 1961, che vide
un grande concorso di intellettuali famosi, autorità politiche
e persone semplici. E racconta come l’idea e il nome stesso
del liberalsocialismo, teorizzato in seguito da Calogero, sia nato
nel corso di una passeggiata a Monte Morcino, in cui c’erano
Capitini e Walter Binni, e in un momento in cui lo stesso Capitini
non conosceva Carlo Rosselli. Un’unione di termini ritenuti
inconciliabili per realizzare libertà politica e giustizia sociale.
La vera scoperta del filosofo umbro – pag. 46
di Nazareno Duili
L’intuizione che il progresso non si arresta mai; alla scoperta
della compresenza dinamica, che rappresenta ciò che
progredisce. L’uomo, gli animali e la natura producono
valori che fanno avanzare il progresso. L’elemento costitutivo
successivo è la realtà «liberata», e alla fine della strada
si arriverà a quella «beata».
La carica democratica della nonviolenza – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 50
La scelta della nonviolenza nel mondo della guerra fredda – pag. 52
di Alarico Mariani Marini
Uno dei fondatori del Partito radicale in Umbria, autore
assieme a Eligio Resta di un libro sulla Marcia della Pace
Perugia-Assisi del ’61, racconta in questo suo intervento di
essere stato chiamato da Capitini nel comitato organizzatore,
in rappresentanza del Partito radicale. Contro ogni aspettativa
la marcia ebbe un grande successo. E venne letta la mozione
per la pace e la fratellanza dei popoli nel silenzio di migliaia
di persone. Mariani Marini si sofferma sulle iniziative
antimilitariste di quegli anni e sulle esperienze carcerarie degli
antimilitaristi, trattati come disertori. Ma il ricordo del filosofo
perugino è lentamente sfumato e lo spirito di quella prima
marcia si è smarrito negli anni seguenti – egli denuncia.
Ci ricorda infine che Capitini è stato uno dei grandi pensatori
e scrittori umbri del Novecento e che ha dato un grandissimo
contributo alla crescita morale del nostro Paese.
Da Capitini a Sharp: noncollaborazione, liberalismo e democrazia – pag. 57
di Andrea Maori
L’autore fa riferimento a un testo fondamentale di Capitini del
1967 («Le tecniche della nonviolenza») sull’uso politico della
nonviolenza ed in particolar modo sulla noncollaborazione nei
riguardi di altre persone o nei riguardi di un’autorità, di
un’istituzione, di una legge, nel qual caso diviene disobbedienza
civile, attraverso gli strumenti del dialogo, della persuasione
e della corretta informazione. L’obiezione di coscienza fa
riferimento al diritto alla libertà religiosa e di pensiero.
In Europa i paesi del Nord con i movimenti evangelici più
radicali, a partire dal XVI secolo, sono stati i primi ad emanare
decreti di esenzione dal servizio militare per quei gruppi.
Il processo di secolarizzazione, soprattutto dal XVIII secolo, portò
alla nascita di motivazioni non più strettamente religiose, ma
anche etiche, umanitarie e pacifiste. E, a cavallo tra il XIX e il XX
secolo, si ebbero i primi riconoscimenti nelle democrazie
scandinave e in alcuni Stati federali degli USA. Il trauma della
prima guerra mondiale darà impulso al riconoscimento di questo
diritto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. E, con quello della
seconda guerra mondiale, anche la Chiesa lotterà per la tutela
di esso. Non manca un accenno alla dottrina del liberale John
Rawls, che parla espressamente di diritto alla disobbedienza civile
come atto funzionale ad un processo di riforma delle istituzioni
e alle tecniche usate nei regimi dell’ex mondo comunista per
promuovere istituzioni democratiche. Infine, un cenno al
principio gandhiano del Satyagraha diffuso da Gene Sharp
e alla noncollaborazione attraverso gli strumenti del boicottaggio,
degli scioperi e delle occupazioni nonviolente per ottenere una
rivoluzione liberale e democratica.
Il variegato scenario del movimento per la Pace – pag. 63
di Gianfranco Spadaccia
È tempo che la cultura italiana si riappropri del pensiero
di Capitini. Ed è tempo di riaffermare una trascendenza
orizzontale che nasce da una compresenza di valori che nella
storia si sono costruiti e che si devono riattualizzare. L’autore
ricorda l’incontro con Capitini situandolo nel contesto storico
della situazione politica di allora. Vi erano pacifisti sostenitori
della politica sovietica e i radicali che si riconoscevano
nell’alleanza della NATO assieme ai democratici, ai liberali,
ai socialdemocratici e a coloro che non erano confluiti nel
frontismo. Nel 1955 vi era stata la fondazione del Partito
radicale e si era successivamente costituita la corrente di sinistra
radicale, che intendeva rimettere in discussione il rapporto tra
sinistra democratica e sinistra comunista. Poi egli fa cenno al
movimento internazionale che nacque sull’onda della paura
di un conflitto atomico, il quale partì dall’Inghilterra e si
diffuse in America, e da cui nacquero i successivi movimenti
di obiezione di coscienza alla guerra nel Vietnam. Per Capitini
quello era il momento di riaprire il discorso sul disarmo
e la nonviolenza. E nacque la Consulta della Pace.
I radicali sostennero che per avere la pace era necessario
creare le condizioni strutturali della pace: non perseguire
un impossibile disarmo atomico, ma il disarmo convenzionale,
l’antimilitarismo. E oggi i problemi della pace minacciata dal
fondamentalismo devono essere affrontati col coinvolgimento
di Stati come la Turchia e Israele, e con la promozione e la
diffusione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo
arabo e africano.
La filosofia del dialogo e della partecipazione – Atti del Convegno
«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 70
Un messaggio di straordinaria modernità – pag. 72
di Bruno Mellano
Il presidente di Radicali italiani pone l’accento sull’attualità politica
del messaggio di Capitini e sull’urgenza di portare all’attenzione
dell’opinione pubblica e degli altri soggetti politici il valore della
nonviolenza gandhiana: l’unico, autentico strumento
«rivoluzionario», per molti aspetti ancora misconosciuto.
La formazione come impegno etico e professionale – pag. 75
di Adriana Croci
L’allieva di Capitini sottolinea un aspetto della complessità
capitiniana: quello educativo, la formazione delle persone. Si tratta
di rendere persuasi, attraverso il dialogo, che implica l’ascolto
dell’altro; educando alla nonviolenza. Il profeta è colui che crede
nella possibilità del cambiamento ad opera di tutti, nel processo
verso la «realtà liberata», come graduale riduzione dei limiti e dei
difetti codificati dalla cultura. «Nessuno si esaurisce nei propri limiti» –
diceva il maestro. Per ciascuno vi sono possibilità, se ognuno viene
assunto come valore e con lui si lavora verso la realtà liberata.
Un pensiero che vale oggi per tutto il mondo – pag. 80
di Serena Innamorati
La studiosa ritiene che il pensiero di Capitini, il quale ha introdotto
in Italia la grande riflessione di Gandhi, rappresenti la nuova
frontiera su cui attestarsi, se si vuole perseguire una politica alta,
di cambiamento. E ci ricorda come la presenza di Capitini, in
Umbria, abbia formato una classe dirigente; e come sia fortemente
radicata nella storia di questa regione e in quella di Perugia.
L’idea base per una società aperta – pag. 83
di Franco Bozzi
Il relatore fa cenno alla concezione di società aperta di Capitini,
diversa da quella di Popper e Bergson. Essa include l’idea base di
partecipazione: un’idea che si è concretizzata nelle fasi aurorali
delle rivoluzioni. Un senso della partecipazione che occorre
mantenere vivo e operante.
Partecipazione e movimento dal basso – pag. 85
di Alarico Mariani Marini
Il distacco dalla gente impedisce alla politica di conoscere la realtà
e di governarla. Partecipazione e movimento dal basso (quello di
cui parlava Capitini) assumono una importanza decisiva. E occorre
anche – sottolinea il giurista nella sua relazione – che trovino
attuazione i princìpi costituzionali e i diritti fondamentali fondati
su quei valori di libertà che ispirano il pensiero del filosofo perugino.
Nonviolenza e iniziativa referendaria – pag. 87
di Tommaso Ciacca
L’autore racconta come la sua conoscenza di Capitini sia stata
mediata dal Partito radicale e dai suoi esponenti, i quali hanno
utilizzato e utilizzano le tecniche della nonviolenza descritte nel
libro del 1967. E parla di diritti individuali offesi, soprattutto quelli
dei più deboli: i malati, i quali però, in molti casi, come è avvenuto
per Welby, Nuvoli e Coscioni, hanno compreso il messaggio e lo
strumento della nonviolenza per chiedere il rispetto dei diritti.
La filosofia del dialogo con Capitini e Guido Calogero – pag. 89
di Gianfranco Spadaccia
In «consentaneità» con Capitini, il giornalista ed ex parlamentare
accenna all’importanza della partecipazione e denuncia il
restringimento di tale diritto, dal momento che si cerca di
soffocare attraverso il quorum l’istituto del Referendum. Egli
ricorda Guido Calogero, alla cui filosofia del dialogo si sente
molto ancorato. E rammenta anche l’importanza che la figura
di San Francesco ha avuto per Capitini. È necessaria – sostiene
– una pubblicazione di tutte le opere del filosofo umbro, più
che mai attuali anche riguardo alla necessità del federalismo.
RUBRICHE
Dossier – pag. 94
L’Internazionale della Nonviolenza – pag. 95
a cura di Andrea Maori
Nel fondo archivistico del Ministero dell’Interno, presso
l’Archivio centrale dello Stato, è conservata una copia ciclostilata
dell’intervento di saluto di Aldo Capitini ai congressisti del 12°
Congresso della War Resisters’ International «Non-Violence and
Politics», che si svolse a Roma nel 1966. L’intervento – finora
inedito, e che si pubblica quindi per la prima volta in questo
numero di «Diritto e Libertà» –, ricco di spunti storici e filosofici
sulla nascita e lo sviluppo della nonviolenza in Italia e di
proposte operative per l’attività della WRI, ruotava intorno all’idea
di formare un’Internazionale della Nonviolenza all’interno
dell’organizzazione. A questo indirizzo politico, però non si
diede seguito nell’immediato, anche se l’obiettivo di Capitini era
quello di aggregare altre associazioni intorno alla WRI, purché si
impegnassero alla diffusione e alla pratica delle tecniche della
nonviolenza al fine di avere maggior prontezza di interventi.
AUTOBIOGRAFIA/Attraverso due terzi del secolo – pag. 102
Il 19 agosto 1968, quasi presentendo l’approssimarsi della fine
della sua esistenza, in una limpida sintesi il filosofo perugino
stende la sua autobiografia, un sommario bilancio della sua
esperienza esistenziale, di ciò che ha visto, scritto e fatto
«Attraverso due terzi del secolo». «Lo scritto – precisa a Calogero,
a cui l’affida per la pubblicazione – è necessariamente impostato
sull’io, un bilancio per aiutare qualcuno a farlo».
SCHEDA/Vita e opere di Aldo Capitini – pag. 116
Le tappe di un percorso ricchissimo e precorritore.
Le radici del nostro futuro – pag. 148
Aldo Capitini? Tutta colpa di una ragazza
anarchica che volle andare a Pisa... – pag. 149
di Valter Vecellio
Il giornalista ricorda un convegno tenutosi alla Scuola Normale
Superiore di Pisa, di cui Capitini era stato segretario economo
e dalla quale venne mandato via da Giovanni Gentile. E ricorda
che la nonviolenza capitiniana poneva l’accento sulla trasformazione
della società contro l’ingiustizia globale della storia; essendo
«non bellicosa ma non imbelle» e avendo come fine la «liberazione».
DOCUMENTO/Dal Carteggio tra Aldo Capitini
e Guido Calogero. Lettere (1936-1968) – pag. 155
SCHEDA/Calogero e Capitini: la nascita del liberalsocialismo – pag. 160
TESTIMONIANZE/Danilo Dolci – Guido Ceronetti – pag. 165
Dietro le sbarre – pag. 171
DOCUMENTO/Lettera dal carcere di Birmingham – pag. 172
Uno storico documento, che è una lucida e appassionata
affermazione del primato della lotta nonviolenta per la difesa
e la promozione dei diritti umani, civili e politici; della libertà
e della dignità dell’individuo. Dalla prigione di Birmingham,
in cui era ristretto, Martin Luther King indirizza ad alcuni «cari
colleghi nel sacerdozio», i vescovi Capenter, Durick, Hardin
e Harmon, il rabbino Grafman, i reverendi Murray, Ramage
e Stallings, una lunga lettera di risposta alle critiche che gli erano
state rivolte per le sue iniziative di lotta nonviolenta, definite
imprudenti e intempestive. Essa contiene la cronaca serrata
di quelle coraggiose azioni che lo videro protagonista e leader,
e che produssero negli anni Sessanta del secolo scorso la fine
delle leggi razziali e segregazioniste vigenti negli USA.
Una nuova alleanza con la natura – pag. 192
Adattarsi al mondo che cambia – pag. 193
di Antonio Zecca
Sono in corso cambiamenti senza precedenti come conseguenza
del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle risorse
energetiche fossili e di quelle minerarie, e della crescita
della popolazione umana. Sono necessarie decisioni razionali
e tempestive, se non vogliamo rimanere al buio e al freddo.
E dunque, secondo l’analisi del professore di «Chimica fisica
dell’atmosfera» dell’Università di Trento, occorrerà valutare ciò
che è fattibile e ciò che non lo è con lo strumento di Valutazione
del Bilancio Energetico e delle Emissioni (VBEE).
Green economy ed eco-ambiente futuro – pag. 198
di Alessandro Nasi
Finora il rapporto uomo-ambiente è stato un rapporto tra un
soggetto, l’uomo, e un oggetto, l’ambiente. La strada per una
crescita sostenibile, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente
muterà tale rapporto in una dimensione di parità; gli investimenti
in ricerca e innovazione si focalizzeranno sugli interventi necessari
per realizzare nei modelli produttivi una compiuta reciprocità tra
uomo e ambiente. In Italia fa difetto una reale politica energetica
nazionale coordinata con i piani regionali e manca un sostegno
adeguato alla ricerca, all’innovazione e alla formazione per lo
sviluppo di tecnologie avanzate.
I Giganti potrebbero tornare nel Salento – pag. 203
di Sergio D’Elia
Il segretario di Nessuno Tocchi Caino e l’esponente di Italia Nostra
Oreste Caroppo denunciano che in nome della tutela
dell’ambiente, del Protocollo di Kyoto e di una «energia pulita» si
perpetrano mostruosi scempi, da cui traggono profitto mafia e
politica connivente, quale quello che minaccia un luogo incantato
del Salento, ricco di miti, di storia e di bellezza.
Flash dall’Osservatorio globale – pag. 207
occidentali in mezzo al guado – pag. 208
di Andrea Cellino
L’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione europea
rappresenta un’ulteriore sfida nella costruzione di un’Europa
democratica. Ma, secondo l’analista – direttore del Dipartimento
politico e di pianificazione presso la Missione OSCE in Bosnia-
Erzegovina –, il percorso di integrazione è incerto e si rischia di
offrire incentivi troppo de
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