L'editoriale di Avvenire, dal titolo Mollate la presa partigiani della morte, chiede all'Associazione Coscioni di fare un passo indietro, insinuando che le gravi decisioni di Giovanni Nuvoli sarebbero in realtà strumentalizzazioni e prese di posizioni politiche che nulla hanno a che vedere con la sua situazione.
Ovviamente Francesco Ognibene, quando scrive che I medici che di Giovanni sono abituati a leggere ogni battito di ciglia conoscono bene quel paziente difficile ma tenace parla senza sapere, ad esempio, che il primario di quell'ospedale si è sempre rifiutato di utilizzare la tavoletta trasparente che ha permesso a Giovanni, quando era letterarmente recluso nel reparto rianimazione, di comunicare con la moglie Maddalena, costringendolo ogni volta ad aprire e chiudere gli occhi per esprimere assenso o diniego alle sue domande.
Non sa infatti Ognibene, che per un malato di Sla nelle condizioni del Nuvoli, aprire e chiudere le palpebre rappresenta una tortura.
E così, nella più completa ignoranza dei fatti, Ognibene prosegue, Proprio ora che dal sintetizzatore vocale col quale Giovanni ha riacquistato almeno un briciolo di libertà di comunicare arriva l'eco inquietante di una volontà fiaccata dalla malattia è indispensabile sapersi muovere senza l'aria di chi ha già scritto il finale della storia, non sa infatti che quel sintetizzatore gli è stato fornito proprio per diretto interessamento dell'Associazione di Luca Coscioni e che le prime parole da lui espresse con questo strumento sono state le richieste di sospensione delle terapie.
Chinarsi sul letto dove un male inesorabile inchioda quell'uomo da anni, ascoltarne ogni parola - e quanto gli costa farsi intendere lui solo lo sa -, sforzarsi di capire quel che non dice, è una necessità che si impone a chiunque voglia interessarsi al suo caso senza la fretta di tirare le somme. Capire per aiutare davvero, se è aiutare che si vuole. Dovrebbero averlo per regola tutti quelli che si affaccendano attorno a Giovanni Nuvoli" scrive Ognibene, senza curarsi che in quel reparto, preti e vescovi si sono avvicendati solo quando, appresa la notizia della visita dell'euro-parlamentare Marco Cappato e di un medico anestesista, hanno temuto di essere scippati del predominio ecclesiastico sulla vita e sulla morte.
Come per Luca e Piergiorgio, ci apprestiamo ad ascoltare parole altezzose e accusatorie da parte di chi rappresenta, anche se solo editorialmente, la gerarchia vaticana, la stessa che al passaggio del feretro di Piergiorgio Welby chiuse le sue porte, sorda ai più elementari dettami della solidarietà e della pietà umana.
L’articolo termina parlando di speranza, la stessa che durante il referendum sulla legge 40 fu negata a migliaia di malati.
Ma questo, Ognibene lo sa bene.
Ecco il contenuto di una comunicazione via fax ricevuta dall'Associazione Coscioni dall'abitazione di Giovanni Nuvoli alle ore 11.38
RispondiEliminaLa sottoscritta Chiara Tarantino, infermiera dell'ADI in servizio presso la casa del sig. Giovanni Nuvoli, dichiara di aver letto attraverso il cartello la seguente dichiarazione del sig. Nuvoli:
"La malattia è un peso che sopporto e non c'è via d'uscita. La politica non c’entra niente. La mia decisione è quella che conta".
Il sig. Nuvoli ha voluto esprimere questa dichiarazione in seguito alla lettura dell'articolo dal titolo "Mollate la presa partigiani della morte" pubblicato sul giornale "L’Avvenire" del 19 maggio 2007 a pagina 2, alla presenza di una mia collega e di un’operatrice sociosanitaria.