Lettera aperta ad Anna Mossuto, direttrice dell Corriere dell'Umbria
Circa tre settimane fa Marco Pannella da queste colonne, si rivolgeva agli umbri denunciando come “qui più che altrove si avverte drammaticamente carenza di democrazia”. Una carenza che ha radici profonde nei sessanta anni in cui un vero e proprio Regime rafforzatosi su clientele e consociativismo, ha potuto fare il buono e il cattivo tempo senza particolari preoccupazioni anche per la mancanza di una opposizione politica autenticamente liberale. Indirettamente anche lo stesso Alberto Stramaccioni, segretario provinciale del Pd, in un famoso libretto di cinque anni fa, confermò questa lettura della partitocrazia umbra, affermando che “i maggiori sostenitori di un presunto regime sono anche e soprattutto certi imprenditori, una parte fondamentale della classe dirigente non certo di sinistra, che non coltiva minimamente una politica di governo alternativo…”.
Come a dire che certi interessi non proprio imperniati su principi riformatori, al di fuori di un fisiologico confronto e scontro di una democrazia matura, sono gestiti molto meglio in Umbria dal perenne governo di una certa oligarchia.
Quanto è accaduto alla Provincia di Perugia, con l’inchiesta sugli appalti pilotati, è una chiara fotografia di come funzionano e hanno funzionato certi ingranaggi. Gli arresti dei ragazzi spoletini, benedetti dalla Presidente della Regione, come fossero degli irriducibili terroristi e la morte di Aldo Bianzino a poco più di ventiquatrro ore dal suo arresto nel carcere di Capanne hanno rappresentato bene quanto sia a rischio il diritto e il rispetto delle più fondamentali garanzie, non a Guantanamo, ma nella nostra provincia. Per quanto riguarda la città di Perugia ci sono tanti esempi in grado di farci comprendere il progressivo allontanamento di chi governa la città dai principi di partecipazione, di trasparenza, di rispetto della stessa legalità comunale e quindi in definitiva dal cittadino non suddito. Basta pensare al fatto che da oltre quindici anni è prevista la figura del difensore civico comunale che è rimasto un vero e proprio fantasma messo all'angolo ad assistere "dall' aldilà" alla gravissima vicenda T-Red, che ha messo in evidenza l'arroganza della giunta Locchi e l'inconsistenza della opposizione. Ma sui molti problemi della città come la viabilità, il buco di bilancio, la vivibilità dell'acropoli e delle periferie, l'assenza di proposta politica e l'autoreferenzialità della classe dirigente sono sotto gli occhi di tutti. Noi radicali siamo preoccupati per Perugia e per il suo futuro. In questi anni, pur non ricoprendo alcun incarico amministrativo, abbiamo provato a divenire difensori civici partendo "dal basso" nel solco di una storia capitiniana che la città sembra aver dimenticato. L'ultima nostra proposta, presentata grazie alle firme dei cittadini con lo strumento della petizione, è l'anagrafe pubblica degli eletti: ritrovare il rapporto tra eletto ed elettore rendendo pubblico come lavorano i consiglieri, nonchè le loro consulenze, le situazioni patrimoniali, gli incarichi. E' necessario ritrovare fiducia per una poltica altra e alta. I radicali a Perugia,stanno lavorando per un nuovo polo civico, verde, laico, aperto a tutti i cittadini che vogliono il cambiamento. Dobbiamo provare a resistere a questo stato di cose anche per dare valore ai rapporti positivi che in questi anni abbiamo creato con chi nel Pd e in altri partiti non solo del centro-sinistra, crede nella democrazia e nei principi di libertà. E' per questo che abbiamo lanciato la candidatura di Amato John De Paulis, libero professionista, che esprime bene la volontà di una proposta nuova, laica, civica, verde, radicale, nonviolenta.
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