Io medico, non denuncerò clandestini - Reazioni di solidarietà al caso della badante che rifiuta cure - dal Corriere dell'Umbria del 28 febbraio 2009, di Jacopo Zuccari
PERUGIA "Sono pronto a dire no a una legge che va contro la deontologia e contro il diritto alla salute". Tommaso Ciacca, medico anestesista in servizio nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Spoleto, non nasconde la sua preoccupazione di fronte al caso della badante clandestina, gravemente malata, che rifiuta di farsi curare. La donna, non in regola con il permesso di soggiorno, teme di finire agli arresti per effetto dell'emendamento al decreto sicurezza che obbliga i medici a denunciare i pazienti clandestini. Una vicenda seguita da vicino dai sindacati della Camere del Lavoro di Perugia, che oggi scenderanno in piazza davanti alla prefettura del capoluogo. Nel mondo dei camici bianchi, nelle coscienze di chi ha sottoscritto il giuramento di Ippocrate, il decreto sicurezza ha lasciato più di un turbamento. "Chi fa questa professione - sottolinea Ciacca - è chiamato a rispettare principi deontologici che travalicano la nazionalità, la provenienza, il colore della pelle e qualsiasi forma di differenziazione sociale. La salute è un bene che tutelato di fronte a tutti i malati, non può essere compromesso in nome della sicurezza." L'esperienza sul 'campo' nelle corsie del nosocomio spoletino, portano Ciacca a confrontarsi continuamente con pazienti stranieri. Soprattutto donne, che ricorrono all'assistenza del servizio sanitario dopo gravidanze indesiderate. "Istituendo l'obblgio di segnalare i clandestini all'autorità giudiziaria, il governo rischia seriamente di innescare meccanismi socialmente pericolosi, afferma il medico. La paura di finire arrestati per il reato di immigrazione clandestina indurrà le persone non in regola con il permesso di soggiorno a non affidarsi alle strutture sanitarie convenzionate. Comincerà a diffondersi l'idea di seguire trattamenti medici clandestini, in poche parole riprenderà vigore un fenomeno: l'aborto clandestino, di forte allarme sociale che mette a rischio la salute della donna." La Cgil medici ha lanciato un appello per marcare il dissenso nei confronti del provvedimento governativo. "Non denunceremo mai una peresona malata che ci chiede le cure" hanno protestato. Una posizione condivisa da Ciacca, membro dell'associazione Luca Coscioni. "Da parte mia dirò chiaramente che non intendo tener fede all'obbligo di denuncia. Non seguirò le indicazioni, perchè sono in ballo libertà e i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e ora pesantemente minacciate: penso al diritto alla salute ma non solo. Si tratta di dare una speranza e un futuro a persone che fuggono da Stati autoritari, dove si rischi ala vita e si vive in condizioni unmane di estrema sofferenza e disagio. Chi viene nel nostro Paese - prosegue Ciacca - cerca di costruirsi una vita dignitosa ed è antidemocratico e incostituzionale fare discriminazioni. Ancora più grave se questo viene fatto in un settore, quello dell'assistenza medica che mette in campo principi universali."
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