venerdì 5 dicembre 2008

Altri soldi alle scuole cattoliche, dopo lo psicodramma inscenato dalla Cei

Papa e soldiDa corriere.it 

La Chiesa cattolica si schiera contro il governo a causa della riduzione delle risorse per le scuole cattoliche.
I nuovi tagli agli istituti scolastici paritari, previsti dalla finanziaria del governo Berlusconi, aprono una «crisi» e presto «le federazioni delle scuole cattoliche si mobiliteranno in tutto il Paese» afferma monsignor Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio nazionale della Cei (la Conferenza episcopale italiana) per l'educazione.
Ma la minaccia non ha bisogno di essere messa in pratica. Nel giro di qualche ora infatti il sottosegretario all’Economia, Giuseppe Vegas tranquillizza i vescovi: «Possono stare tranquilli, possono dormire su quattro cuscini. C’è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario dei fondi per le scuole paritarie». Verranno quindi ripristinati i fondi per le scuole private. Con un emendamento del relatore al disegno di legge di bilancio vengono infatti stanziati 120 milioni di euro per il 2009 per porre rimedio, in parte, al taglio originario, che era di circa 130 milioni di euro.

IL GIALLO DELLA GESTIONE DEI FONDIRECUPERATI - Quando però tutto sembrava essere risolto, si apriva invece un altro caso politico. Due diversi emendamenti dei relatori al disegno di legge finanziaria e al bilancio approvati dalla commissione Bilancio del Senato stabiliscono che sì, sono in arrivo altri 120 milioni di euro per la scuola, ma senza distinzioni al momento dei destinatari. Sarà quindi il ministero dell'Istruzione, di concerto con il dicastero degli Affari regionali e dell'Economia, a valutare successivamente, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria, la quota da destinare agli istituti scolastici privati e quella da destinare a quelli pubblici. Il governo stabilirà quindi i criteri per la distribuzione delle risorse alle regioni. Occorre capire a questo punto se la formula trovata soddisferà la Cei o no.

SCUOLE A RISCHIO DEFAULT - Le critiche infatti della Conferenza episcopale italiana all'operato del governo erano state severe. In questa situazione di tagli alla scuola paritaria - aveva spiegato monsignor Stenco - «non si tratta di restituzione: a questo punto si è aperta una crisi molto più profonda e le federazioni delle scuole cattoliche presto si mobiliteranno in tutto il Paese». Secondo monsignor Stenco «qui si vuole la scuola statale e la scuola commerciale, lo stato e il mercato ma non il privato sociale che rappresentiamo noi e che fa la scuola non per interesse privato, ma per interessi pubblici». «Tra stato e mercato - si era chiesto l'alto prelato - perchè colpire proprio il privato sociale?». «Non è il taglio da 130 milioni di euro di adesso che fa scoppiare la scuola cattolica - aveva aggiunto monsignor Stenco -. Il punto è che sono dieci anni che il finanziamento si è inceppato. Può una scuola parrocchiale, ad esempio, permettersi ogni anno una passività di 20,25 mila euro? Dopo 10 anni che cosa è divenuta? 250 mila euro. E il contributo dello Stato - aveva concluso il direttore dell'ufficio Cei per l'educazione - serve a malapena a pagare gli stipendi».

TREMONTI - La Conferenza episcopale italiana rimproverava in particolare al ministro dell'Economia Giulio Tremonti di colpire di nuovo la scuola cattolica, come era gia avvenuto durante il suo incarico nel precedente governo Berlusconi. «Guarda caso nel 2008 ripete la stessa manovra del 2004: taglia per tre anni consecutivi 130 milioni di euro alla scuola cattolica. È un film già visto: si continua a colpire il sistema paritario», aveva affermato ancora monsignor Stenco. «Nel 2000 - aveva spiegato monsignor Stenco - la legge sulla parità scolastica ha previsto un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie, mentre la spesa per la scuola statale è di 50 miliardi. Il contributo, dell'1%, è quindi già irrisorio». «Nel 2004, - aveva proseguito il vescovo - per tre anni consecutivi Tremonti ha tagliato 154 milioni sui 530 di contributo totale, cioè il 33%. La scuola cattolica ha taciuto - aveva aggiunto monsignor Stenco - e li abbiamo recuperati anno per anno con emendamenti, con fatica e con ritardi. Ora, però, il ministro ripete la stessa manovra». «La Chiesa adesso - aveva concluso monsignor Stenco - deve tirare le sue conseguenze perchè senza contributi le scuole dell'infanzia non vanno avanti e di certo rischiano di chiudere».

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