giovedì 1 luglio 2010

Diritto e libertà: in vendita nelle migliori librerie il diciottesimo numero della rivista dedicato ad Aldo Capitini

Diritto e libertà ha dedicato il suo 18° numero alla figura e all’opera di Aldo Capitini.

Le pagine della rivista intitolata: «Aldo Capitini. Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti» includono anche la pubblicazione, curata da Andrea Maori, degli Atti del Convegno svoltosi a Perugia a quarant’anni dalla scomparsa del filosofo umbro ed organizzata da radicaliperugia.org insieme al circolo "Ernesto Rossi" di Terni, l'associazione Liberaleidee e il Movimento nonviolento di Perugia coordinato dal compianto Nazareno Duili.

Capitini è stato un intellettuale assai scomodo. La forte carica innovatrice della sua visione e del suo impegno nonviolento e democratico, del suo liberalsocialismo, si è non solo misurata con l’ideologia fascista e il regime cui ha dato vita, ma è stata denegata e oscurata anche da una sinistra massimalista, giacobina e violenta.

Egli è stato inoltre un religioso scomodo perché anticlericale, fervente sostenitore di una religiosità laica e dunque aperta.

Con questo numero «Diritto e Libertà» ha inteso dare il proprio contributo, a che questa grandissima figura di intellettuale sia liberata dalla spessa coltre di oblio che l’ha avvolta e occultata, e possa essere conosciuta e studiata in Italia e nel mondo, al di là di ogni angustia retorica e celebrativa».

Qui di seguito troverai il sommario completo di queste intense 256 pagine.

In questi giorni stiamo provvedendo alla spedizione delle copie per gli abbonati e i lettori.«Diritto e Libertà» celebra quest’anno il decennale della sua intensa attività editoriale e per l’occasione pubblicherà il prossimo autunno un corposo numero, che ne ricorderà l’impegno svolto nell’arco di questo primo decennio del nuovo millennio. E lo farà con la consueta determinazione e con la passione che l’ha sempre connotata, per adempiere alla sua missione, fornendo cioè il proprio contributo alla difesa e alla promozione dello Stato di diritto, dei diritti umani e della legalità internazionale; per la creazione di quelle istituzioni sovranazionali che rendano possibile la realizzazione di una comunità umana libera, democratica e federale, secondo il sogno e la profetica visione della «pace perpetua» di Kant.

Sarà per noi possibile realizzare tutto questo, facendo unicamente affidamento sulle nostre energie e sulle tue, col contributo di tutti quelli che, come te, liberamente vogliano concorrere a questo nostro appassionante impegno.

Come tu ben sai, «Diritto e Libertà» non vive infatti di finanziamento pubblico, ma di una «nobile povertà» e dunque solo grazie al volontario sostegno di coloro che, di volta in volta, ne apprezzino tale vocazione, e la qualità di informazione e comunicazione.

Colgo quindi quest’occasione per chiedere anche a te di sottoscrivere un libero contributo o, se non l’avessi già fatto, di sottoscrivere l’abbonamento alla rivista, consentendoci di proseguire lungo questo nostro percorso con una accresciuta e rinnovata energia.

Ti ringrazio anticipatamente se vorrai sostenerci ancora una volta.

Un affettuoso saluto e un abbraccio,

Mariano.

Mariano Giustino

Direttore «Diritto e Libertà»

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DIRITTO&LIBERTÁ

Anno XI n° 18/2010

Sommario

ALDO CAPITINI

Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti

Presentazione – pag. 5

di Mariano Giustino



Editoriale – pag. 18

Nonviolenza e religione della libertà

di Angiolo Bandinelli

La forte carica di spiritualità religiosa di Capitini e la concezione

della «religione della libertà» di Croce. Due pensieri diversi,

ma non distanti, nell’intenzione di individuare percorsi atti

a contrastare l’avvento e il trionfo del fascismo. Viviamo in un

momento storico in cui i temi e i valori dell’esperienza religiosa

e quelli della olitica tornano a misurarsi e confrontarsi.

Ma dinanzi ad una politica che appare incapace di assicurare

convivenza civile e certezza del diritto, si ergono non, di certo,

i testimoni di una rinascita religiosa ma i detentori di un potere

che usurpa il nome dell’esperienza religiosa. La nonviolenza –

ammonisce Capitini – apre una prospettiva di sacro aperto

e considera l’orizzonte di tutti come superiore alla cerchia

dei credenti. Una nonviolenza aperta che non ha paura

di nessuna autorità.

La compresenza capitiniana, dall’attualismo gentiliano all’empatia – pag. 23

di Francesco Pullia

Per Gentile la singolarità si risolve in un Soggetto trascendentale

assoluto. Il filosofo perugino invece valorizza al massimo ogni

individualità attraverso l’«aggiunta», cioè l’apporto di ciascuno alla

creazione di una realtà aperta e partecipata, multiforme, in cui vi sia

la consapevolezza del nesso di interdipendenza vigente in natura.

L’orizzonte di un mondo nuovo – Atti del Convegno

«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 28

In nome della compresenza – pag. 30

di Marco Pannella

Il leader radicale, nella sua introduzione agli atti del convegno

di Perugia, rammenta come lo spirito della prima marcia della

pace del 1961 si sia smarrito nel segno della burocratizzazione

di un’idea e di una speranza. Come sia stata vanificata la carica

eversiva della proposta nonviolenta di Capitini da una sinistra

di stato e parastato, perché radicata in un pensiero democratico,

liberale, socialista. Sottolinea che il progetto omnicratico del

filosofo umbro, di chiamata in causa di ogni singolarità, anche

quella degli scomparsi, con l’importanza delle sue implicazioni,

è stato ignorato e ridotto a banalizzazione oleografica.

Ma l’obbligo morale alla resistenza, cui si sono da sempre

sottoposti i radicali, ha consentito di esperire «aggiunte

capitiniane» lungo un gandhiano percorso, fatto di piccoli

passi, in cui il fine è prefigurato dai mezzi.

La figura di Aldo Capitini al di là della retorica – pag. 35

di Francesco Pullia

Una concezione di società aperta, quella di Capitini, differente

da quella di Popper. Al «Tu-Tutto» egli sostituisce il «Tu-Tutti», cioè

un’esperienza di intensa socialità; con la sua idea di «omnicrazia

compresente», di una realtà dunque a cui ognuno è chiamato

a concorrere, anche i malati, gli impossibilitati, gli «improduttivi»

e gli assenti, ossia i trapassati. E che si estende a tutti gli esseri

senzienti. Con l’ideale di una realtà in cui nulla sia soltanto

mezzo ma tutto sia soggetto e oggetto di amore. È sua anche

l’anticipatrice visione della necessità del superamento della

sovranità nazionale, e la convinzione che la nonviolenza sia

l’unica alternativa praticabile in un momento in cui ricompaiono

autoritarismi, fondamentalismi e razzismo.

La preparazione di un grandissimo evento – pag. 40

di Franco Bozzi

Lo storico attinge ai ricordi personali per rammentare la faticosa

preparazione della marcia della pace del 1961, che vide

un grande concorso di intellettuali famosi, autorità politiche

e persone semplici. E racconta come l’idea e il nome stesso

del liberalsocialismo, teorizzato in seguito da Calogero, sia nato

nel corso di una passeggiata a Monte Morcino, in cui c’erano

Capitini e Walter Binni, e in un momento in cui lo stesso Capitini

non conosceva Carlo Rosselli. Un’unione di termini ritenuti

inconciliabili per realizzare libertà politica e giustizia sociale.

La vera scoperta del filosofo umbro – pag. 46

di Nazareno Duili

L’intuizione che il progresso non si arresta mai; alla scoperta

della compresenza dinamica, che rappresenta ciò che

progredisce. L’uomo, gli animali e la natura producono

valori che fanno avanzare il progresso. L’elemento costitutivo

successivo è la realtà «liberata», e alla fine della strada

si arriverà a quella «beata».

La carica democratica della nonviolenza – Atti del Convegno

«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» pag. 50

La scelta della nonviolenza nel mondo della guerra fredda – pag. 52

di Alarico Mariani Marini

Uno dei fondatori del Partito radicale in Umbria, autore

assieme a Eligio Resta di un libro sulla Marcia della Pace

Perugia-Assisi del ’61, racconta in questo suo intervento di

essere stato chiamato da Capitini nel comitato organizzatore,

in rappresentanza del Partito radicale. Contro ogni aspettativa

la marcia ebbe un grande successo. E venne letta la mozione

per la pace e la fratellanza dei popoli nel silenzio di migliaia

di persone. Mariani Marini si sofferma sulle iniziative

antimilitariste di quegli anni e sulle esperienze carcerarie degli

antimilitaristi, trattati come disertori. Ma il ricordo del filosofo

perugino è lentamente sfumato e lo spirito di quella prima

marcia si è smarrito negli anni seguenti – egli denuncia.

Ci ricorda infine che Capitini è stato uno dei grandi pensatori

e scrittori umbri del Novecento e che ha dato un grandissimo

contributo alla crescita morale del nostro Paese.



Da Capitini a Sharp: noncollaborazione, liberalismo e democrazia – pag. 57

di Andrea Maori

L’autore fa riferimento a un testo fondamentale di Capitini del

1967 («Le tecniche della nonviolenza») sull’uso politico della

nonviolenza ed in particolar modo sulla noncollaborazione nei

riguardi di altre persone o nei riguardi di un’autorità, di

un’istituzione, di una legge, nel qual caso diviene disobbedienza

civile, attraverso gli strumenti del dialogo, della persuasione

e della corretta informazione. L’obiezione di coscienza fa

riferimento al diritto alla libertà religiosa e di pensiero.

In Europa i paesi del Nord con i movimenti evangelici più

radicali, a partire dal XVI secolo, sono stati i primi ad emanare

decreti di esenzione dal servizio militare per quei gruppi.

Il processo di secolarizzazione, soprattutto dal XVIII secolo, portò

alla nascita di motivazioni non più strettamente religiose, ma

anche etiche, umanitarie e pacifiste. E, a cavallo tra il XIX e il XX

secolo, si ebbero i primi riconoscimenti nelle democrazie

scandinave e in alcuni Stati federali degli USA. Il trauma della

prima guerra mondiale darà impulso al riconoscimento di questo

diritto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. E, con quello della

seconda guerra mondiale, anche la Chiesa lotterà per la tutela

di esso. Non manca un accenno alla dottrina del liberale John

Rawls, che parla espressamente di diritto alla disobbedienza civile

come atto funzionale ad un processo di riforma delle istituzioni

e alle tecniche usate nei regimi dell’ex mondo comunista per

promuovere istituzioni democratiche. Infine, un cenno al

principio gandhiano del Satyagraha diffuso da Gene Sharp

e alla noncollaborazione attraverso gli strumenti del boicottaggio,

degli scioperi e delle occupazioni nonviolente per ottenere una

rivoluzione liberale e democratica.

Il variegato scenario del movimento per la Pace – pag. 63

di Gianfranco Spadaccia

È tempo che la cultura italiana si riappropri del pensiero

di Capitini. Ed è tempo di riaffermare una trascendenza

orizzontale che nasce da una compresenza di valori che nella

storia si sono costruiti e che si devono riattualizzare. L’autore

ricorda l’incontro con Capitini situandolo nel contesto storico

della situazione politica di allora. Vi erano pacifisti sostenitori

della politica sovietica e i radicali che si riconoscevano

nell’alleanza della NATO assieme ai democratici, ai liberali,

ai socialdemocratici e a coloro che non erano confluiti nel

frontismo. Nel 1955 vi era stata la fondazione del Partito

radicale e si era successivamente costituita la corrente di sinistra

radicale, che intendeva rimettere in discussione il rapporto tra

sinistra democratica e sinistra comunista. Poi egli fa cenno al

movimento internazionale che nacque sull’onda della paura

di un conflitto atomico, il quale partì dall’Inghilterra e si

diffuse in America, e da cui nacquero i successivi movimenti

di obiezione di coscienza alla guerra nel Vietnam. Per Capitini

quello era il momento di riaprire il discorso sul disarmo

e la nonviolenza. E nacque la Consulta della Pace.

I radicali sostennero che per avere la pace era necessario

creare le condizioni strutturali della pace: non perseguire

un impossibile disarmo atomico, ma il disarmo convenzionale,

l’antimilitarismo. E oggi i problemi della pace minacciata dal

fondamentalismo devono essere affrontati col coinvolgimento

di Stati come la Turchia e Israele, e con la promozione e la

diffusione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo

arabo e africano.

La filosofia del dialogo e della partecipazione – Atti del Convegno

«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 70



Un messaggio di straordinaria modernità – pag. 72

di Bruno Mellano

Il presidente di Radicali italiani pone l’accento sull’attualità politica

del messaggio di Capitini e sull’urgenza di portare all’attenzione

dell’opinione pubblica e degli altri soggetti politici il valore della

nonviolenza gandhiana: l’unico, autentico strumento

«rivoluzionario», per molti aspetti ancora misconosciuto.



La formazione come impegno etico e professionale – pag. 75

di Adriana Croci

L’allieva di Capitini sottolinea un aspetto della complessità

capitiniana: quello educativo, la formazione delle persone. Si tratta

di rendere persuasi, attraverso il dialogo, che implica l’ascolto

dell’altro; educando alla nonviolenza. Il profeta è colui che crede

nella possibilità del cambiamento ad opera di tutti, nel processo

verso la «realtà liberata», come graduale riduzione dei limiti e dei

difetti codificati dalla cultura. «Nessuno si esaurisce nei propri limiti» –

diceva il maestro. Per ciascuno vi sono possibilità, se ognuno viene

assunto come valore e con lui si lavora verso la realtà liberata.

Un pensiero che vale oggi per tutto il mondo – pag. 80

di Serena Innamorati

La studiosa ritiene che il pensiero di Capitini, il quale ha introdotto

in Italia la grande riflessione di Gandhi, rappresenti la nuova

frontiera su cui attestarsi, se si vuole perseguire una politica alta,

di cambiamento. E ci ricorda come la presenza di Capitini, in

Umbria, abbia formato una classe dirigente; e come sia fortemente

radicata nella storia di questa regione e in quella di Perugia.

L’idea base per una società aperta – pag. 83

di Franco Bozzi

Il relatore fa cenno alla concezione di società aperta di Capitini,

diversa da quella di Popper e Bergson. Essa include l’idea base di

partecipazione: un’idea che si è concretizzata nelle fasi aurorali

delle rivoluzioni. Un senso della partecipazione che occorre

mantenere vivo e operante.

Partecipazione e movimento dal basso – pag. 85

di Alarico Mariani Marini

Il distacco dalla gente impedisce alla politica di conoscere la realtà

e di governarla. Partecipazione e movimento dal basso (quello di

cui parlava Capitini) assumono una importanza decisiva. E occorre

anche – sottolinea il giurista nella sua relazione – che trovino

attuazione i princìpi costituzionali e i diritti fondamentali fondati

su quei valori di libertà che ispirano il pensiero del filosofo perugino.

Nonviolenza e iniziativa referendaria – pag. 87

di Tommaso Ciacca

L’autore racconta come la sua conoscenza di Capitini sia stata

mediata dal Partito radicale e dai suoi esponenti, i quali hanno

utilizzato e utilizzano le tecniche della nonviolenza descritte nel

libro del 1967. E parla di diritti individuali offesi, soprattutto quelli

dei più deboli: i malati, i quali però, in molti casi, come è avvenuto

per Welby, Nuvoli e Coscioni, hanno compreso il messaggio e lo

strumento della nonviolenza per chiedere il rispetto dei diritti.

La filosofia del dialogo con Capitini e Guido Calogero – pag. 89

di Gianfranco Spadaccia

In «consentaneità» con Capitini, il giornalista ed ex parlamentare

accenna all’importanza della partecipazione e denuncia il

restringimento di tale diritto, dal momento che si cerca di

soffocare attraverso il quorum l’istituto del Referendum. Egli

ricorda Guido Calogero, alla cui filosofia del dialogo si sente

molto ancorato. E rammenta anche l’importanza che la figura

di San Francesco ha avuto per Capitini. È necessaria – sostiene

– una pubblicazione di tutte le opere del filosofo umbro, più

che mai attuali anche riguardo alla necessità del federalismo.



RUBRICHE



Dossier – pag. 94

L’Internazionale della Nonviolenza – pag. 95

a cura di Andrea Maori

Nel fondo archivistico del Ministero dell’Interno, presso

l’Archivio centrale dello Stato, è conservata una copia ciclostilata

dell’intervento di saluto di Aldo Capitini ai congressisti del 12°

Congresso della War Resisters’ International «Non-Violence and

Politics», che si svolse a Roma nel 1966. L’intervento – finora

inedito, e che si pubblica quindi per la prima volta in questo

numero di «Diritto e Libertà» –, ricco di spunti storici e filosofici

sulla nascita e lo sviluppo della nonviolenza in Italia e di

proposte operative per l’attività della WRI, ruotava intorno all’idea

di formare un’Internazionale della Nonviolenza all’interno

dell’organizzazione. A questo indirizzo politico, però non si

diede seguito nell’immediato, anche se l’obiettivo di Capitini era

quello di aggregare altre associazioni intorno alla WRI, purché si

impegnassero alla diffusione e alla pratica delle tecniche della

nonviolenza al fine di avere maggior prontezza di interventi.

AUTOBIOGRAFIA/Attraverso due terzi del secolo – pag. 102

Il 19 agosto 1968, quasi presentendo l’approssimarsi della fine

della sua esistenza, in una limpida sintesi il filosofo perugino

stende la sua autobiografia, un sommario bilancio della sua

esperienza esistenziale, di ciò che ha visto, scritto e fatto

«Attraverso due terzi del secolo». «Lo scritto – precisa a Calogero,

a cui l’affida per la pubblicazione – è necessariamente impostato

sull’io, un bilancio per aiutare qualcuno a farlo».

SCHEDA/Vita e opere di Aldo Capitini – pag. 116

Le tappe di un percorso ricchissimo e precorritore.



Le radici del nostro futuro – pag. 148



Aldo Capitini? Tutta colpa di una ragazza

anarchica che volle andare a Pisa... – pag. 149

di Valter Vecellio

Il giornalista ricorda un convegno tenutosi alla Scuola Normale

Superiore di Pisa, di cui Capitini era stato segretario economo

e dalla quale venne mandato via da Giovanni Gentile. E ricorda

che la nonviolenza capitiniana poneva l’accento sulla trasformazione

della società contro l’ingiustizia globale della storia; essendo

«non bellicosa ma non imbelle» e avendo come fine la «liberazione».

DOCUMENTO/Dal Carteggio tra Aldo Capitini

e Guido Calogero. Lettere (1936-1968) – pag. 155

SCHEDA/Calogero e Capitini: la nascita del liberalsocialismo – pag. 160

TESTIMONIANZE/Danilo Dolci – Guido Ceronetti – pag. 165

Dietro le sbarre – pag. 171

DOCUMENTO/Lettera dal carcere di Birmingham – pag. 172

Uno storico documento, che è una lucida e appassionata

affermazione del primato della lotta nonviolenta per la difesa

e la promozione dei diritti umani, civili e politici; della libertà

e della dignità dell’individuo. Dalla prigione di Birmingham,

in cui era ristretto, Martin Luther King indirizza ad alcuni «cari

colleghi nel sacerdozio», i vescovi Capenter, Durick, Hardin

e Harmon, il rabbino Grafman, i reverendi Murray, Ramage

e Stallings, una lunga lettera di risposta alle critiche che gli erano

state rivolte per le sue iniziative di lotta nonviolenta, definite

imprudenti e intempestive. Essa contiene la cronaca serrata

di quelle coraggiose azioni che lo videro protagonista e leader,

e che produssero negli anni Sessanta del secolo scorso la fine

delle leggi razziali e segregazioniste vigenti negli USA.

Una nuova alleanza con la natura – pag. 192

Adattarsi al mondo che cambia – pag. 193

di Antonio Zecca

Sono in corso cambiamenti senza precedenti come conseguenza

del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle risorse

energetiche fossili e di quelle minerarie, e della crescita

della popolazione umana. Sono necessarie decisioni razionali

e tempestive, se non vogliamo rimanere al buio e al freddo.

...

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Gustavo Reichenbach






accettato g.

28 giu (2 giorni fa)

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Andrea Maori


a Gustavo

mostra dettagli 16.25 (7 ore fa)

Ottimo!
Il giorno 28 giugno 2010 11.24, Gustavo Reichenbach <ormetal@unipg.it> ha scritto:
accettato g.
- Mostra testo citato - ----- Original Message ----- From: Andrea Maori To: Gustavo Reichenbach Sent: Wednesday, June 30, 2010 3:01 PM Subject: Re: "Diritto e Libertà" numero 18_2010_ALDO CAPITINI
Caro Gustavo,
grazie della tua risposta. Per quanto riguarda la rivista... dato che ne avrò diverse copie (da me pagate) te ne potrei rivendere allo stesso prezzo che la compro io, 10 euro. Come ben puoi immaginare, sono riviste sostanzialmente autofinanziate e quindi un piccolo sostegno è ben gradito. Il numero, non perchè ci ho messo le mani, ma è veramente interessante, ci sono anche una sessantina di foto, molte delle quali inedite. Più di 250 pagine!
Per quanto riguarda gli scontri di cui parli, non ho seguito per niente la vicenda, ma proprio niente: capita
Un abbraccio
Andrea

- Mostra testo citato -Il giorno 28 giugno 2010 04.12, Gustavo Reichenbach <ormetal@unipg.it> ha scritto:
- Mostra testo citato - Caro Andrea ho ricevuto il tuo mail e mi felicito che già all'alba sei in attività Su uno degli ultimi numeri di notizie radicali ho letto un commento sugli scontri fra ebrei del ghetto e alcuni filoarabi La cosa è triste e discutibile , ma ,per quel che mi riguarda , sconsigliere la rossana rossanda di andare a spasso per il ghetto di roma, ché sarebbe accolta con stranghe e bastoni dai pacifisti locali. gustavo non so se comprerò la rivista (avaraccio), ma mi piacerebbe avere copia del tuo articolo
- Mostra testo citato - ----- Original Message ----- From: Andrea Maori To: andreamaori@gmail.com Sent: Wednesday, June 30, 2010 7:52 AM Subject: "Diritto e Libertà" numero 18_2010_ALDO CAPITINI
- Mostra testo citato -«Diritto e Libertà» ha dedicato il suo 18° numero alla figura e all’opera di Aldo Capitini.

Le pagine della rivista intitolata: «Aldo Capitini. Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti» includono anche la pubblicazione, curata da Andrea Maori, degli Atti del Convegno svoltosi a Perugia a quarant’anni dalla scomparsa del filosofo umbro.

Capitini è stato un intellettuale assai scomodo. La forte carica innovatrice della sua visione e del suo impegno nonviolento e democratico, del suo liberalsocialismo, si è non solo misurata con l’ideologia fascista e il regime cui ha dato vita, ma è stata denegata e oscurata anche da una sinistra massimalista, giacobina e violenta.

Egli è stato inoltre un religioso scomodo perché anticlericale, fervente sostenitore di una religiosità laica e dunque aperta.

Con questo numero «Diritto e Libertà» ha inteso dare il proprio contributo, a che questa grandissima figura di intellettuale sia liberata dalla spessa coltre di oblio che l’ha avvolta e occultata, e possa essere conosciuta e studiata in Italia e nel mondo, al di là di ogni angustia retorica e celebrativa».

Qui di seguito troverai il sommario completo di queste intense 256 pagine.

In questi giorni stiamo provvedendo alla spedizione delle copie per gli abbonati e i lettori.

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Sarà per noi possibile realizzare tutto questo, facendo unicamente affidamento sulle nostre energie e sulle tue, col contributo di tutti quelli che, come te, liberamente vogliano concorrere a questo nostro appassionante impegno.

Come tu ben sai, «Diritto e Libertà» non vive infatti di finanziamento pubblico, ma di una «nobile povertà» e dunque solo grazie al volontario sostegno di coloro che, di volta in volta, ne apprezzino tale vocazione, e la qualità di informazione e comunicazione.

Colgo quindi quest’occasione per chiedere anche a te di sottoscrivere un libero contributo o, se non l’avessi già fatto, di sottoscrivere l’abbonamento alla rivista, consentendoci di proseguire lungo questo nostro percorso con una accresciuta e rinnovata energia.

Ti ringrazio anticipatamente se vorrai sostenerci ancora una volta.

Un affettuoso saluto e un abbraccio,

Mariano.

Mariano Giustino

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DIRITTO&LIBERTÁ

Anno XI n° 18/2010

Sommario

ALDO CAPITINI

Un nuovo tempo e un nuovo spazio nell’apertura alla realtà di tutti

Presentazione – pag. 5

di Mariano Giustino



Editoriale – pag. 18

Nonviolenza e religione della libertà

di Angiolo Bandinelli

La forte carica di spiritualità religiosa di Capitini e la concezione

della «religione della libertà» di Croce. Due pensieri diversi,

ma non distanti, nell’intenzione di individuare percorsi atti

a contrastare l’avvento e il trionfo del fascismo. Viviamo in un

momento storico in cui i temi e i valori dell’esperienza religiosa

e quelli della olitica tornano a misurarsi e confrontarsi.

Ma dinanzi ad una politica che appare incapace di assicurare

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i testimoni di una rinascita religiosa ma i detentori di un potere

che usurpa il nome dell’esperienza religiosa. La nonviolenza –

ammonisce Capitini – apre una prospettiva di sacro aperto

e considera l’orizzonte di tutti come superiore alla cerchia

dei credenti. Una nonviolenza aperta che non ha paura

di nessuna autorità.

La compresenza capitiniana, dall’attualismo gentiliano all’empatia – pag. 23

di Francesco Pullia

Per Gentile la singolarità si risolve in un Soggetto trascendentale

assoluto. Il filosofo perugino invece valorizza al massimo ogni

individualità attraverso l’«aggiunta», cioè l’apporto di ciascuno alla

creazione di una realtà aperta e partecipata, multiforme, in cui vi sia

la consapevolezza del nesso di interdipendenza vigente in natura.

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di Perugia, rammenta come lo spirito della prima marcia della

pace del 1961 si sia smarrito nel segno della burocratizzazione

di un’idea e di una speranza. Come sia stata vanificata la carica

eversiva della proposta nonviolenta di Capitini da una sinistra

di stato e parastato, perché radicata in un pensiero democratico,

liberale, socialista. Sottolinea che il progetto omnicratico del

filosofo umbro, di chiamata in causa di ogni singolarità, anche

quella degli scomparsi, con l’importanza delle sue implicazioni,

è stato ignorato e ridotto a banalizzazione oleografica.

Ma l’obbligo morale alla resistenza, cui si sono da sempre

sottoposti i radicali, ha consentito di esperire «aggiunte

capitiniane» lungo un gandhiano percorso, fatto di piccoli

passi, in cui il fine è prefigurato dai mezzi.

La figura di Aldo Capitini al di là della retorica – pag. 35

di Francesco Pullia

Una concezione di società aperta, quella di Capitini, differente

da quella di Popper. Al «Tu-Tutto» egli sostituisce il «Tu-Tutti», cioè

un’esperienza di intensa socialità; con la sua idea di «omnicrazia

compresente», di una realtà dunque a cui ognuno è chiamato

a concorrere, anche i malati, gli impossibilitati, gli «improduttivi»

e gli assenti, ossia i trapassati. E che si estende a tutti gli esseri

senzienti. Con l’ideale di una realtà in cui nulla sia soltanto

mezzo ma tutto sia soggetto e oggetto di amore. È sua anche

l’anticipatrice visione della necessità del superamento della

sovranità nazionale, e la convinzione che la nonviolenza sia

l’unica alternativa praticabile in un momento in cui ricompaiono

autoritarismi, fondamentalismi e razzismo.

La preparazione di un grandissimo evento – pag. 40

di Franco Bozzi

Lo storico attinge ai ricordi personali per rammentare la faticosa

preparazione della marcia della pace del 1961, che vide

un grande concorso di intellettuali famosi, autorità politiche

e persone semplici. E racconta come l’idea e il nome stesso

del liberalsocialismo, teorizzato in seguito da Calogero, sia nato

nel corso di una passeggiata a Monte Morcino, in cui c’erano

Capitini e Walter Binni, e in un momento in cui lo stesso Capitini

non conosceva Carlo Rosselli. Un’unione di termini ritenuti

inconciliabili per realizzare libertà politica e giustizia sociale.

La vera scoperta del filosofo umbro – pag. 46

di Nazareno Duili

L’intuizione che il progresso non si arresta mai; alla scoperta

della compresenza dinamica, che rappresenta ciò che

progredisce. L’uomo, gli animali e la natura producono

valori che fanno avanzare il progresso. L’elemento costitutivo

successivo è la realtà «liberata», e alla fine della strada

si arriverà a quella «beata».

La carica democratica della nonviolenza – Atti del Convegno

«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» pag. 50

La scelta della nonviolenza nel mondo della guerra fredda – pag. 52

di Alarico Mariani Marini

Uno dei fondatori del Partito radicale in Umbria, autore

assieme a Eligio Resta di un libro sulla Marcia della Pace

Perugia-Assisi del ’61, racconta in questo suo intervento di

essere stato chiamato da Capitini nel comitato organizzatore,

in rappresentanza del Partito radicale. Contro ogni aspettativa

la marcia ebbe un grande successo. E venne letta la mozione

per la pace e la fratellanza dei popoli nel silenzio di migliaia

di persone. Mariani Marini si sofferma sulle iniziative

antimilitariste di quegli anni e sulle esperienze carcerarie degli

antimilitaristi, trattati come disertori. Ma il ricordo del filosofo

perugino è lentamente sfumato e lo spirito di quella prima

marcia si è smarrito negli anni seguenti – egli denuncia.

Ci ricorda infine che Capitini è stato uno dei grandi pensatori

e scrittori umbri del Novecento e che ha dato un grandissimo

contributo alla crescita morale del nostro Paese.



Da Capitini a Sharp: noncollaborazione, liberalismo e democrazia – pag. 57

di Andrea Maori

L’autore fa riferimento a un testo fondamentale di Capitini del

1967 («Le tecniche della nonviolenza») sull’uso politico della

nonviolenza ed in particolar modo sulla noncollaborazione nei

riguardi di altre persone o nei riguardi di un’autorità, di

un’istituzione, di una legge, nel qual caso diviene disobbedienza

civile, attraverso gli strumenti del dialogo, della persuasione

e della corretta informazione. L’obiezione di coscienza fa

riferimento al diritto alla libertà religiosa e di pensiero.

In Europa i paesi del Nord con i movimenti evangelici più

radicali, a partire dal XVI secolo, sono stati i primi ad emanare

decreti di esenzione dal servizio militare per quei gruppi.

Il processo di secolarizzazione, soprattutto dal XVIII secolo, portò

alla nascita di motivazioni non più strettamente religiose, ma

anche etiche, umanitarie e pacifiste. E, a cavallo tra il XIX e il XX

secolo, si ebbero i primi riconoscimenti nelle democrazie

scandinave e in alcuni Stati federali degli USA. Il trauma della

prima guerra mondiale darà impulso al riconoscimento di questo

diritto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. E, con quello della

seconda guerra mondiale, anche la Chiesa lotterà per la tutela

di esso. Non manca un accenno alla dottrina del liberale John

Rawls, che parla espressamente di diritto alla disobbedienza civile

come atto funzionale ad un processo di riforma delle istituzioni

e alle tecniche usate nei regimi dell’ex mondo comunista per

promuovere istituzioni democratiche. Infine, un cenno al

principio gandhiano del Satyagraha diffuso da Gene Sharp

e alla noncollaborazione attraverso gli strumenti del boicottaggio,

degli scioperi e delle occupazioni nonviolente per ottenere una

rivoluzione liberale e democratica.

Il variegato scenario del movimento per la Pace – pag. 63

di Gianfranco Spadaccia

È tempo che la cultura italiana si riappropri del pensiero

di Capitini. Ed è tempo di riaffermare una trascendenza

orizzontale che nasce da una compresenza di valori che nella

storia si sono costruiti e che si devono riattualizzare. L’autore

ricorda l’incontro con Capitini situandolo nel contesto storico

della situazione politica di allora. Vi erano pacifisti sostenitori

della politica sovietica e i radicali che si riconoscevano

nell’alleanza della NATO assieme ai democratici, ai liberali,

ai socialdemocratici e a coloro che non erano confluiti nel

frontismo. Nel 1955 vi era stata la fondazione del Partito

radicale e si era successivamente costituita la corrente di sinistra

radicale, che intendeva rimettere in discussione il rapporto tra

sinistra democratica e sinistra comunista. Poi egli fa cenno al

movimento internazionale che nacque sull’onda della paura

di un conflitto atomico, il quale partì dall’Inghilterra e si

diffuse in America, e da cui nacquero i successivi movimenti

di obiezione di coscienza alla guerra nel Vietnam. Per Capitini

quello era il momento di riaprire il discorso sul disarmo

e la nonviolenza. E nacque la Consulta della Pace.

I radicali sostennero che per avere la pace era necessario

creare le condizioni strutturali della pace: non perseguire

un impossibile disarmo atomico, ma il disarmo convenzionale,

l’antimilitarismo. E oggi i problemi della pace minacciata dal

fondamentalismo devono essere affrontati col coinvolgimento

di Stati come la Turchia e Israele, e con la promozione e la

diffusione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo

arabo e africano.

La filosofia del dialogo e della partecipazione – Atti del Convegno

«A proposito di Capitini. Nonviolenza, l’alternativa praticabile» – pag. 70



Un messaggio di straordinaria modernità – pag. 72

di Bruno Mellano

Il presidente di Radicali italiani pone l’accento sull’attualità politica

del messaggio di Capitini e sull’urgenza di portare all’attenzione

dell’opinione pubblica e degli altri soggetti politici il valore della

nonviolenza gandhiana: l’unico, autentico strumento

«rivoluzionario», per molti aspetti ancora misconosciuto.



La formazione come impegno etico e professionale – pag. 75

di Adriana Croci

L’allieva di Capitini sottolinea un aspetto della complessità

capitiniana: quello educativo, la formazione delle persone. Si tratta

di rendere persuasi, attraverso il dialogo, che implica l’ascolto

dell’altro; educando alla nonviolenza. Il profeta è colui che crede

nella possibilità del cambiamento ad opera di tutti, nel processo

verso la «realtà liberata», come graduale riduzione dei limiti e dei

difetti codificati dalla cultura. «Nessuno si esaurisce nei propri limiti» –

diceva il maestro. Per ciascuno vi sono possibilità, se ognuno viene

assunto come valore e con lui si lavora verso la realtà liberata.

Un pensiero che vale oggi per tutto il mondo – pag. 80

di Serena Innamorati

La studiosa ritiene che il pensiero di Capitini, il quale ha introdotto

in Italia la grande riflessione di Gandhi, rappresenti la nuova

frontiera su cui attestarsi, se si vuole perseguire una politica alta,

di cambiamento. E ci ricorda come la presenza di Capitini, in

Umbria, abbia formato una classe dirigente; e come sia fortemente

radicata nella storia di questa regione e in quella di Perugia.

L’idea base per una società aperta – pag. 83

di Franco Bozzi

Il relatore fa cenno alla concezione di società aperta di Capitini,

diversa da quella di Popper e Bergson. Essa include l’idea base di

partecipazione: un’idea che si è concretizzata nelle fasi aurorali

delle rivoluzioni. Un senso della partecipazione che occorre

mantenere vivo e operante.

Partecipazione e movimento dal basso – pag. 85

di Alarico Mariani Marini

Il distacco dalla gente impedisce alla politica di conoscere la realtà

e di governarla. Partecipazione e movimento dal basso (quello di

cui parlava Capitini) assumono una importanza decisiva. E occorre

anche – sottolinea il giurista nella sua relazione – che trovino

attuazione i princìpi costituzionali e i diritti fondamentali fondati

su quei valori di libertà che ispirano il pensiero del filosofo perugino.

Nonviolenza e iniziativa referendaria – pag. 87

di Tommaso Ciacca

L’autore racconta come la sua conoscenza di Capitini sia stata

mediata dal Partito radicale e dai suoi esponenti, i quali hanno

utilizzato e utilizzano le tecniche della nonviolenza descritte nel

libro del 1967. E parla di diritti individuali offesi, soprattutto quelli

dei più deboli: i malati, i quali però, in molti casi, come è avvenuto

per Welby, Nuvoli e Coscioni, hanno compreso il messaggio e lo

strumento della nonviolenza per chiedere il rispetto dei diritti.

La filosofia del dialogo con Capitini e Guido Calogero – pag. 89

di Gianfranco Spadaccia

In «consentaneità» con Capitini, il giornalista ed ex parlamentare

accenna all’importanza della partecipazione e denuncia il

restringimento di tale diritto, dal momento che si cerca di

soffocare attraverso il quorum l’istituto del Referendum. Egli

ricorda Guido Calogero, alla cui filosofia del dialogo si sente

molto ancorato. E rammenta anche l’importanza che la figura

di San Francesco ha avuto per Capitini. È necessaria – sostiene

– una pubblicazione di tutte le opere del filosofo umbro, più

che mai attuali anche riguardo alla necessità del federalismo.



RUBRICHE



Dossier – pag. 94

L’Internazionale della Nonviolenza – pag. 95

a cura di Andrea Maori

Nel fondo archivistico del Ministero dell’Interno, presso

l’Archivio centrale dello Stato, è conservata una copia ciclostilata

dell’intervento di saluto di Aldo Capitini ai congressisti del 12°

Congresso della War Resisters’ International «Non-Violence and

Politics», che si svolse a Roma nel 1966. L’intervento – finora

inedito, e che si pubblica quindi per la prima volta in questo

numero di «Diritto e Libertà» –, ricco di spunti storici e filosofici

sulla nascita e lo sviluppo della nonviolenza in Italia e di

proposte operative per l’attività della WRI, ruotava intorno all’idea

di formare un’Internazionale della Nonviolenza all’interno

dell’organizzazione. A questo indirizzo politico, però non si

diede seguito nell’immediato, anche se l’obiettivo di Capitini era

quello di aggregare altre associazioni intorno alla WRI, purché si

impegnassero alla diffusione e alla pratica delle tecniche della

nonviolenza al fine di avere maggior prontezza di interventi.

AUTOBIOGRAFIA/Attraverso due terzi del secolo – pag. 102

Il 19 agosto 1968, quasi presentendo l’approssimarsi della fine

della sua esistenza, in una limpida sintesi il filosofo perugino

stende la sua autobiografia, un sommario bilancio della sua

esperienza esistenziale, di ciò che ha visto, scritto e fatto

«Attraverso due terzi del secolo». «Lo scritto – precisa a Calogero,

a cui l’affida per la pubblicazione – è necessariamente impostato

sull’io, un bilancio per aiutare qualcuno a farlo».

SCHEDA/Vita e opere di Aldo Capitini – pag. 116

Le tappe di un percorso ricchissimo e precorritore.



Le radici del nostro futuro – pag. 148



Aldo Capitini? Tutta colpa di una ragazza

anarchica che volle andare a Pisa... – pag. 149

di Valter Vecellio

Il giornalista ricorda un convegno tenutosi alla Scuola Normale

Superiore di Pisa, di cui Capitini era stato segretario economo

e dalla quale venne mandato via da Giovanni Gentile. E ricorda

che la nonviolenza capitiniana poneva l’accento sulla trasformazione

della società contro l’ingiustizia globale della storia; essendo

«non bellicosa ma non imbelle» e avendo come fine la «liberazione».

DOCUMENTO/Dal Carteggio tra Aldo Capitini

e Guido Calogero. Lettere (1936-1968) – pag. 155

SCHEDA/Calogero e Capitini: la nascita del liberalsocialismo – pag. 160

TESTIMONIANZE/Danilo Dolci – Guido Ceronetti – pag. 165

Dietro le sbarre – pag. 171

DOCUMENTO/Lettera dal carcere di Birmingham – pag. 172

Uno storico documento, che è una lucida e appassionata

affermazione del primato della lotta nonviolenta per la difesa

e la promozione dei diritti umani, civili e politici; della libertà

e della dignità dell’individuo. Dalla prigione di Birmingham,

in cui era ristretto, Martin Luther King indirizza ad alcuni «cari

colleghi nel sacerdozio», i vescovi Capenter, Durick, Hardin

e Harmon, il rabbino Grafman, i reverendi Murray, Ramage

e Stallings, una lunga lettera di risposta alle critiche che gli erano

state rivolte per le sue iniziative di lotta nonviolenta, definite

imprudenti e intempestive. Essa contiene la cronaca serrata

di quelle coraggiose azioni che lo videro protagonista e leader,

e che produssero negli anni Sessanta del secolo scorso la fine

delle leggi razziali e segregazioniste vigenti negli USA.

Una nuova alleanza con la natura – pag. 192

Adattarsi al mondo che cambia – pag. 193

di Antonio Zecca

Sono in corso cambiamenti senza precedenti come conseguenza

del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle risorse

energetiche fossili e di quelle minerarie, e della crescita

della popolazione umana. Sono necessarie decisioni razionali

e tempestive, se non vogliamo rimanere al buio e al freddo.

E dunque, secondo l’analisi del professore di «Chimica fisica

dell’atmosfera» dell’Università di Trento, occorrerà valutare ciò

che è fattibile e ciò che non lo è con lo strumento di Valutazione

del Bilancio Energetico e delle Emissioni (VBEE).

Green economy ed eco-ambiente futuro – pag. 198

di Alessandro Nasi

Finora il rapporto uomo-ambiente è stato un rapporto tra un

soggetto, l’uomo, e un oggetto, l’ambiente. La strada per una

crescita sostenibile, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente

muterà tale rapporto in una dimensione di parità; gli investimenti

in ricerca e innovazione si focalizzeranno sugli interventi necessari

per realizzare nei modelli produttivi una compiuta reciprocità tra

uomo e ambiente. In Italia fa difetto una reale politica energetica

nazionale coordinata con i piani regionali e manca un sostegno

adeguato alla ricerca, all’innovazione e alla formazione per lo

sviluppo di tecnologie avanzate.

I Giganti potrebbero tornare nel Salento – pag. 203

di Sergio D’Elia

Il segretario di Nessuno Tocchi Caino e l’esponente di Italia Nostra

Oreste Caroppo denunciano che in nome della tutela

dell’ambiente, del Protocollo di Kyoto e di una «energia pulita» si

perpetrano mostruosi scempi, da cui traggono profitto mafia e

politica connivente, quale quello che minaccia un luogo incantato

del Salento, ricco di miti, di storia e di bellezza.

Flash dall’Osservatorio globale – pag. 207



occidentali in mezzo al guado – pag. 208

di Andrea Cellino

L’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione europea

rappresenta un’ulteriore sfida nella costruzione di un’Europa

democratica. Ma, secondo l’analista – direttore del Dipartimento

politico e di pianificazione presso la Missione OSCE in Bosnia-

Erzegovina –, il percorso di integrazione è incerto e si rischia di

offrire incentivi troppo de




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